Claudio Magris, germanista e scrittore nato a Trieste nel 1939, non ha certo bisogno di presentazioni. È stato definito il “cantore” della finis Austriae e della cultura mitteleuropea: basti pensare a opere come Lontano da dove o Danubio. Ha dedicato attenzione anche ad autori italiani di confine, come Biagio Marin e Italo Svevo, e più in generale alla crisi della letteratura contemporanea. Accanto ai saggi, è autore di narrativa: tra le opere più significative vi è Tempo curvo a Krems, che dà il titolo ad uno dei cinque racconti della raccolta pubblicata da Garzanti nel 2019.

In questi testi i protagonisti fanno i conti con un tempo che sembra fermarsi, ma che continua a scorrere inesorabile verso la foce del Danubio. Non il Mar Nero, come si direbbe seguendo la geografia, ma Krems: la cittadina della Wachau che, nel racconto, diventa simbolicamente l’Oceano, un cerchio che abbraccia il mondo. Le sue acque scorrono e, nello stesso istante, ritornano; le rive si specchiano l’una nell’altra. È l’immagine di un tempo che smette di espandersi in linea retta e si curva, trovando una suggestiva raffigurazione anche nella copertina del libro.
Che cos’è un’immagine, se non l’intrinsecamente statico in contrasto con lo scorrere eracliteo? I cerchi concentrici creati da un sasso gettato nell’acqua: un punto in cui passato e futuro si incontrano nell’eterno presente. E’ qui che letteratura e scienza si sfiorano. Può la letteratura illuminare concetti della fisica quantistica e, viceversa, la fisica aiutare la comprensione della letteratura? In queste pagine le immagini scientifiche si adagiano morbidamente sul racconto, trasfigurando la realtà in simbolo.
Il “cono di luce” di Penrose, per esempio, mostra che nulla può viaggiare più veloce della luce: alla base sta il passato, al vertice il futuro, all’interno un agitarsi di punti, di monadi che, incontrandosi, generano infinite possibilità. Stati finzionali (si chiamano così in fisica quantistica gli stati potenziali, tutto ciò che potrebbe essere) che, in letteratura e in filosofia, diventano lo spazio dell’anima: ciò che tutto contiene. L’indeterminismo quantistico, con le sue possibilità multiple, trova un’eco nell’invenzione letteraria, che crea universi possibili e li rende esperienza umana.
Il tema centrale del libro resta però la vecchiaia: un avanzare per indietreggiare, come scrive Magris: ci si inoltrava in un territorio sconosciuto per sottrarsi alla realtà che premeva da tutte le parti spigolosa ed invadente. Il mondo continuava ad affluire generoso verso di lui ma a poco a poco aveva sentito la necessità di arginarlo, di deviare se possibile quel fiume e di erigere qualche barricata contro la vita che avanzava. È il tempo in cui si erigono argini e si cercano ripari contro l’invadenza del mondo, mentre tutto continua a fluire intorno.
Tempo curvo a Krems è il racconto più complesso della raccolta: qui il tempo fisico si piega e diventa quasi metafisico, toccando le corde dell’interiorità.
Lo spunto narrativo nasce da un episodio casuale: durante una conferenza a Krems, una signora triestina ricorda al protagonista la compagna di liceo Nori, di cui egli era innamorato a diciassette anni. Quel nome riaccende memorie sopite, che sembrano tornare a vivere come presenti. Il fatto che Nori le avesse parlato di lui lo stupì alquanto, ma si lasciò viziare da quella fantasia come da una musica. Era una dilazionata rivincita. Qualche tempo dopo, un amico a Roma gli dice di aver incontrato Nori e di aver parlato con lei di lui. Incuriosito, l’uomo la chiama: ma mentre tenta di presentarsi, dall’altro capo del telefono riceve un saluto festoso, come se fossero amici di lunga data. Un evento banale diventa allora un cortocircuito spazio-temporale, in cui effetto e causa si confondono, e il presente sembra modificare retroattivamente il passato.

