“Pride, monogenitorialità e Chiara Maci”, di Loredana Cefalo (video)

“Stasera ho scoperto che le cernie nascono femmine. Poi a metà della loro vita diventano maschi. Sono furbe, le cernie. I maschi sono tutti vecchi e stanno con femmine più giovani, ma non possono stare insieme per sempre per ovvi motivi. Comodo essere una cernia.”

Il primo romanzo di Chiara Maci, “Quelle due” ci ricorda, in pieno Pride Month, una scomoda verità. 

Come ha detto lei stessa dal palco de Le Iene: “Molti credono che Adele non esiste”. Adele, la protagonista, è una madre single. Un fantasma che si aggira tra gli scaffali del supermercato, un’entità mitologica per chi vive ancora nel mondo incantato della famiglia tradizionale o “nucleare”.

Per decenni, il Vangelo sociale recitava: un uomo, una donna, un anello al dito, prole. 

Il kit base della felicità, approvato e sigillato. 

E il Pride, per fortuna, arriva ogni anno a fare da guastafeste, urlando che esistono mille modi per volersi bene e creare una famiglia.

Sul palco, in bella vista, monogenitorialità e l’omogenitorialità che affermano a gran voce: “Esistiamo anche noi. Le nostre famiglie sono reali, basate sull’amore e meritano lo stesso tipo di tutela delle altre”.

Il primo grande scoglio per un genitore single? Farsi riconoscere come “famiglia” e non come un “progetto fallito” o, peggio, un “atto di egoismo”. Perché, si sa, crescere un figlio da soli è una chiara violazione del regolamento non scritto del buon vicinato.

Ma quanti sono questi “egoisti”? 

Noi randagi curiosi siamo andati a ficcanasare tra i numeri.

Secondo l’ISTAT, dall’ultimo censimento disponibile del 2021, in Italia ci sono oltre 3,8 milioni di famiglie con un solo genitore. 

E chi guida questa armata? Le madri, ovviamente. Rappresentano il 77,6% del totale. Quasi 8 su 10, la cui condizione di genitore solo deriva principalmente da separazioni e divorzi. Seguono le vedovanze e, in misura crescente, la scelta di avere figli al di fuori del matrimonio.

La fascia d’età più rappresentata tra i genitori soli è quella tra i 45 e i 64 anni. Anche se si registra un numero considerevole e in costante crescita tra le fasce più giovani.

Si tratta di un fenomeno strutturale che richiede politiche di sostegno adeguate, volte a garantire il benessere dei genitori e, soprattutto, dei loro figli.

Ora, passiamo alla parte spassosa: i soldi. 

O meglio, la loro cronica assenza.

Save the Children, nel suo rapporto “Le Equilibriste”, ci dice che una madre sola con figli minori guadagna in media 26.822 euro all’anno. Un padre nella stessa situazione? 35.383 euro.

Una “piccola” differenza di quasi 9.000 euro. Le cause? Un mix letale di part-time involontari, carriere a singhiozzo per conciliare lavoro e vita e il solito, intramontabile, gender pay gap.

Ma il rischio povertà è solo l’antipasto. Il piatto forte delle difficoltà è un altro.

La vera beffa quotidiana è la caccia alla seconda firma. 

Benvenuti al sadico gioco a premi “Trova l’Ex!”, dove per iscrivere tuo figlio all’asilo, fargli la carta d’identità o mandarlo in gita, devi ottenere la firma di un fantasma o semplicemente un campione di ostruzionismo.

E poi c’è lui, il “carico mentale”.

“Non avevo idea di cosa volesse dire essere madre”

“Quando sei da sola, ogni cosa che fai hai paura di sbagliarla e sai che se succede qualcosa è sempre solo colpa tua”.

Le madri sole sono ad alto rischio di esaurimento psicofisico, essendo le uniche responsabili di tutti gli aspetti della vita dei figli. Dalla gestione della casa, i compiti, le visite mediche, fino alle decisioni educative, tutto viene gestito a ritmi sempre più invasivi e alle povere donne single con prole a carico, non solo non è data la possibilità di dividere i dolori con un  partner, ma non hanno nemmeno il tempo di assaporare le piccole gioie.

