In un articolo per l’Unità del 12 agosto del ’52 Calvino elencava i propositi del “Buon Lettore”, che attendeva con impazienza le vacanze estive per recuperare le letture perse nel corso dell’anno.
Il Buon Lettore avrà probabilmente già deciso come riempire all’inverosimile la propria valigia, ma ci sarà anche il caso di chi non abbia ancora stabilito quali volumi prendere dagli scaffali di casa o acquistare in libreria.
Abbiamo quindi chiesto ad alcuni amici di consigliarci dei libri per l’estate o banalmente di dirci quali siano le loro intenzioni di lettura per le vacanze.
La nostra Rita Mele ha chiesto al libraio di “Mardi Gras” di farci una playlist Randagia di letture consigliate. Mardi Grashttps://www.mardigrasbz.eu è una libreria di Bolzano, aperta nel febbraio del 1999, specializzata in letteratura e saggistica in italiano, tedesco, inglese e francese, con un’ampia sezione di fumetti, manga e graphic novel, giochi e riviste.
Ecco la lista:
1) GRUPPO DI LEPRECAUNI IN UN INTERNO – ALESSANDRO GORI (RIZZOLI): dadaisti tableaux del Barone Nero della letteratura italiana.
2) LA CITTA’ CHE NON C’E’ – YU HUA (FELTRINELLI): angosce e speranze nella Cina del Novecento.
3) PURI UOMINI – MOHAMAD SARR (E/o): macchie umane e lettere scarlatte in Senegal.
4) LA FOSSA DEI LUPI – BEN PASTOR (MONDADORI): seguito apocrifo tinto di giallo dei Promessi Sposi.
5) LE BELLE ADDORMENTATE – ANDREAS WAGNER (BOLLATI BORINGHIERI): mutazioni biologiche e balzi in avanti scientifici, nuove specie si svegliano.
6) DEE – JOSEPH CAMPBELL (TLON): alla ricerca della grande divinità madre di tutti i miti.
7) QUANDO LE MONTAGNE BALLANO – OLIVIER RENAUD (WUDZ): l’umano nel non umano, il vivente che c’è in pietre, rocce, muschi e licheni.
La bibliotecaria scolastica svolge un ruolo fondamentale nella vita degli studenti, offrendo loro un accesso a un mondo di informazioni e conoscenze. In questa intervista a Zaira Sonna, cercheremo di scoprire cosa rende questo lavoro così speciale e quali sono le sfide che le bibliotecarie e i bibliotecari scolastici devono affrontare quotidianamente.
Lei è una bibliotecaria scolastica da molti anni (…). Cosa le piace di più del suo lavoro?
In realtà non sono così tanti gli anni da bibliotecaria scolastica (quattro a settembre), ma sono tanti anni che lavoro a contatto con le scuole. Il mio lavoro è bellissimo perché è spesso vario e creativo e mi permette di essere una sorta di mediatrice tra i libri e tutti gli utenti della biblioteca scolastica, che non sono solo gli studenti, ma anche tutto il personale docente e non docente. Una specie di “ponte” che cerca di facilitare il contatto tra il patrimonio bibliografico/multimediale e tutte le variegate esigenze e richieste (consapevoli e non) degli utenti.
Cosa significa essere bibliotecaria scolastica a Bolzano?
Essere bibliotecaria scolastica a Bolzano è una gran fortuna, perché, a differenza dal resto d’Italia, solo qui questa figura professionale è riconosciuta e inquadrata a livello legislativo grazie alla Legge Provinciale del 1990 e al successivo regolamento del 1992, che disciplinano le biblioteche scolastiche e il ruolo del bibliotecario qualificato che vi lavora.
L’ IISS Claudia de’ Medici di Bolzano
Quali sono le sfide più grandi che deve affrontare come bibliotecaria scolastica?
Ogni giorno ho in mente una lista di cose da fare, ma, quasi sempre, i miei programmi sono costretti a cambiare rapidamente per far fronte alle esigenze, alle richieste e agli imprevisti della scuola. La sfida con cui fare i conti quotidianamente è dunque riuscire a essere estremamente flessibili!
