Materia, mistero e realtà nella scrittura folgorante di Flannery O’ Connor, di Cristiana Buccarelli

‘’Se uno scrittore vale qualcosa’’, ha detto Flannery O’Connor, ‘’ciò che crea avrà la propria fonte in un reame assai più vasto di quello che la sua mente cosciente può abbracciare, e sarà sempre una sorpresa maggiore per lui di quanto non potrà mai esserlo per il suo lettore’’.

Secondo la grande scrittrice statunitense la narrativa e quindi lo scrivere delle storie riguarda tutto ciò che è umano, e noi siamo fatti di polvere, quindi se si disdegna di impolverarsi non si può realizzare sul serio una narrazione.

Ciò significa che ogni persona che scrive deve entrare liberamente dentro una storia e lasciarsi immergere nei chiaroscuri, nelle bellezze e nelle mostruosità umane: essere in questa posizione di libertà significa avere il coraggio di sporcarsi le mani, e questo avviene solo se si è capaci di porsi in ascolto della realtà di ciò che ci circonda.

A Flannery O’Connor era inoltre assolutamente chiaro che le emozioni non devono mai essere descritte ma suscitate. E così l’autrice, con la sua capacità di far percepire direttamente al lettore e con il suo realismo preciso, che verosimilmente subisce l’influenza di William Faulkner, ci trascina nell’America del Sud, nella Bible belt degli Stati Uniti, nella cosiddetta fascia della Bibbia, in cui soprattutto verso la metà del Novecento, la religione aveva un ruolo di primo piano. E in questo contesto l’autrice ci narra di personaggi colti in una loro realtà spesso inesorabile e brutale, a volte spinti da veri e propri automatismi; si tratta quasi sempre storie di decadenza, di case fatiscenti, di esseri umani deprivati, di paesaggi scarni e desolati. 

Per esempio nel bellissimo racconto La vita che salvi può essere la tua, all’interno della raccolta Il giorno del giudizio e altri racconti (Il sole 24 ore) si legge:

‘’Lo sguardo pallido e acuto del signor Shiflet aveva già passato in rivista tutto nel cortile – la pompa all’angolo della casa e il grosso fico sul quale tre o quattro galline si preparavano ad appollaiarsi per la notte – e si era spostato su un capanno dal quale spuntava la parte posteriore di un’automobile, quadrata e rugginosa. <<Le signore guidano?>> domandò, <<quella macchina non va da quindici anni >> rispose la vecchia, <<il giorno che mio marito è morto, ha smesso d’andare>>.

In questa storia Flannery O’Connor ci racconta una realtà nuda e cruda; il signor Shiftlet persuade una vecchia signora a sistemarlo nella sua stalla, a farlo dormire nella macchina che era stata di suo marito, a dargli in moglie la figlia ritardata, a dargli tutto ciò che ha e a  farli partire con la macchina che ha rimesso a posto per il viaggio di nozze… in realtà vuole esclusivamente impossessarsi della vecchia automobile e trova il modo di abbandonare la ragazza, ma il racconto non finisce qui.        

Un altro racconto della stessa raccolta che lascia, a mio avviso, un segno fortissimo è Incontro tardivo con il nemico, in cui ci sono i due personaggi del centenario generale Sash e di sua nipote Sally Poker Sash di sessantadue anni. Lui riesce a parlare solo di donne ed è una specie di essere umano mummificato dal tempo, lei è una donnetta noiosa e petulante, la quale aspetta solo di portare il vecchio agghindato per presenziare al suo diploma. Ma il giorno della festa, mentre il generale viene spinto in carrozzina da un nipote di Sally, verrà dimenticato sotto il sole da quest’ultimo per farsi una coca cola. In questa narrazione c’è tutto lo spirito sferzante e disincantato della O’ Connor nel descrivere alcuni aspetti della natura umana. 