Ciliegina sulla torta, lo stigma sociale: quel coro greco di sguardi pietosi e giudizi non richiesti, laddove le domande scomode e inopportune non sono solo riservate al genitore, ma anche ai figli, che non sanno mai cosa rispondere. 

Ecco perché la battaglia per il riconoscimento della monogenitorialità è il cuore del Pride. 

Perché il Pride non è solo una parata arcobaleno. 

È una dichiarazione di guerra alla “normalità” imposta. 

È la lotta per il diritto sacrosanto di scegliere se, come e con chi costruire la propria vita. 

È chiedere allo Stato di fare il suo lavoro: proteggere tutte le famiglie, concentrandosi sul benessere dei bambini.

Perché l’amore, a differenza di un modulo per la questura, non ha bisogno di due firme per essere valido.

Loredana Cefalo*


* Mi chiamo Loredana Cefalo, classe 1975, vivo a Cagliari, ma sono Irpina di origine e per metà ho il sangue della Costiera Amalfitana. Adoro le colline, il profumo della pioggia, l’odore di castagne e camino, che mi porto dentro come parte del mio DNA.

Ho una grande curiosità per la tecnologia, infatti da cinque anni tengo una rubrica di chiacchiere a tema vario su Instagram, in cui intervisto persone che hanno voglia di raccontare la loro storia. 

Sono stata una professionista della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della produzione televisiva, settori in  cui ho un solido background. Mi sono laureata in Giurisprudenza e ho un Master in Pubbliche Relazioni.

Ho accumulato una lunga esperienza lavorando per aziende come Radio Capital, FOX International Channels, ANSA e Gruppo IP, ricoprendo ruoli significativi nel settore della comunicazione e dei media, fino a quando non ho scelto di fare la madre a tempo pieno dei miei tre figli Edoardo, Elisabetta e Margaret.

In un passato recente ho anche giocato a fare la  foodblogger e content creator, con un blog personale dedicato alla cucina, una delle mie grandi passioni, insieme all’arte pittorica e la musica rock.

L’amore per la scrittura, nato in adolescenza, mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, “Il mio spicchio di cielo” pubblicato il 16 gennaio 2025 da Bookabook Editore e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo è frutto di un momento di trasformazione e di crescita. La storia è presa da una esperienza reale vissuta indirettamente e ricollocata nel passato per fini narrativi e per gusto personale. Ho abitato in molti luoghi e visitato con passione l’Europa e le ambientazioni del romanzo sono frutto dell’amore che provo nei confronti delle città in cui è collocato.

Placido Di Stefano:”GAP. Grottesco Adolescenziale Periferico” (Neo Edizioni, 2025), di Loredana Cefalo

“GAP. Grottesco adolescenziale periferico” di Placido Di Stefano, pubblicato da Neo Edizioni, è un romanzo di formazione spietato che affronta le dinamiche dell’adolescenza nel contesto degradato della periferia milanese; una periferia che è luogo di esclusione sociale e culturale, dove i ragazzi crescono nella violenza e in uno stato di abbandono.

L’autore, Placido Di Stefano, lombardo con origini sicule, finalista con questo romanzo al “Premio Nazionale di Narrativa – Neo Edizioni 2024”, affronta tematiche sociali complesse quali la tossicodipendenza giovanile e la prostituzione adolescenziale, attraverso il racconto di una storia individuale segnata dalla solitudine e dalla disperazione.

Al centro della narrazione c’è Fedor, un sedicenne dalla psicologia tormentata, la cui fragilità è acuita dalla perdita della madre e dalla dipendenza da droghe sintetiche. L’amicizia con Leo e il Moro – quest’ultimo figura emblematica di una gioventù che cerca rifugio e forse riscatto nel cinema sperimentale e nella realizzazione di un cortometraggio – rappresenta l’unico barlume di umanità e di speranza.

Lo stile narrativo di Di Stefano, crudo e diretto ma anche lirico e introspettivo, è una delle gemme più innovative del romanzo: una scelta audace e volutamente “delirante” che rinuncia ai dialoghi tradizionali per immergere il lettore in un flusso continuo di pensieri, ricordi, flashback e descrizioni. Questa tecnica si rivela straordinariamente efficace, conferendo al testo una velocità e un ritmo serrato che ricordano lo scorrere incessante di contenuti su uno schermo di smartphone. È un’esperienza di lettura dinamica e avvolgente, che cattura l’immediatezza del sentire giovanile e fa esplodere platealmente il mondo interiore di Fedor con le sue ossessioni, le sue contraddizioni e il suo autolesionismo. 