Quali consigli darebbe a uno studente che vuole diventare bibliotecario scolastico?
Se uno studente volesse diventare bibliotecario scolastico consiglierei di leggere molto e cercare qualcuno con cui condividere la passione per la lettura per potersi confrontare sulle riflessioni e i pensieri che i libri suscitano e stimolano. Proporrei anche di trascorrere del tempo in biblioteca ad aiutarmi in piccole attività legate alla gestione pratica. Ho avuto modo di essere affiancata per dei brevi periodi da alcuni studenti/studentesse delle superiori e ho notato che, stando a stretto contatto con i libri, tutti si incuriosiscono ed esprimono una maggiore attenzione e apertura nei confronti del mondo della biblioteca.
Una cosa divertente che non farà mai più (in biblioteca)?
Per gli alunni delle prime classi della scuola superiore, organizzo sempre a inizio anno scolastico un’attività pratica di “primo approccio” alla biblioteca scolastica. A ogni studente viene proposto di scegliere tra numerosissimi oggetti-simbolo, quello che più associa al suo rapporto con la lettura. Tra tutti gli oggetti esposti c’è anche un vero mattone. Un ragazzo lo aveva scelto raccontando che per lui la lettura è pesante, è un “mattone”… purtroppo il mattone è caduto per una distrazione tra gli alunni… fortunatamente non ci sono stati gravi danni! In realtà credo di riproporre nuovamente l’attività, magari utilizzando un mattoncino!
Qual è il libro che le ha cambiato la vita?
Questa domanda è per me difficile: non credo di avere un libro preciso, penso che per natura i libri siano plurali e che quindi ce ne siano tantissimi che mi abbiano aiutato nella mia crescita personale o che siano stati input importante per riflessioni e confronti con altre persone con cui condivido la passione della lettura. Se però devo proprio sceglierne uno direi la saga di Harry Potter, semplicemente perché è geniale.
Qual è il genere letterario che preferisce?
Mi piacciono molto i romanzi di formazione e leggo sempre volentieri dei romanzi gialli.
Qual è il suo autore preferito?
Non credo di avere un autore preferito, ne ho vari e sono soprattutto autrici. Di scrittori italiani mi piacciono molto Viola Ardone, Donatella Di Pietrantonio, Marco Balzano; come autori stranieri Valérie Perrin, J. K. Rowling e Agatha Christie.
Qual è il libro che consiglia più spesso agli studenti?
In realtà ogni studente cerca un libro diverso: alcuni, pochi, arrivano già con un titolo preciso, altri hanno in mente un genere ben definito e altri ancora chiedono semplicemente qualcosa di breve. È sempre importante chiacchierare un po’ con i ragazzi/le ragazze per capire i loro interessi, le loro curiosità e magari anche le esperienze di lettura precedenti (sia positive, sia negative), in modo da cercare di suggerire il libro che potrebbe essere “l’incontro migliore” per loro.
Qual è la cosa più strana che è mai successa in biblioteca?
Quando ci sono le udienze generali la biblioteca viene utilizzata da alcuni docenti per ricevere i genitori. È capitato che mi scambiassero per una docente e volessero fare udienza con me.
Qual è il suo ricordo preferito da bibliotecaria scolastica?
Di questi quattro anni trascorsi da bibliotecaria scolastica presso l’IISS Claudia de’ Medici di Bolzano ho molti ricordi positivi. È sempre bellissimo quando ritorna un utente della biblioteca (sia studente, sia docente o personale non docente) raccontandomi che il libro gli/le è piaciuto moltissimo e vuole prenderne in prestito un altro.
Dallo scorso anno la biblioteca scolastica aderisce alla “Giornata di letture #multilingual” e, con un gruppo di nostri studenti di madrelingua diversa dall’italiano, abbiamo proposto ai bambini della scuola primaria e dell’infanzia delle letture in numerose lingue straniere. Vedere questi ragazzi impegnati e tanto coinvolti nel trasmettere le storie nella loro madrelingua è stato emozionante.
