L’incipit di “Triste tigre” di Neige Sinno, trad. dal francese di Luciana Cisbani (Neri Pozza)

Ritratto del mio stupratore

Perché anche a me, in fondo, sembra più interessante quello che succede nella testa del carnefice. Con le vittime è facile, tutti riescono a mettersi al loro posto. Anche se non si è vissuto niente del genere, un’amnesia da trauma, la paralisi, il silenzio della vittima, tutti riusciamo a immaginare cos’è, o crediamo di poterlo immaginare.

Con il carnefice invece, è un’altra cosa. Essere solo in una stanza con una bambina di sette anni, avere un’erezione al pensiero di quello che si sta per farle. Pronunciare le parole che indurranno quella bambina ad avvicinarsi, mettere il proprio sesso in erezione nella bocca della bambina, fare in modo che la spalanchi bene. Questo sì che è davvero affascinante. Va al di là della comprensione. E poi c’è il resto, dopo aver finito, rivestirsi, tornare alla vita di famiglia come se niente fosse. E una volta che quella follia è accaduta, rifarlo, per anni e anni. Non parlarne mai con nessuno. Credere che non ti denunceranno, nonostante la progressione degli abusi sessuali. Sapere che non ti denunceranno. E quando un giorno ti denunciano, avere il fegato di mentire, o il fegato di dire la verità, di confessare addirittura. Ritenerti ingiustamente punito per aver preso degli anni di prigione. Reclamare il diritto al perdono. Dire che sei un uomo, non un mostro. Poi, dopo la prigione, uscire e rifarti una vita.”

Neige Sinno: “Triste tigre”, traduzione dal francese di Luciana Cisbani (Neri Pozza)

Libro vincitore del Premio Strega Europeo 2024

Vincitore del Prix Goncourt des lycéens 2023 e del Prix Femina 2023