Libri ancora libri sempre libri. È per un libro che inizia la ricerca ossia Il periplo di Baldassarre.
Si tratta di un libro speciale, quello che contiene il “centesimo” nome. Il nome di chi? Di Dio. Da premettere che Baldassarre è un libraio, l’anno è il 1666, da molti a suo tempo indicato come l’anno della “bestia”, quello in cui dovrebbe verificarsi l’apocalisse e arrivare la fine del mondo. Sono molteplici le chiavi di lettura, tutto si riduce a un immenso libro, grande almeno quanto l’universo, tutto va letto e interpretato ma prima ancora scritto: se chi ha scritto per primo è dio stesso, bisogna dire che ha usato molti pseudonimi, almeno novantanove, mentre il centesimo ci sfugge, perciò “fuori l’autore!” Sarà quell’inconoscibile nome a salvare l’umanità dall’anno della bestia!

Questo è almeno quello che pensa Baldassarre allontanandosi dalla borgata di Gibelleto.
Qui sono approdati i crociati genovesi della sua famiglia e qui hanno prosperato senza mai far ritorno a Genova, neanche quando è ormai l’impero ottomano a possedere terre e uomini, schiavi o liberi. Nessuno ama Genova quanto i genovesi d’oriente! Non è per far ritorno a Genova che inizia il viaggio e Baldassarre non viaggia da solo. Con lui partono due nipoti, figli di sua sorella, il suo segretario e una donna! Di lei si è innamorato quando aveva undici anni e si aggirava leggiadra nella bottega di suo padre, il barbiere. Non è destinata a Baldassarre ma a un bruto che l’abbandona dopo le nozze e le impedisce così di avere una famiglia e una vita.
Tuttavia la ragazza è sveglia e pur di non restare prigioniera della famiglia del marito, che aspetta lo sposo fuggito chissà dove, decide di partire per la sua personale ricerca del coniuge, che sospetta, e spera, morto. Baldassarre non esita a portarsela con sé per deserti e per mari, incontro a mille avventure.
Viaggio anche metaforico alla ricerca di dio, della salvezza, dell’amore e della morte, o solo del destino che contiene tutto: un viaggio obbligato che tocca anche a chi non vuole partire. Ovvio che i due diventano amanti, ovvio che il marito non si trova.
Intanto il 1666 davvero sembra l’anno dell’anticristo, o dell’infedele, dipende dai punti di vista e dalle diverse fedi, che si somigliano tutte, nella paura dell’incognito, della catastrofe imminente.
Così le catastrofi non tardano a verificarsi. Molti incendi, a Istanbul come a Londra, dove nel panico della fuga tutti scappano da tutto e lottano ciecamente nelle mischie dove i nemici sono quelli diversi perché vestono panni diversi, parlano lingue diverse e pregano preghiere diverse.

Però parlano anche molte lingue, si aiutano, si blandiscono, si ricoprono di gentilezze e si avviluppano negli inganni. Di fuga in fuga baldassarre perde il suo seguito, a ogni imbarco per una meta diversa, dietro il “centesimo nome”, scompaiono i nipoti, il segretario e la sua donna con in grembo suo figlio. Un marito, fantomatico e malfidato, assassino e furfante, è pur sempre un marito, una moglie gli appartiene, è la legge. Baldassarre non si oppone. Un capitano folle lo trascina per tutti i mari fino a Genova.
Ecco la terra dei padri, dove tutti lo riconoscono perché è un Embriaco, appartenente a una delle più importanti famiglie genovesi, partito qualche secolo prima alla conquista della Terra Santa. Di questa famiglia e del suo nome resta una torre, ed è quanto basta. Il genovese veste finalmente i panni giusti e parla la lingua giusta, che non ha mai abbandonato. Un ricco commerciante lo ospita, lo salva, gli offre in sposa la figlia tredicenne.
Tutto perfetto ma Baldassarre non crede di aver trovato quello che cercava, il libro contenente il “centesimo nome” è finalmente nelle sue mani, ma la donna che ama è rimasta prigioniera e con lei il suo stesso figlio, perciò riparte. Dove lo porteranno le tempeste e il capitano pazzo?
A Londra, è lì che deve andare. In tempo per incontrare Bess, la locandiera (non quella di Goldoni) e per assistere da protagonista al grande incendio che distrugge la città con i suoi pub e i suoi teatri. Quanto è diversa questa locandiera dalla figlia del barbiere! Lei gli serve birra, lo abbraccia, gli parla e lo salva guidandolo verso il Tamigi da dove riprenderà il suo viaggio. Bess, libera, generosa e padrona di sé. L’onore prevale su tutto, sulle malattie, sulla paura stessa e anche sul “centesimo nome”.
Ogni volta che Baldassarre ( fortunosamente venuto in possesso del volume, che si trova nelle mani di persone che ne ignorano il contenuto e il valore) prova a leggerne le pagine per riferire il suo segreto, la cecità scende sui suoi occhi costringendolo a inventare ogni parola.
L’amore vince tutto, come si sa, l’unica cosa da fare è raggiungere e mettere finalmente in salvo la donna che ama e il bambino. Non è destino che il periplo finisca qui. La donna ritrovata in modo pericoloso e drammatico sceglie di restare con il marito e dichiara che non c’è mai stato un bambino: tutto inventato. Crederle? Pensare che menta per salvare il figlio in qualche modo in pericolo? Non è dato sapere.
Il periplo si chiude, Baldassarre torna a Genova da dove secoli prima la sua famiglia era partita, Gibelleto resterà, come Bess, uno splendido ricordo. Il Mediterraneo ha offerto le sue avventure, da est a ovest e da nord a sud. E viceversa. Come succede anche oggi, in mezzo alle guerre, alle politiche e alle religioni. Il 1666, l’anno della bestia, è finito. La storia di Baldassarre è nei diari di bordo della sua vita. E la chiave? Per lui come per noi : il “centesimo nome”.
Valeria Jacobacci

Valeria Jacobacci, scrittrice e pubblicista, è appassionata conoscitrice di storia partenopea e di biografie, spesso femminili, di donne che hanno caratterizzato i loro tempi. Si è interessata alla Rivoluzione Napoletana, al passaggio dal Regno borbonico all’Unità, al secolo “breve”, racchiuso fra due guerre. Ha pubblicato numerosi articoli, saggi e romanzi.