C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
Auguro a tutti di trovare il libro giusto al momento giusto!
E per salutarci e augurarci buona estate, le chiedo di segnalare alle lettrici e ai lettori de Il Randagio, 3 libri da non perdere per l’estate 2024… L’estate è il momento ideale per scoprire nuovi autori e nuove storie!
Segnalo volentieri l’ultimo libro di Donatella Di Pietrantonio, L’età fragile, che ha appena vinto il Premio Strega Giovani 2024 ed è nella sestina tra i candidati dello Strega che verrà assegnato a luglio. Consiglio anche l’ultimo libro di Viola Ardone, Grande meraviglia, per chi è interessato a immergersi nel mondo degli ospedali psichiatrici, il “mezzomondo”. Non può poi mancare un libro di Agatha Christie!
Rita Mele
Zaira Sonna: per molti anni ha lavorato come mediatrice museale a contatto con le scuole, famiglie e altri pubblici del Museo Archeologico dell’Alto Adige. Dal 2020 è bibliotecaria scolastica presso l’Istituto di istruzione secondaria secondo grado “Claudia de’ Medici” di Bolzano. Dal 2023 conduce il Gruppo di Lettura e Dialogo “Bibliociurma” presso la biblioteca pubblica centro di sistema “don Bosco” di Laives. Ha tre figli, un marito e tanti amici con cui condivide la passione per la lettura.
Rita Mele: barese, ma da molti anni vive a Bolzano. Giornalista, giurista, formatrice, psicologa, insegnante di yoga. Progetti per il futuro: ballare
Agostino Ragosta, in arte Nino, libraio e intellettuale di lunghissimo corso, pietra miliare della prima sede storica della libreria Feltrinelli napoletana, la mitica Feltrinelli di Via San Tommaso d’Aquino, ha deciso di passare saltuariamente dall’altro lato della barricata e regalarci piccole perle di scrittura. Ha metaforicamente “imbracciato” la tastiera del suo portatile ed ha incominciato a raccontare la sua visione della vita attraverso dei racconti brevi, di cui “L’ingenua allegria” è il terzo nato, partorito dalla sua fervida fantasia.
Incontro Nino, di cui mi onoro dell’amicizia, al tavolino di un caffè, nella dinamica piazza Borsa, in una mattinata napoletana baciata dal tiepido sole di questo inverno incredibilmente mite. Il suo sorriso mi abbraccia affettuoso, la sua presenza riempie la scena, il suo entusiasmo contagia immediatamente e mi fa venire voglia, come sempre quando lo incontro, di essere più ottimista e di buttarmi ogni malinconia alle spalle. Nino Ragosta è un uomo che ha attraversato la vita riflettendo, intuendo, comprendendo e la sua leggerezza è una scelta, il modo in cui ha deciso di affrontare i suoi giorni. La sua professione, quella di libraio, è anche la sua missione, come testimone della conoscenza e divulgatore di coscienza, scegliendo di essere un facilitatore di rapporti umani, in un’epoca in cui è facile dimenticarsene, arroccandosi in solitudini fintamente popolate da amicizie da tastiera. Ho letto il suo ultimo nato, il racconto ad episodi “L’ingenua allegria”, tutto d’un fiato e l’ho immediatamente identificato con l’autore stesso, per come appare appena lo si incontra: fresco, frizzante, dissetante, arguto, ironico e, a tratti, timidamente profondo. È un libro denso e felice, in cui, a mio avviso, ogni capitolo contiene una frase chiave, iconica ed esaustiva del pensiero ispiratore di ciascun episodio della raccolta.
Nino, tu che per tanti anni sei stato un operatore importante della cultura libraria partenopea, e addirittura di recente hai fondato insieme ai tuoi figli una casa editrice indipendente, la Martin Eden, con varie collane, come mai hai sentito il desiderio di diventare a tua volta scrittore?