Con lo scorrere delle pagine, attraversate anche da una vena romantica, il lettore resta sospeso tra situazioni sempre più crudeli e pericolose in attesa del colpo di scena, che arriva “in sordina”, tra le nebbie di Fentanyl e bong. Il finale aperto sembra un invito alla speranza e alla riflessione sull’importanza dell’istinto di sopravvivenza nonostante tutto. 

“GAP”, in linea con le scelte editoriali della Neo, è un’opera che osa, sperimenta e offre uno sguardo potente e stilisticamente innovativo sull’adolescenza, il lutto e la resiliente, seppur grottesca, ricerca di un senso al vivere in un mondo spaventoso. In estrema sintesi è un libro che vale la pena leggere e che noi Randagi ci sentiamo di consigliare.

Loredana Cefalo*

* Mi chiamo Loredana Cefalo, classe 1975, vivo a Cagliari, ma sono Irpina di origine e per metà ho il sangue della Costiera Amalfitana. Adoro le colline, il profumo della pioggia, l’odore di castagne e camino, che mi porto dentro come parte del mio DNA.

Ho una grande curiosità per la tecnologia, infatti da cinque anni tengo una rubrica di chiacchiere a tema vario su Instagram, in cui intervisto persone che hanno voglia di raccontare la loro storia. 

Sono stata una professionista della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della produzione televisiva, settori in  cui ho un solido background. Mi sono laureata in Giurisprudenza e ho un Master in Pubbliche Relazioni.

Ho accumulato una lunga esperienza lavorando per aziende come Radio Capital, FOX International Channels, ANSA e Gruppo IP, ricoprendo ruoli significativi nel settore della comunicazione e dei media, fino a quando non ho scelto di fare la madre a tempo pieno dei miei tre figli Edoardo, Elisabetta e Margaret.

In un passato recente ho anche giocato a fare la  foodblogger e content creator, con un blog personale dedicato alla cucina, una delle mie grandi passioni, insieme all’arte pittorica e la musica rock.

L’amore per la scrittura, nato in adolescenza, mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, “Il mio spicchio di cielo” pubblicato il 16 gennaio 2025 da Bookabook Editore e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo è frutto di un momento di trasformazione e di crescita. La storia è presa da una esperienza reale vissuta indirettamente e ricollocata nel passato per fini narrativi e per gusto personale. Ho abitato in molti luoghi e visitato con passione l’Europa e le ambientazioni del romanzo sono frutto dell’amore che provo nei confronti delle città in cui è collocato.

“Referendum, andiamo a votare!”, di Loredana Cefalo (video)

Cari amici randagi, oggi vi racconto una storia. 

Immaginate una bella mattinata a Procida, nel 1938. Il sole splende, il mare luccica… e cosa sognano le nostre fanciulle? 

Elsa Morante ce lo svela ne L’Isola di Arturo con una frase che è un pugno nello stomaco:

 “La loro sola speranza, era di diventare le spose d’un eroe: di servirlo, di stemmarsi del suo nome, di essere la sua proprietà indivisa, che tutti rispettano; e di avere un bel figlio da lui, somigliante al padre.”

Insomma, il sogno nel cassetto? Mettere l’anello al dito di un “eroe”, passare al “suo” nome e… diventare un oggetto. Sì, avete capito bene, una “proprietà indivisa”!

Per le donne di allora, l’orizzonte era il focolare domestico, la subordinazione e, magari, un bel marmocchio “somigliante al padre”. Tipo una versione ante-litteram delle “desperate housewives”, ma senza i benefit della lavastoviglie.

E poi, BAM! Arriva il 2 giugno 1946. 

Un giorno storico. Finalmente, le donne italiane vengono chiamate alle urne (in netto ritardo per l’Europa e ci ha staccati sui finali anche la Russia).

Niente più balli principeschi con scarpette di cristallo per accalappiare un marito col cavallo bianco. Stavolta, la posta in gioco era molto più alta: scegliere tra Monarchia e Repubblica! 

