Nuovi Randagi – Serena Cirillo: La scuola di danza

Il tempo sembrava si fosse fermato. È stata la prima sensazione che ho avvertito varcando la soglia finalmente calma, serena, riconciliata con quel mondo, un mondo intero che passava attraverso quella scuola e il mio maestro.

Erano passati vent’anni dall’ultima volta che avevo visto la mia scuola di danza, vent’anni in cui avevo cambiato casa, vita, ambiente, mondo. Ero uscita da quella porta con gli occhi gonfi di lacrime, scendendo per le scale di corsa, appena in tempo per nascondere al maestro la mia disperazione; ero troppo orgogliosa a vent’anni, volevo apparire soddisfatta della mia scelta, dimostrare che rinunciare alla carriera artistica non mi pesava. Invece allora fu una rimozione: impiegai molto tempo ad elaborare il lutto e per qualche anno rifiutai di assistere a qualunque spettacolo di balletto fino a quando, dietro insistenza della mia amica Alessandra, che diversamente da me aveva continuato e che finalmente ballava per la prima volta da solista, andai al suo spettacolo e piansi per tutto il tempo.

A poco a poco ricominciai ad avvicinarmi al mondo della danza fino a quando non decisi di varcare nuovamente la soglia della mia vecchia scuola, luogo di gioia e di dolore, speranza e delusione, passione e rigore. Man mano che salivo le scale mi arrivavano sempre più chiare le note familiari del pianoforte. Dal ritmo riuscivo a distinguere il tipo di esercizio che si stava eseguendo in sala e quale corso stava prendendo lezione: era sicuramente rond des jambes, quarto corso. Dal cortile si sentiva già l’odore, o meglio, si sentivano tutti gli odori della scuola: l’umido delle tavole consumate dai tanti salti e pirouettes che provavamo all’infinito, quello un po’ polveroso della moquette che rivestiva il pavimento di spogliatoio, corridoio e sala d’aspetto (il maestro ci teneva così tanto a quella moquette fuori moda perchè i piedi delle ballerine non si dovevano raffreddare); gli effluvi di profumo delle ragazze che uscivano dopo la doccia soddisfatte delle loro fatiche quotidiane; il fumo lontano di qualche sporadica sigaretta di genitori annoiati che aspettavano nel cortile.

Varcata la soglia mi hanno assalito una miriade di immagini: foto attaccate al muro del maestro con varie stelle del balletto, foto di scena dei numerosi allievi che avevano fatto carriera, foto con dedica e lettere di ringraziamento di ballerini famosi. Un caleidoscopio di immagini che rimandava amore per la danza attraverso quei sorrisi sognanti e soddisfatti. Ho rallentato.

Rischiavo di nuovo di essere sopraffatta dalla commozione a quarant’anni, con una nuova casa proprio lì vicino, una splendida bambina di quattro anni dotatissima per la danza e una bella carriera avviata, quella per cui avevo barattato la mia passione da ballerina. Ho deglutito facendomi forza; dovevo percorrere il corridoio e la sala d’attesa per giungere all’ufficio del maestro, diventato settantenne, che da quella piccola stanza sentenziava sul destino di ognuna di noi. Mi arrivavano dallo spogliatoio le voci delle ragazze, alcune concitate e preoccupate, altre allegre e spensierate, e dalla sala i comandi della maestra, imponente sebbene piccola di statura, che si rivolgeva con esortazioni o rimproveri alle aspiranti ballerine, spesso alzando la voce, e con tono distaccato al pianista, chiedendogli di aumentare o diminuire la velocità del brano che stava eseguendo.

Finalmente sono giunta a destinazione. La porta era aperta, ma ho bussato leggermente, fermandomi sulla soglia. Il maestro ha sollevato lo sguardo dai bozzetti che stava commentando con la costumista, ha sgranato gli occhi sorridendomi, poi subito si è alzato per venirmi incontro. Ci siamo abbracciati senza una parola e abbiamo pianto insieme col cuore traboccante di emozione.

Serena Cirillo

Serena Cirillo: già consulente per la comunicazione istituzionale al Consolato Americano di Napoli. Giornalista pubblicista, traduttrice, scrittrice, ghost writer. Laureata in lingue e letteratura, specializzata in didattica della lingua italiana agli stranieri. Esperta di letteratura, arte e spettacolo; scrive, anzi narra, di teatro, musica, arti figurative e soprattutto di balletto classico. Ha pubblicato racconti in antologie e ha in cantiere un romanzo ambientato nel mondo della danza. Scrive sulla pagina culturale del quotidiano Cityweek e della rivista Le Sociologie

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