Dopo tanti anni trascorsi immerso nelle parole, e nella lettura di tanti testi che, per promuovere, naturalmente leggevo, un mare di pensieri che mi si affollavano alla mente, unitamente al senso del tempo che passava e al disincanto legato all’età, hanno bussato alla mia porta, chiedendo di essere liberati. Mi sono seduto alla tastiera del PC e tutte quelle parole, quelle virgole, quei punti esclamativi ed interrogativi si sono organizzati in frasi di senso compiuto.
Come mai hai deciso di utilizzare la formula del racconto invece di quella del romanzo?
Vedi, io ho sempre amato la mia professione, in cui mi immergevo e mi immergo ancora adesso con tutto me stesso, perché ho sempre amato leggere e, come molti grandi lettori, ho sempre avuto il desiderio di scrivere. Mi piace raccontare storie ma sono uno dal passo breve. Da qui, la decisione di adottare il racconto come strumento narrativo di elezione.
Levami una curiosità: uno dei personaggi ricorrenti del tuo libro, il dottor Aurelio Ripamonti, è uno psicanalista ed è una figura molto godibile e fondamentale per lo svolgimento e la risoluzione di molte delle vicende umane dei personaggi narrati. Chi si nasconde dietro questo personaggio e, soprattutto, esiste davvero?
Sì. Il Ripamonti è un personaggio reale. È un grande psicanalista lacaniano, bibliofilo accanito, che ho il piacere di conoscere personalmente e che mi ha aiutato in un momento difficile della mia vita. È egli stesso un personaggio quasi letterario e mi è bastato quasi soltanto descriverlo. Infatti è un enorme conoscitore e collezionista di libri e ogni volta che mi recavo da lui per le sedute di psicanalisi, in cambio mi chiedeva solo di aiutarlo a catalogare la sua enorme biblioteca. Quando ho iniziato scrivere questo libro, mi è immediatamente venuto in mente e ho deciso di dedicargli un ruolo non banale.
È stato davvero lui a scrivere la prefazione, nella quale, tra l’altro minaccia di denunciarti per aver utilizzato il suo nome senza permesso, oppure è frutto di una tua invenzione letteraria?
No, no. La ha scritta davvero lui e, per mia fortuna, la minaccia di azioni legali nei miei confronti era solo uno gioco tra di noi, che siamo tuttora amici.
Dietro i protagonisti dei tuoi racconti si celano persone reali?
Nella maggior parte dei casi, si tratta di persone che conosco davvero. Forse qualcuno è anche in grado di riconoscersi. Alcuni sono addirittura amici. Ogni scrittore, quando scrive, in fondo parla sempre di sé e parte da quello che gli è familiare, anche quando non si direbbe.
A tal proposito, i tuoi personaggi frequentano un luogo ben preciso del Vomero, quartiere di elezione della medio-alta borghesia napoletana, situato su una delle colline della città, i giardinetti di Via Ruoppolo. Qual è la ragione di questa ambientazione così precisa? Si tratta di una tua madeleine poco proustiana e molto vomerese?
Sono molto legato ai giardinetti di via Ruoppolo perché mi ricordano momenti sereni della mia giovinezza, che tuttora considero come la mia età più bella, e ho voluto omaggiare il mio quartiere, anche se alcune cose sono un po’ cambiate in quei luoghi, sperando di ingentilire il tutto con il dolce filtro dei ricordi.
Colgo una vena un po’ nostalgica nelle tue considerazioni. Che rapporto hai con il tempo che passa e quanto ha influito nella tua decisione di incominciare a scrivere?
Hai colto in pieno una mia sottile vena malinconica e inquieta. Il Fato, il destino ed essere in sua balia mi da’ ansia. Infatti, all’inizio del libro narro un episodio che mi è capitato realmente e che mi ha fatto porre delle domande importanti sulla necessità, per ognuno di noi giunto nel mezzo del cammin di nostra vita, di cominciare a dare il giusto valore al trascorrere del tempo e all’uso che ne facciamo. Quando si è giovani ci si percepisce senza tempo, proiettati in un eterno futuro in cui si spreca una quantità esponenziale di anni, mesi, giorni, ore minuti, secondi. Con il disincanto dell’età matura, si ha la necessità, come afferma uno dei protagonisti del mio libro, di uccidere metaforicamente il passato, imparando a gestire la preoccupazione per un futuro che ci sembra sempre più breve e pieno di incognite, vivendo appieno il presente
Qual è quindi il tuo consiglio per esorcizzare l’ansia del futuro e l’imprevedibilità del Fato?
