Liuba

LIUBA, Video-Setting/Videoarte: Origini e Sperimentazioni.
Foto artista. Courtesy dell’artista

Biografia artista

Attiva dagli anni ’90, LIUBA – nome d’arte di Antonella Liuba Picini – è un’artista italiana che si esprime con la performance, la videoarte, realizza progetti site specific interattivi e partecipativi.

Installation view seconda sala espositiva della mostra Senza permesso e per amore
Foto di Francesca Occhi. Courtesy zanzara arte contemporanea

Affronta attraverso l’ironia e l’interattività, questioni sociali, filosofiche, geografie e antropologiche, comportamenti umani, esplorando il rapporto tra l’artista, il pubblico e lo spazio mediante l’uso del corpo. Nata a Milano nel 1964, negli anni ’80 si trasferisce a Bologna per frequentare il DAMS e l’Accademia di Belle Arti. Nel 1989 si laurea con lode in Semiotica dell’Arte con Umberto Eco e Omar Calabrese. Frequenta i corsi della Scuola Libera del Nudo e successivamente il corso di Pittura di Concetto Pozzati, presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Gli anni bolognesi sono cruciali per la sua formazione, sia per la vivacità della scena culturale e alternativa presente in città in quegli anni, sia per l’esperienza di ‘Via Irnerio 53′, uno spazio occupato catalizzatore di energie alternative, dove LIUBA condivide un grande studio con altri sette artisti. Dopo aver portato a termine il progetto ‘Polypolis’ per Bologna Capitale Europea della Cultura nel 2000 e averne presentato la video-installazione presso la Salara, nel 2001 si trasferisce a Milano, dove incontra Lino Baldini con cui comincia ad esporre nel 2003. Due anni più tardi, si trasferisce per lunghi periodi a New York dove lavora con la WeissPollack Gallery per alcuni anni, realizzando progetti performativi site specific e espone negli Stati Uniti, in Canada e a Londra. Dal 2013 si sposta a Berlino e si concentra su progetti partecipativi con i rifugiati, in collaborazione con il Kreuzberg Pavillon. Dal 2016 sceglie di tornare a vivere a Milano e Rimini, le sue due città. LIUBA è inoltre specializzata in semiotica dell’arte, teoria dell’immagine e grammatica visiva e conduce laboratori creativi incentrati sul benessere personale attraverso l’arte e la performance art. Ha una lunga esperienza nell’insegnamento della Storia dell’Arte a studenti di diverse fasce di età nelle scuole pubbliche italiane. Nel 2019, in età matura e dopo quasi 30 anni di carriera, LIUBA ha avuto un bambino, che considera un dono straordinario e la benedizione della sua vita.

LIUBA, Streap. Installation view Senza permesso e per amore.
Foto di Francesca Occhi. Courtesy zanzara arte contemporanea

LIUBA 

SENZA PERMESSO E PER AMORE

La mostra Senza permesso e per amore di LIUBA presenta una serie di opere realizzate dall’artista performer in circa vent’anni di attività. La mostra, insieme alla personale di Maurizio Camerani ‘Equilibrio-Energia’ in corso presso le Ex-Scuderie, è a cura di Giulia Giliberti e Sara Ricci ed è parte integrante della rassegna ‘Video-Setting / Videoarte: Origini e Sperimentazioni’, patrocinata da Regione Emilia-Romagna e Comune di Ferrara, realizzata con il contributo del Comune di Ferrara.

 

Fotografie, installazioni e video proiezioni si alternano nelle sale espositive della galleria di zanzara arte contemporanea, per un viaggio all’interno dell’universo emozionale di LIUBA che senza permesso e per amore ha indagato questioni centrali della nostra società contemporanea. Tra le opere in mostra troviamo gli Object Polyptic che ritraggono gli oggetti utilizzati dall’artista nel corso delle sue performance. Come in un polittico medievale, all’immagine fotografica principale di ciascun oggetto sono collegate fotografie più piccole in sequenza, simili alle icone di una predella, che ritraggono momenti salienti delle performance. Oltre ai ritratti fotografici, sono presenti una serie di opere video e gli oggetti originali, tra cui: Via d’Uscita Boxes utilizzati per la prima volta nel ‘96 a Bologna presso il Praga Caffè per la performance Via d’Uscita; gli occhiali de il Cieco di Gerico utilizzati in I Love to see the Armory, durante l’Armory show di New York nel 2006; la borsa e i guanti indossati per la performance Virus del 2004 a Bologna durante l’Opening di ArteFiera. A documentare le numerose performance, spesso ironiche e provocatorie, troviamo anche una selezione di 7 Streap. Il nome deriva dall’unione delle parole ‘stream’ e ‘strip’: ogni opera è una ‘striscia’ di formato, che contiene il ‘flusso’, bloccato in sei momenti, di una performance e di un video di LIUBA. Sei videostill rappresentano momenti salienti tratti dalle performance. Le ‘strisce’ nel loro insieme, formano una installazione in divenire, mobile e variabile. Tra queste, ritroviamo documentate le performance Virus, Via d’Uscita, I Love to see the Armory, oltre a The slowly project realizzata ad Art Basel (Basilea) nel 2004 e nel centro storico di Modena, quest’ultima visibile interamente tra i video in mostra, insieme a This is the best artwork, il più recente, realizzato nel corso dell’Opening della Biennale di Venezia nel 2019, all’ingresso del Padiglione Italia. Ampio spazio è dedicato al progetto The Finger and The Moon. Esposti due importanti lavori e un video a due canali che riprende i due differenti luoghi in cui la performance è stata realizzata. Partito nel 2006 con una ricerca sulle principali fedi religiose del mondo e i differenti modi di pregare, il progetto riguarda la spiritualità, il rispetto, la tolleranza, i gruppi umani e le differenze.  L’artista vestita con un abito speciale ‘multifaith’ appositamente concepito con la stilista Elisabetta Bianchetti, ha percorso i padiglioni della rassegna veneziana e Piazza San Pietro a Roma. L’azione ha suscitato reazioni di ogni tipo, dalla sorpresa alla contemplazione, dall’approvazione al boicottaggio.

LIUBA, The Finger and The Moon #5, Polyptic #1, 2013
Getto d’inchiostro su carta baritata su dibond con plexiglass e cornice, cm 175×106,5×3,6