In quella occasione, le donne italiane si sono presentate al seggio non per trovare il principe azzurro, ma per dare il loro contributo. La Monarchia perde (addio sogni di principesse per tutti!) e un passo da gigante viene compiuto per la condizione femminile. 

Ma ancora c’era da galoppare!

Perché, nel dopoguerra, la vita delle donne era comunque una giungla. 

Pensate: erano ancora “subordinate al marito nel regime matrimoniale”, l’indipendenza economica era un miraggio lontano, e il divorzio? Ah, quello non esisteva proprio, nemmeno se il maritino si trasformava in un orco. E qui arriva il bello (sono ironica, l’avevate capito?): erano ancora in piedi gli “istituti giuridici del delitto d’onore e del matrimonio riparatore in caso di violenza sessuale”. Sì, avete letto benissimo.

Altro che favole! Se una donna osava tradire il marito, rischiava la pelle. E se veniva stuprata? Beh, la “soluzione migliore” era che lo stupratore accettasse di sposarla. Tipo “La bella e la bestia”, ma con un finale molto meno romantico e decisamente più inquietante.

Ma la storia, per fortuna, non è finita qui. Sono arrivati due “salvacondotti”: nel 1974 il referendum sul divorzio (finalmente libere di dire “addio”!) e nel 1981 la legalizzazione dell’aborto, che ha dato alle donne la libertà di decidere del proprio corpo. 

Capite ora perché andare a votare ai referendum è così importante? Non è per scegliere un partito o esprimere una preferenza. È per dire la nostra, per decidere cosa è giusto o sbagliato per noi e per la società in cui vogliamo vivere. 

Ogni singolo voto è una piccola battaglia vinta contro le vecchie “proprietà indivise” e le “scarpe di cristallo” della subordinazione!

E ora, passiamo al nuovo appuntamento con le urne: domenica 8 e lunedì 9 giugno! Due temi caldi: il lavoro (per rimettere a posto il pasticcio del Jobs Act) e la cittadinanza. 

Per farvela facile, ve le racconto come ho fatto con mia figlia, che ha quasi 5 anni.

  • SCHEDA VERDE (Il giocattolo ingusto): immaginate che vi tolgano il vostro giocattolo preferito e vi offrano delle caramelle. Ma voi rivolete il giocattolo! Se votate SI, potete riavere il vostro giocattolo. Se votate NO, vi beccate solo le caramelle. Chiaro, no?
  • SCHEDA ARANCIONE (Le caramelle illimitate): la legge vi dice quante caramelle potete avere se vi tolgono il giocattolo. Ma vi sembra giusto? E se il giocattolo era il vostro “super preferito”? Se vince il SI, non c’è limite alle caramelle che potete ottenere! Una cascata di dolcetti!
  • SCHEDA GRIGIA (Il motivo del gioco nuovo): vi danno un gioco nuovo, ma potete tenerlo solo per poco. Volete sapere il perché? Se la risposta è SI, allora votate SI. Se ve ne frega zero del motivo, votate NO. Facile come bere un bicchier d’acqua!
  • SCHEDA ROSSA (Il giocattolo malandrino): se prestate un giocattolo a un amico e lui si fa male perché se lo tira in testa, è giusto che sia anche colpa vostra? Se vi sembra di no, votate SÌ. Se invece vi sentite responsabili per tutti, votate NO.
  • SCHEDA GIALLA (L’isola che non c’è per tutti): questa è un po’ più complessa, ma ci arriviamo. 

Immaginate di voler andare a vivere nell’Isola che non c’è con Peter Pan e tutta la banda. Ci andate, ma prima di poter dire “ci abito!”, devono passare 10 anni. Vi sembra troppo? Col SI, i bimbi sperduti diventeranno cittadini italiani in 5 anni anziché 10. Meno attesa, più avventura!

Allora, capite l’importanza di fare un salto alle urne? Non lasciamo che altri decidano per noi il futuro delle nostre “scarpette di cristallo” o dei nostri “giocattoli preferiti”! 

Andiamo a votare!