Io ho cercato e trovato il mio equilibrio nell’esorcizzare il passato attraverso la scrittura, ma si può dire che sia un processo sempre in divenire e che ognuno poi trova il suo modo. Anche viaggiare con la mente, se non fisicamente, è un bel modo di affrontare malinconie e paure e scrivere è il miglior modo di viaggiare.
Chi è il Grana Padano? A chi si è ispirato, con questa singolare metafora, Nino Ragosta?
Gli ultimi due capitoli del libro sono un po’ ironici e critici sul mondo dell’ambiente letterario partenopeo, che mi permetto di prendere in giro bonariamente e anche un po’ sarcasticamente, utilizzando un pizzico di ironia salvifica che attualmente sembra mancare, specialmente in ambienti in cui lo spirito critico dovrebbe abbondare. In queste circostanze, il Parmigiano Reggiano – formaggio totalmente blasonato- è esemplificazione giocosa di coloro che, senza alcun dubbio, con il petto tronfio, credono di essere superiori a tutto e tutti e mai questionabili. Fortunatamente esiste, a fare da eroico contrappunto, il Grana Padano – formaggio onesto e di qualità – come colui che ha l’ardire di opporsi al dogma assoluto del Grana, dando valore al dialogo e creando opportunità di confronto altrimenti inesistenti.
Ringraziando Nino Ragosta per la interessante conversazione, invito a leggere questo piccolo gioiellino che potrebbe, citando uno dei protagonisti, “farci perdere a pochi chilometri da casa nei pressi di una strada che percorrevo da una vita” per poi farci ritrovare “irriverenti su tutto e su tutti perché il nostro futuro coincide con il nostro presente e questo ci riempie di ottimismo e riusciamo a sorridere e poi a ridere immersi in un’ingenua allegria.” Buona lettura.
Teodoro benvenuto nella rivista Il Randagio. Dal 2015 hai aperto la libreria Capitolo 18 a Patti. Quanto ti senti un libraio randagio ma fortemente legato al tuo territorio?
La scelta di diventare totalmente indipendente nel percorso lavorativo dal 2015 nasce proprio dalla voglia di essere più presente su tutto il territorio della costa tirrenica attraverso le innumerevoli attività di promozione del libro. In un mercato che per varie ragioni guarda con interesse all’ omologazione attraverso marchi consolidati, essere un libraio indipendente oggi non può che farti sentire un randagio.
Il legame con il territorio è forte perché nasce ormai più di venticinque anni fa e si rafforza nel tempo attraverso una presenza costante e collaborazioni fondamentali con tante realtà culturali, scuole, biblioteche. Il fatto poi di avere la Libreria in una cittadina di circa tredici mila abitanti ti da la possibilità spesso di vedere concretizzarsi il tuo lavoro.
La libreria è uno spazio che hai creato personalmente con una cura per i dettagli e per l’accoglienza. Che significa essere un libraio per te?
Per risponderti a questa domanda uso una bellissima frase di un mio collega Fabio Lagiannella, nominato lo scorso 26 gennaio libraio dell’anno dalla scuola per librai Umberto ed Elisabetta Mauri.
Ecco dietro questa definizione c’è un mondo. Non è solo una professione, è una missione, una visione. Un libraio deve essere radicato nell’ambiente in cui opera, deve incontrare gente, essere disponibile all’ascolto prima e capace di dare risposte rassicuranti dopo. Alcuni miei colleghi hanno proprio declinato il nome stesso del proprio luogo di lavoro in “farmacia letteraria”. Perché se un farmaco può curare un malessere fisico, un buon libro può essere salvifico per la nostra anima. Non cambierei il mio lavoro per niente al mondo!
In libreria giganteggia un mosaico col volto di Dalì, perché ti piace come artista?