’lui se ne infischiava totalmente del suo diploma ma non aveva mai dubitato che sarebbe vissuto fino ad allora. Era talmente abituato a vivere da non riuscire a concepire un’alternativa’’  

E infine: ‘’C’era un lungo dito di musica, nella testa del generale, e frugava in molti punti che erano parole, e vi lasciava cadere un po’ di luce, aiutandole a vivere. Le parole cominciarono ad avanzare verso di lui, e lui disse <<Che Dio vi fulmini, ve lo proibisco!>>’’   

C’è molto spesso nei racconti della O’Connor una realtà quasi agghiacciante ma sempre pervasa da un senso del mistero e di rivelazione di uno stato di grazia; infatti lei stessa ha sostenuto: ‘’Credo che uno scrittore serio descriva l’azione solo per svelare un mistero, naturalmente può darsi che lo riveli a sé stesso, oltre che al suo pubblico. E può anche darsi che non riesca a rivelarlo nemmeno a sé stesso, ma credo che non possa fare a meno di sentirne la presenza’’.

Infatti Flannery O’Connor aveva ben chiaro come i due elementi della materia e del mistero non siano per nulla in contrasto: è proprio attraverso il suo realismo puntuale che la scrittrice pervade le sue storie della dimensione del mistero e così chiede indirettamente ma maniera decisa una predisposizione nell’accogliere questo mistero, attraverso lo svelamento della parola. 

Cristiana Buccarelli  

Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli.  È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura ‘Nuove lettere’ presso l’Istituto italiano di cultura di Napoli. Conduce annualmente laboratori e stage di scrittura narrativa. Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere. Con Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020. Nel 2020 è stata pubblicata a sua cura la raccolta Sguardo parola e mito (IOD Edizioni). Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all’interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere e nel Festival Alchimie e linguaggi di donne 2022 a Narni. Con I falò nel bosco ha vinto per la narrativa la XVI edizione del Premio Nazionale e Internazionale Club della poesia 2024 della città di Cosenza. Nel 2023 ha pubblicato il romanzo Un tempo di mezzo secolo (IOD Edizioni).

Marguerite Yourcenar a Capri, di Cristiana Buccarelli

Nella mia ricerca costante di notizie sulla vita e sull’opera letteraria di Marguerite Yourcenar, ho avuto qualche tempo fa la fortuna di imbattermi nella preziosa ricostruzione di Dominique Gaborè-GuiselinAlla ricerca di Adriano – Marguerite Yourcenar in Italia e a Capri’ (Edizioni La Conchiglia 2014)che si riferisce in particolare alla permanenza della scrittrice per due anni a Capri tra il ’37 e il ’38, con la sua compagna di vita Grace Frick. Si tratta di un saggio in cui Gaboret-Guiselin richiama in maniera assai dettagliata le influenze italiane e capresi nell’opera letteraria della grande scrittrice. Il rapporto della Yourcenar con l’Italia è stato infatti intenso e continuo, dalla gioventù fino agli ultimi anni della sua vita e le influenze letterarie italiane sono evidenti in varie sue opere, non solo in ‘Memorie di Adriano’ per il quale sono noti i ripetuti ritorni dell’autrice a Tivoli a Villa Adriana, ma anche ne La moneta del sogno’ e in ‘Caprèe un’opera giovanile e forse poco conosciuta ispirata a Tiberio, e inoltre il romanzo ‘Il colpo di Grazia’ verrà scritto proprio in quei due anni di soggiorno a Capri.

<<Su di un’isola si ha la sensazione di trovarsi su uno spazio di frontiera, in bilico tra l’universo e il mondo umano>> dice l’a. e a parte le isole greche è in particolare Capri ad attrarla, la considera diversa, speciale, anche per essere stata la residenza imperiale dell’imperatore Tiberio. Vive sull’isola in una casa in affitto chiamata La Casarella; una piccola dimora situata alla fine di una impervia salita, lungo la strada che conduce poi alle rovine di Villa Iovis dell’imperatore Tiberio. Quindi si può immaginare quanto tempo possa aver trascorso tra quelle rovine ad ascoltare i racconti sulla storia di Tiberio, nutriti non solo dalla tradizione latina (come i testi di Svetonio) ma anche dall’immaginario popolare degli isolani. Il suo poema giovanile Caprèe, pubblicato per la prima volta sulla rivista francese ‘’Revue Bleue’’ nel ’29, quindi nove anni prima del soggiorno a Capri (dove però era già stata con il padre nei suoi viaggi giovanili), si apre con un confronto tra la conformazione particolare dell’isola e la scelta di solitudine volontaria dell’Imperatore.