Loredana Cefalo*


* Mi chiamo Loredana Cefalo, classe 1975, vivo a Cagliari, ma sono Irpina di origine e per metà ho il sangue della Costiera Amalfitana. Adoro le colline, il profumo della pioggia, l’odore di castagne e camino, che mi porto dentro come parte del mio DNA.

Ho una grande curiosità per la tecnologia, infatti da cinque anni tengo una rubrica di chiacchiere a tema vario su Instagram, in cui intervisto persone che hanno voglia di raccontare la loro storia. 

Sono stata una professionista della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della produzione televisiva, settori in  cui ho un solido background. Mi sono laureata in Giurisprudenza e ho un Master in Pubbliche Relazioni.

Ho accumulato una lunga esperienza lavorando per aziende come Radio Capital, FOX International Channels, ANSA e Gruppo IP, ricoprendo ruoli significativi nel settore della comunicazione e dei media, fino a quando non ho scelto di fare la madre a tempo pieno dei miei tre figli Edoardo, Elisabetta e Margaret.

In un passato recente ho anche giocato a fare la  foodblogger e content creator, con un blog personale dedicato alla cucina, una delle mie grandi passioni, insieme all’arte pittorica e la musica rock.

L’amore per la scrittura, nato in adolescenza, mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, “Il mio spicchio di cielo” pubblicato il 16 gennaio 2025 da Bookabook Editore e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo è frutto di un momento di trasformazione e di crescita. La storia è presa da una esperienza reale vissuta indirettamente e ricollocata nel passato per fini narrativi e per gusto personale. Ho abitato in molti luoghi e visitato con passione l’Europa e le ambientazioni del romanzo sono frutto dell’amore che provo nei confronti delle città in cui è collocato.

“Libri allo specchio”, una rubrica a cura di Loredana Cefalo: il mercato (video)

L’Italia e i libri: se leggete poco, forse, non è colpa vostra.

Cari amici lettori, preparatevi a una doccia fredda di numeri e una risata amara sul destino della lettura nel Bel Paese. Perché se pensavate che leggere fosse roba da tutti, i nostri due supereroi preferiti, l’ISTAT e l’AIE vi sveleranno la cruda verità: in Italia, leggere è quasi uno sport estremo per pochi audaci.

Nel 2022, appena il 39,3% degli italiani dai 6 anni in su ha dichiarato di aver sfogliato almeno un libro non per obbligo scolastico o professionale. 

E non pensiate che la parità di genere abbia vinto qui: le donne (71%) comprano libri molto più degli uomini (59%). 

Ma c’è il digitale che ci salva! Pia illusione: gli eBook sono arrivati al 30% e gli audiolibri al 15% (con una crescita che fa gridare al miracolo, un +7,1%!). Ma diciamocelo, ascoltare un libro è quasi come guardare la versione film del romanzo: non è proprio la stessa cosa, vero? 

Poi c’è il divario Nord-Sud: se nel Nord il 46,1% legge, al Sud scendiamo a un misero 27,9%.

Fa ridere, ma non troppo, anche il tempo di lettura medio: nel 2024 è crollato a 2 ore e 47 minuti a settimana, rispetto alle 3 ore e 16 del 2023. Praticamente abbiamo a stento il tempo di leggere il bugiardino di un medicinale.

E veniamo al mercato editoriale: dopo un timido recupero post-pandemia (un +1,1% a valore nel 2023, per un totale di 3,439 miliardi di euro – una cifra che fa gola a molti ma che si spalma su troppi), il 2024 ha deciso di riportarci con i piedi per terra.

Nei primi mesi del 2024, siamo a 2,4 milioni di copie in meno rispetto all’anno precedente.  Le librerie fisiche si riprendono un po’ (toccano il 53,7% delle vendite), mentre l’online (che ora è il 41,7%) rallenta. Insomma, abbiamo riscoperto il piacere di toccare la carta, ma solo per poi non comprare.

Ma noi “randagi curiosi” ci siamo chiesti perché leggiamo meno e l’editoria va a picco? 

Rassegnarci: siamo POVERI: con l’inflazione che morde e gli stipendi che non si muovono, il libro è diventato un “bene di lusso”. Spendere 20 euro per un romanzo quando si può avere un mese di Netflix? La scelta è facile, no?