La mia passione per il surrealismo non poteva che portarmi all’arte di uno dei massimi esponenti della corrente.
Di Dalì infatti mi ha sempre affascinato la sua apparente spregiudicatezza, quel suo sperimentare continuamente. Se vogliamo anche il mio mestiere richiede una buona dose di spregiudicatezza, ma allo stesso tempo molta competenza in quello che si fa.
Capitolo 18, il nome non è legato a un capitolo di un libro ma a cosa?
Quando decisi di svoltare nel 2015 pensai a tutto, anche all’immagine di quello che stavo creando. Progettai l’insegna della Libreria che è un enorme libro aperto con inglobate le due vetrine. Da quella scelta mi venne in mente di chiamare la Libreria “Capitolo”, ma dovevo aggiungere un numero a questo paragrafo. Non mi andava di mettere il più ovvio e cioè “Capitolo2”, ma decisi di ispirarmi ad uno dei film più famosi di Massimo Troisi e cioè “Ricomincio da tre”
Avevo già vissuto lavorativamente i primi diciassette anni o capitoli della mia vita in un’altra realtà e quindi decisi di ricominciare da “18”.
Sei molto attivo a Patti alle isole Eolie e sul territorio circostante. La tua promozione della lettura è particolarmente rivolta alle scuole e ai piccoli lettori. Quali sono le attività che ti piacciono di più?
Le attività sono davvero molte e di vario genere. Dalle presentazioni di libri con gli autori alle collaborazioni con diversi festival. Dalla promozione di testi scolastici ai Progetti Lettura nelle scuole. Amo molto stare in libreria quando non sono in giro per le varie attività e fare proprio il Libraio, star lì a consigliare le mie scoperte letterarie, ma la cosa che mi piace di più è leggere ad alta voce a partire dalla prima infanzia e poi con i più grandi.
Libraio ma prima di tutto lettore. Quali sono i tre libri dello scorso anno che hai apprezzato e con quale titolo hai iniziato il 2024?
Difficilissima domanda perché leggo davvero tanto e soprattutto in modo eterogeneo. Conosco molti scrittori e non vorrei dispiacere qualcuno quindi non ti dirò nessun titolo tra quelli delle mie conoscenze. Ti darò tre titoli scoperti per caso che mi sono piaciuti tantissimo, in ordine casuale.
“Agrumi. Una storia del mondo” di Giuseppe Barbera per Il Saggiatore
“Leggere piano, forte fortissimo” di Alice Bigli per Mondadori
“Che cosa fa la gente tutto il giorno” di Peter Cameron per Adelphi
Il 2024 l’ho aperto con “Mariolina” di Maurizio Ponz de Leon pubblicato per Edas edizioni. Una biografia familiare con il ‘900 messinese sullo sfondo, un periodo segnato prima dal terremoto del 1908 e poi dalle due guerre mondiali.
La libreria ha un salottino esterno e lì svolgi tanti incontri e attività, è anche da lì che i libri camminano e diventano randagi?
Certamente si, i portici sotto cui c’è la Libreria sono stati da sempre scenario di incontri, presentazioni, reading, musica e tanto altro. La cosa che diventa più randagia in assoluto sono le poesie che fuoriescono dal distributore collocato proprio all’ingresso. È bellissimo vedere tanti studenti, all’uscita di scuola mettere la monetina da un euro, prendere il verso assegnato dalla sorte e poi muoversi verso la piazza leggendolo ai compagni.
Ma per il futuro ho in mente altre idee per quei portici…
Intervistare Raimondo Di Maio per una Rivista Letteraria è una imprescindibile necessità: se si parla o si scrive di libri, editoria, autori il suo nome rientra tra i protagonisti: lo dicono la sua storia, le sue scelte e i numeri. Ma prima ci preme sottolineare che Raimondo è per tanti di noi il “suggeritore” di libri da leggere, perché è forse l’unico libraio che per consigliare libri confessa “devo averli letti”. Fu così, Raimondo, per il Nobel Louise Gluck?