Magris gioca qui con le teorie della fisica e le trasforma in metafora esistenziale: può un passato che non è mai stato realmente vissuto essere creato da un evento successivo? Può il presente riscrivere ciò che è stato? Così, la legge newtoniana dell’azione e reazione e la relatività di Einstein diventano immagini narrative della memoria, del desiderio di eternità, della tensione tra apparire ed essere. Quella familiarità al telefono era dunque l’effetto di una conoscenza reciproca che per forza doveva esserci stata nel passato e quindi modificava quest’ultimo, risaliva nel tempo a creare, decenni addietro, qualcosa che allora non c’era stato. Può un passato che non è mai esistito essere modificato dalla casualità di un evento presente?
Potremmo continuare con l’esperimento di John Archibald Wheeler della doppia fenditura ed eseguito in laboratorio. L’ossservazione può influenzare retroattivamente il passato di un evento quantistico. La realtà non è fissata finché non viene misurata e l’osservatore gioca un ruolo attivo nella creazione della realtà. Da qui la sua famosa sintesi: “Nessun fenomeno è un fenomeno fino a quando non è un fenomeno osservato.”
In un esperimento classico decidiamo l’assetto prima che il fotone parta. Nel delayed choice (scelta ritardata), invece, il fisico decide dopo il passaggio del fotone durante il percorso.
Incredibilmente, l’esito sembra “adattarsi” alla scelta finale, come se la decisione presente influisse retroattivamente sul comportamento passato. Possiamo usare quanto affermato da Wheeler per lasciare una conclusione aperta al racconto di Magris?
La riflessione si allarga alla nostra epoca, segnata dal culto della giovinezza nella convinzione di poter sfuggire alla fugacità e transitorietà dell’esistenza. Magris, al contrario, offre una visione in cui il passato si allinea al presente, e la morte stessa diventa forma di eternità: Muori e divieni, così veramente sei, riecheggia la massima goethiana. Eterno dileguare, eterno essere, il fiore muore nel frutto, dunque è il frutto. Non solo gli esseri viventi, ma anche gli oggetti, gli elementi del paesaggio subiscono mutamenti temporali dilatandosi in un tempo infinito. Ma se non c’è più quel tempo, se non esiste, si può dire cos’era, com’era? Il non-essere non è. La Storia non si fa con i se e con i ma. Un semplice detto popolare che si applica alla Grande Storia e alla Storia personale di ogni uomo.
Tempo curvo a Krems rimane di raffinata filosofia per l’anima, ci invita a riflettere sul valore del passato, della memoria che diventano eterno presente: la leggera brezza estiva che entrava dalla finestra, vicina al telefono, era un vento degli spazi infiniti, in cui tutto è presente e simultaneo, il roteare di un pianeta e la luce di una stella che giunge da tanto lontano. Forse il Danubio nei pressi di Krems era l’Oceano. Per noi Krems diventa la metafora che abbraccia i passaggi della vita e medita sul crepuscolo dell’esistenza. E cos’è la vita eterna se non la limpida luce che splende negli occhi immortali di Nori, che non invecchia. Paradosso temporale poiché la trasformazione sul cono di luce all’infinito è possibile solo per corpi fisici senza massa. La familiarità tra i personaggi è descritta come un effetto della relatività ristretta di Einstein secondo cui si tratta di fenomeni che avvengono in assenza di gravità dove due eventi non possono essere ordinati nello spazio-tempo in modo assoluto, mentre il tempo curvo fa parte della relatività generale dove la gravità causata da massa e energia determina la curvatura dello spazio e quindi il tempo scorre in modo diverso a seconda della sua posizione gravitazionale. Allora l’amore, l’amore tra i personaggi è oggetto di un maleficio o di un paradosso temporale?
Un P.S. al commento
Quanti libri ci consentono un viaggio nel tempo, in quanti libri ritroviamo luoghi in cui abbiamo vissuto, esperienze simili del nostro vissuto, ricordi che si affacciano e che attraverso le pagine riviviamo. Nel regno dei libri, tra le sue pagine, tutto acquista un’aureola di strana bellezza, la semantica diventa simbolo, ciò che non avremmo mai potuto vedere. È come sentirsi parte di un mondo di eletti in piena consapevolezza.
Ho comprato il libro perché il titolo Tempo curvo a Krems mi ha fulminato, cosa racconterà Magris, anche Magris conosce Krems? Un luogo in cui avevo vissuto da ragazza. Krems, cittadina della Wachau, valle in cui scorre il Danubio l’Oceano che stringe in cerchio il mondo, acque che scorrono e nello stesso istante ritornano, rive che si rispecchiano sempre nelle sue onde e sulle cui rive si stagliano silenziosi, severi e colmi di Storia conventi che accoglievano le scuole per i cadetti della nobiltà ed alta borghesia austro-ungarica come Stift Goettweig, che vedevo dalla finestra della mia stanza ed ancora Stein, Klosterneuburg, Stift Melk und Weisskirchen. Tutto mi riporta indietro nel tempo.
Maurizia Maiano*

*Maurizia Maiano: Sono nata nella seconda metà del secolo scorso e appartengo al Sud di questa bellissima Italia, ad una cittadina sul Golfo di Squillace, Catanzaro Lido. Ho frequentato una scuola cattolica e poi il Liceo Classico Galluppi che ha ospitato Luigi Settembrini, che aveva vinto la cattedra di eloquenza, fu poeta e scrittore, liberale e patriota. Ho studiato alla Sapienza di Roma Lingua e letteratura tedesca. Ho soggiornato per due anni in Austria dove abitavo tra Krems sul Danubio e Vienna, grazie a una borsa di studio del Ministero degli Esteri per lo svolgimento della mia tesi di laurea su Hermann Bahr e la fin de siècle a Vienna. Dopo la laurea ritorno in Calabria ed inizio ad insegnare nei licei linguistici, prima quello privato a Vibo Valentia e poi quelli statali. La Scuola è stato il mio luogo ideale, ho realizzato progetti Socrates, Comenius e partecipato ad Erasmus. Ho seguito nel 2023 il corso di Geopolitica della scuola di Limes diretta da Lucio Caracciolo. Leggo e, se mi sento ispirata e il libro mi parla, cerco di raccogliere i miei pensieri e raccontarli.