Il grande nemico, però, non è il libro, ma lo smartphone! Social media, serie TV, videogiochi, gattini su YouTube… la nostra attenzione è frullata in mille pezzi. Chi ha il tempo di concentrarsi su 300 pagine quando un video di 15 secondi ti dà la dopamina immediata? Passiamo più tempo a scrollare che a leggere.

Anche chi ci governa ci rema contro la 18App è stata sostituita da due carte, quella della Cultura e quella del Merito che hanno ridotto il potere d’acquisto dei giovani. Praticamente, un incentivo a comprare meno libri. Per non parlare del taglio di 30 milioni di euro alle biblioteche. Beh, significa meno libri nuovi sugli scaffali pubblici e meno possibilità per chi non può comprare. 

E mentre i colossi editoriali stringono i denti, anche aiutati dai contributi diretti e indiretti percepiti per garantire il pluralismo dell’informazione, le case editrici medie e piccole sono in ginocchio. Le medie hanno perso il 9,3% e le micro il 2,5%. Praticamente, se non sei un mostro dell’editoria, la tua esistenza è un atto di coraggio (o follia).

I lettori potenziali sono confusi: vengono pubblicati troppi libri e si finisce sempre per comprare quello di cui “tutti parlano”.

E intanto la cultura della lettura va a farsi benedire: a scuola i ragazzi sono costretti a leggere, spesso senza scegliere nemmeno il titolo e così l’amore per i libri muore sul nascere. È più facile odiare qualcosa se te lo impongono, no?

In sintesi, la lettura in Italia è un campo di battaglia. Tra crisi economica, distrazioni digitali e politiche culturali discutibili, il libro si difende come può. Forse dovremmo iniziare a considerare il leggere un atto di ribellione. Voi che dite?

Loredana Cefalo*


* Mi chiamo Loredana Cefalo, classe 1975, vivo a Cagliari, ma sono Irpina di origine e per metà ho il sangue della Costiera Amalfitana. Adoro le colline, il profumo della pioggia, l’odore di castagne e camino, che mi porto dentro come parte del mio DNA.

Ho una grande curiosità per la tecnologia, infatti da cinque anni tengo una rubrica di chiacchiere a tema vario su Instagram, in cui intervisto persone che hanno voglia di raccontare la loro storia. 

Sono stata una professionista della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della produzione televisiva, settori in  cui ho un solido background. Mi sono laureata in Giurisprudenza e ho un Master in Pubbliche Relazioni.

Ho accumulato una lunga esperienza lavorando per aziende come Radio Capital, FOX International Channels, ANSA e Gruppo IP, ricoprendo ruoli significativi nel settore della comunicazione e dei media, fino a quando non ho scelto di fare la madre a tempo pieno dei miei tre figli Edoardo, Elisabetta e Margaret.

In un passato recente ho anche giocato a fare la  foodblogger e content creator, con un blog personale dedicato alla cucina, una delle mie grandi passioni, insieme all’arte pittorica e la musica rock.

L’amore per la scrittura, nato in adolescenza, mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, “Il mio spicchio di cielo” pubblicato il 16 gennaio 2025 da Bookabook Editore e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo è frutto di un momento di trasformazione e di crescita. La storia è presa da una esperienza reale vissuta indirettamente e ricollocata nel passato per fini narrativi e per gusto personale. Ho abitato in molti luoghi e visitato con passione l’Europa e le ambientazioni del romanzo sono frutto dell’amore che provo nei confronti delle città in cui è collocato.

“Libri allo specchio”, la nuova rubrica a cura di Loredana Cefalo: le recensioni (video)

La verità nascosta delle recensioni: chi decide davvero se un libro vende?

Dimenticate i critici letterari di una volta e l’idea che le recensioni siano “ben poca cosa”. Nel frenetico mercato del libro digitale, la realtà è molto più complessa e, diciamocelo, sorprendente. Sebbene la qualità delle recensioni su blog e social si sia spesso appiattita – finendo per essere quasi sempre positive, frutto di collaborazioni o persino pagamenti – il loro impatto sulle vendite è tutt’altro che trascurabile. Anzi, è misurabile e potentissimo.

L’Algoritmo è il nuovo oracolo.