’Sulla cima più alta del più remoto dei promontori / Prostrato dall’angoscia, il disgusto, il furore, le vittorie/ Avvoltoio imperiale, da lontano, alla ricerca del suo nido/ Tiberio ha voluto vivere là dove finisce la roccia/ In alto aprendosi il cielo, in basso allagandosi l’onda/ 

Durante i due anni sull’isola, esattamente tra il maggio e l’agosto del ’38, l’autrice ha invece la ferma intenzione di scrivere un romanzo, e realizza in tempi molto brevi alla Casarella, una prima stesura de Il colpo di Graziail quale tuttavia, come è noto, evoca un episodio di guerra civile in Curlandia tra il ’19 e il ’21 tra le forze armate tedesche e il regime bolscevico, con un dramma che si svolge tra tre personaggi, legati da vincoli di sangue, di amicizia e d’amore non corrisposto, ma non ci sono connessioni con personaggi o eventi italiani. Questo piccolo romanzo, che può considerarsi un capolavoro nel panorama della letteratura europea al pari di Opera al nero e di Memorie di Adriano, sarà concluso definitivamente in quella stessa estate a Sorrento, dove la scrittrice sarà costretta a spostarsi per qualche tempo per motivi di salute. 

C’è poi un altro lavoro narrativo giovanile della Yourcenar (di molto precedente alla sua permanenza a Capri), ed è La moneta del sogno;  quest’opera, forse troppo poco conosciuta, è totalmente ambientata in Italia, e a differenza delle sue più importanti opere successive in cui il proscenio è sempre di personaggi maschili, questi racconti sono tutti relativi a personaggi femminili: si tratta di un libro assolutamente politico, ambientato in epoca fascista e che rappresenta una sua critica molto forte a quello che sta avvenendo in Italia in quegli anni particolari con il trionfo di Mussolini.       

Ma viene da chiedersi e se lo chiede anche Gaboret- Guiselin che cosa spinga l’autrice a vivere due anni a Capri con la sua compagna Grace fra il ’37 e il ’38. Verosimilmente il fatto che l’isola, come scrive lo stesso Gaboret-Guiselin: <<in quegli anni era alla fine di un periodo che aveva registrato vani i tentativi del fascismo di normalizzare una ‘località’, che dagli inizi del Novecento, si era trasformata in una babele di culture, di lingue…ma anche in uno straordinario laboratorio politico culturale>>, anche se, aggiungerei, è molto probabile che Marguerite Yourcenar conducesse una vita appartata.

 <<Ho sempre amato le isole. Ho amato Egina e ho amato Capri che è assai meno turistica di quanto si pensi, quando la si vive in qualche angolo sperduto. Ogni isola è un microcosmo, un vero e proprio universo in miniatura>>, dice questa nostra grande scrittrice europea, a mio avviso una vera e propria stella polare nella letteratura dell’Occidente. 

Per ripercorrere in una forma assai originale il suo vissuto e la sua opera può essere interessante leggere anche un romanzo molto recente, mi riferisco a ‘Marguerite è stata qui’ di Eugenio Murrali (Neri Pozza 2023) che permette di entrare in punta dei piedi nel mondo di Marguerite.

Cristiana Buccarelli  

Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli.  È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura ‘Nuove lettere’ presso l’Istituto italiano di cultura di Napoli. Conduce annualmente laboratori e stage di scrittura narrativa. Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere. Con Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020. Nel 2020 è stata pubblicata a sua cura la raccolta Sguardo parola e mito (IOD Edizioni). Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all’interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere e nel Festival Alchimie e linguaggi di donne 2022 a Narni. Con I falò nel bosco ha vinto per la narrativa la XVI edizione del Premio Nazionale e Internazionale Club della poesia 2024 della città di Cosenza. Nel 2023 ha pubblicato il romanzo Un tempo di mezzo secolo (IOD Edizioni).

Fondare biblioteche: Marguerite Yourcenar da Memorie di Adriano

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici,

ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi,

mio malgrado, vedo venire.”

Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar,

curatrice Lidia Storoni Mazzolani (Einaudi)