Intervista a Mara Mattavelli, di Lavinia Capogna

Mara Mattavelli, poetessa, il talento di cogliere il kairos

Mara Mattavelli, poetessa, ha già pubblicato due raccolte di poesie, “Parole in fiore” e “Le farfalle di Nabokov” che si distinguono per i loro notevoli accenti sensibili e toccanti: impressioni, stati d’animo, eventi che l’autrice esprime in versi liberi in una felice armonia tra musicalità e significato. Immagini che rimangono. Nella sua opera mai una parola di troppo, una nota stonata, una lezione di morale, una celebrazione di sé stessa o una cupa disperazione. Emerge invece con forza una lucidità che sa cogliere il momento perfetto, il kairos dei Greci, nella quotidianità.

Le poesie di Mara non si perdono nel cammino ma diventano un seme che matura e germoglia per lettrici e lettori, hanno un loro stile inconfondibile che le distingue nel mare magnum della poesia contemporanea e che per questo invito a scoprire.  

D) Vuoi raccontarci Mara come e quando è nata la tua ispirazione alla poesia?

R) La poesia è sempre stata un genere letterario che mi ha interessato, sin dai tempi della scuola superiore prima e poi all’Università dove ho potuto approfondire i testi dei più importanti poeti inglesi e francesi della storia. Sono stata attratta più dalla poesia rispetto alla prosa per la sua capacità di mettere il lettore in contatto diretto con il profondo dell’autore. Leggere poesia è per me un atto di pura empatia.

È nell’immediatezza del verso e in ciò che riesce a “svegliare” che ho trovato un legame speciale con il testo poetico. Ho sempre letto molta poesia ma la scrittura è venuta a me solo più tardi, in un momento particolare della mia vita in cui nacque l’urgenza di esprimermi per alleggerire il peso della quotidianità e sfuggire dall’appiattimento umano e culturale che mi circondava.

La mia chiamata alla poesia è stata dunque tardiva ma illuminante, sia per il mio percorso di essere umano in primis sia, successivamente, per quello di scrittrice. Ho iniziato a scrivere in versi liberi per poi passare a componimenti metrici con i quali le immagini hanno acquisito più forza grazie all’utilizzo degli accenti e del ritmo.

Sono ispirata dalla natura e dalle situazioni che vivo nel quotidiano. Le due dimensioni spesso si interfacciano dando luogo a poesie intimiste ma anche di invito a scardinare l’ordine costituito, una sorta di ribellione alle ingiustizie mediata dalla potenza delle parole a cui mi affido in ogni slancio di ispirazione.

D) Quali sono i poeti, del passato o del presente, che più ti accompagnano nel tuo percorso?

R) Sono moltissimi i poeti che amo leggere e tutti diversi tra loro per collocazione storica, per temi e stile poetico.

Amo i poeti romantici inglesi, Wordsworth in particolare, per la sua capacità di elevare la contemplazione della natura a una dimensione tale da risvegliare l’immaginazione del lettore rendendolo partecipe delle emozioni descritte. Pensando ai nostri grandi poeti posso ricordare Montale e Penna, per giungere ai più contemporanei Dario Bellezza, Patrizia Cavalli, Patrizia Valduga e Elio Pecora. Trovo poi grande vicinanza nel sentire nei versi di Antonia Pozzi, autrice di poesie così moderne e dirette anche oggi. La considero una delle più grandi poetesse italiane per i temi universali che propone e per la semplicità del linguaggio che la colloca fuori dal tempo e dallo spazio.

D) In un mondo dominato dalla tecnologia e con feroci guerre in corso, quale può essere il ruolo della poesia? Può la poesia recare conforto?

R) Per quanto riguarda l’imporsi dell’intelligenza artificiale credo che la poesia possa considerarsi al sicuro. L’intervento della tecnologia, a mio parere, non potrà mai sostituirsi a un genere letterario espressione dell’unicità di chi scrive. Il ruolo della poesia sta nel conservare la singolarità del suo messaggio che è poi espressione delle diversità dei suoi autori. 

In un momento così tragico di guerre e conflitti penso che si abbia ancora più bisogno di poesia come atto di resistenza e tentativo di salvezza. La poesia accende un faro sulle nefandezze della guerra e diventa denuncia ma ancora prima riflessione profonda sul senso della vita. La parola vive nella poesia e crea radici alle quali aggrapparsi per non essere risucchiati dalle brutture nemiche dell’umanità. Personalmente ho scritto dei versi in questi giorni così bui per dimostrare il mio sdegno a tanta insensatezza umana, per schierarmi dalla parte della non indifferenza che è morte ed ignavia.

D) Stai lavorando a dei nuovi progetti?

R) In questi mesi sto presentando il mio ultimo lavoro “Le farfalle di Nabokov” e continuo a scrivere accogliendo l’invito di chi vuole sapere di più delle mie poesie. A tal proposito vanno i miei ringraziamenti all’intervistatrice Lavinia Capogna, poeta e regista dotata di grande sensibilità e preparazione unica. 

Ti ringrazio molto. Buon lavoro! 

Lavinia Capogna*

Due poesie inedite di Mara Mattavelli:

I

Cresci dentro la vita e ti guardi

sempre fuori dal vetro che brilla,

manca il viso che presti ma torna

sempre quando ti fermi a pulire

le tue smorfie di cera sul piatto. 

Non ti torna l’abbozzo per strada,

sfugge al mondo l’impervio tuo stare.

II

Non chiedo il permesso

per adombrare

il sole alto da dietro

le tende aperte,

mi duole poco 

la luce sotto 

il coperchio.

Si fa più forte

nel segreto,

chi non ci crede

lascia agli altri

solo un abbaglio.

Mara Mattavelli: nata a Orzinuovi (BS) nel 1975, ha pubblicato la prima raccolta di poesie “Parole in fiore” nel 2022, a cura dell’editore bresciano Marco Serra Tarantola. Nella primavera del 2024 una piccola raccolta poetica, “Le farfalle di Nabokov”, è stata pubblicata sulla rivista svizzera Fluire, edizioni Alla Chiara Fonte, di Mauro Valsangiacomo, da cui è nata nel 2025 la seconda silloge, con lo stesso titolo, edita da Gattogrigio Editore. Alcune sue poesie sono state inserite nell’Antologia “Poeti del quotidiano prossimo all’infinito”, a cura di Franco Piol, edizioni Croce e nell’Antologia “Nuovi poeti degli anni ’20” a cura di Andrea Donna.

*Lavinia Capogna è una scrittrice, poeta e regista. È figlia del regista Sergio Capogna. Ha pubblicato finora sette libri: “Un navigante senza bussola e senza stelle” (poesie); “Pensieri cristallini” (poesie); “La nostalgia delle 6 del mattino” (poesie); “In questi giorni UFO volano sul New Jersey” (poesie), “Storie fatte di niente”, (racconti), che è stato tradotto e pubblicato anche in Francia con il titolo “Histoires pour rien” ; il romanzo “Il giovane senza nome” e il saggio “Pagine sparse – Studi letterari”.

Ha scritto circa 150 articoli su temi letterari e cinematografici e fatto traduzioni dal francese, inglese e tedesco. Ha studiato sceneggiatura con Ugo Pirro e scritto tre sceneggiature cinematografiche e realizzato come regista il film “La lampada di Wood” che ha partecipato al premio David di Donatello, il mediometraggio “Ciao, Francesca” e alcuni documentari. 

Collabora con le riviste letterarie online Insula Europea, Stultifera Navis e altri website. 

Da circa vent’anni ha una malattia che le ha procurato invalidità.

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