Mentre alcuni si lamentano della deriva delle recensioni, noi “randagi curiosi” abbiamo scavato a fondo, guardando ai numeri che davvero contano. I portali di e-commerce e i social media non sono mossi da opinioni, ma da algoritmi. E in questo universo digitale, ogni commento, positivo o negativo, genera “hype” (clamore, fermento) intorno a un’opera editoriale.

EBookFairs parla chiaro e i dati sono sbalorditivi: su Amazon, una singola recensione positiva può far crescere le vendite del 62% nella settimana successiva! Un impatto enorme che pochi osano ammettere.

Ma la vera rivoluzione sta nelle recensioni negative. Incredibile ma vero: anche una critica severa può contribuire all’aumento delle vendite fino al 34%. Perché? Generano curiosità, quel “mistero” che spinge il lettore a volerci vedere chiaro, a farsi una propria idea. Un libro discusso è un libro che esiste e incuriosisce.

Non è BookTok ciò che pensate: i veri influencer sono altrove

Mentre le librerie online sono ancora piene di recensioni lunghissime e dettagliate, la vera battaglia si vince altrove. Sono i social media a fare da padroni, trasformando bookblogger improvvisati in veri e propri micro-influencer e influencer. Questi nuovi opinion leader riescono a orientare ben il 14% degli acquisti di libri!

Ma attenzione a non cadere nell’ultima illusione: l’idea che “se un libro finisce nel BookTok ha fatto bingo” è un mito da sfatare. Contro ogni aspettativa, il social di riferimento per gli acquisti di libri è ancora Instagram, seguito a ruota da Facebook e YouTube. TikTok? Solo in coda. Questo significa che la strategia per il lancio di un libro deve essere mirata e basata su dati reali, non su percezioni o mode passeggere.

Il Nostro Consiglio da “Randagi Curiosi”

Autori e autrici emergenti, case editrici che volete far brillare i vostri ultimi capolavori, il messaggio è chiaro: accaparratevi uno spazio nel calendario editoriale dei bookblogger di riferimento su Instagram, Facebook e YouTube.

E un piccolo segreto, un tocco di genio per generare quel “mistero” che vende: ogni tanto, fate inserire da qualche amico o collaboratore una bella monostella senza commento su Amazon! Potrebbe essere la scintilla che accende la curiosità e trasforma un libro sconosciuto in un bestseller.

La partita della visibilità si gioca qui, tra numeri, algoritmi e la sottile arte di generare interesse, anche quando il commento è solo una provocazione silenziosa.

Loredana Cefalo*


* Mi chiamo Loredana Cefalo, classe 1975, vivo a Cagliari, ma sono Irpina di origine e per metà ho il sangue della Costiera Amalfitana. Adoro le colline, il profumo della pioggia, l’odore di castagne e camino, che mi porto dentro come parte del mio DNA.

Ho una grande curiosità per la tecnologia, infatti da cinque anni tengo una rubrica di chiacchiere a tema vario su Instagram, in cui intervisto persone che hanno voglia di raccontare la loro storia. 

Sono stata una professionista della comunicazione, dell’organizzazione di eventi e della produzione televisiva, settori in  cui ho un solido background. Mi sono laureata in Giurisprudenza e ho un Master in Pubbliche Relazioni.

Ho accumulato una lunga esperienza lavorando per aziende come Radio Capital, FOX International Channels, ANSA e Gruppo IP, ricoprendo ruoli significativi nel settore della comunicazione e dei media, fino a quando non ho scelto di fare la madre a tempo pieno dei miei tre figli Edoardo, Elisabetta e Margaret.

In un passato recente ho anche giocato a fare la  foodblogger e content creator, con un blog personale dedicato alla cucina, una delle mie grandi passioni, insieme all’arte pittorica e la musica rock.

L’amore per la scrittura, nato in adolescenza, mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, “Il mio spicchio di cielo” pubblicato il 16 gennaio 2025 da Bookabook Editore e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo è frutto di un momento di trasformazione e di crescita. La storia è presa da una esperienza reale vissuta indirettamente e ricollocata nel passato per fini narrativi e per gusto personale. Ho abitato in molti luoghi e visitato con passione l’Europa e le ambientazioni del romanzo sono frutto dell’amore che provo nei confronti delle città in cui è collocato.