Grazie per l’intervista e grazie al Randagio. Il premio Nobel fu una bella sorpresa perché avevo pubblicato Averno grazie al suggerimento del mio caro amico grande intellettuale ed editore (Editorial Partenope) spagnolo-napoletano José Vicente Quirante Rives. Un giorno mi chiamò da Madrid dicendo che aveva letto la raccolta Averno di Louise Gluck ed era uno scandalizzato che in Italia, e nella nostra Napoli prossima al lago d’Averno mancava la traduzione e l’edizione. La mia attenta collaboratrice di sempre, Antonella Cristiani, rimase colpita dalla lettura della poetessa, io ero affascinato da quella lingua e del dialogo a tratti misterioso a parte reale con ila condizione umana. Poi mi sembravo di continuare il dialogo con il grande poeta Michele Sovente, altro amico fraterno. così decidemmo di fare una edizione partagèe. Il primo anno riuscimmo a vendere solo 70 copie il ricavato non bastava nemmeno a pagare il traduttore. Poi quando le fu assegnato il Premio Nobel vendemmo in un giorno oltre 350 copie avevamo la fila fuori dalle due librerie. Poi è diventato un affare finanziario. Dopo poco più di dieci giorni apprendemmo che l’editore il Saggiatore aveva comprato i diritti di tutta l’opera, malgrado avessimo stipulato un contratto per dieci anni. Poi riuscimmo a chiudere un accordo e prendere 5.000 euro.
La tua vita, non senza ostacoli e durezze, si svolge tutta attorno ai libri. Da 40 anni libraio, gli attuali locali in via Mezzocannone stentano a contenere i libri, tomi o trentaduesimi, che proponi, piccola parte dei tuoi centomila volumi. A te dobbiamo l’invito all’approfondimento di Domenico Rea e con te condividiamo l’amore per gli scritti di Erri de Luca, che tu entrambi chiami “autodidatti di talento” per avere portato la vita vera nei libri. Citando quest’ultimo: “…Chisciotte passa da una disavventura all’altra spostandosi in orizzontale dentro a uno zigzag senza progetti, perché per lui conta solo andare, esiste il viaggio e non il traguardo. Si offre volontario al vagabondaggio…”. Noi randagi lettori leggiamo in te un novello Don Chisciotte che viaggia nella letteratura…
La professione di libraio è venuta dopo tanti lavori, sono stato per un breve periodo emigrante al nord del paese, poi in Francia e, a Berlino Ovest, in Germania. Grazie al partito comunista ho ripreso gli studi, avevo prima di allora frequentato solo fino alla Quinta classe elementare. Fare il libraio per me, che ero stato “toccato dai libri”, è diventata subito la strada percorribile per emanciparsi e costruire una vita degna di essere vissuta, e forse raccontata. Vengo dal popolo e sono nato in un basso, la classe politica meridionale dovrebbe vergognarsi di rivolgersi al popolo, dovrebbe invece sentirsi responsabile delle condizioni economiche e sociali nelle quali il popolo è costretto ad “arrangiarsi”… Quindi fare il libraio e cercarlo di trasmettere quanto i libri ci trasmettono si è rivelato come la strada del mio destino… E così da circa quarant’anni scelgo, una parte la produco io stesso come editore, libri per le lettrici e i lettori che hanno l’invito a immaginare un mondo migliore.
Come muta la professione di libraio oggi?
Oggi la professione del libraio sembra essere stata espulsa dalla Microeconomia di un Paese che pensa di essere più grande di quello che effettivamente è. Il capitalista editore insegue i profitti attraverso i consumi si è sposato con la finanza, mettendo in commercio brutti libri o non libri. Infatti chiamiamo impropriamente libro un libello di un generale dell’esercito italiano, dettato al pc malamente, corretto peggio e con uno stile improbabile. Il generale, ha riscosso grande successo nel vuoto della razionalità che stiamo attraversando, detta le sue deliranti dichiarazioni tra l’ovvio e l’ottuso. Non ha trovato la dignità di un editore e lo si classifica non si capisce come, e non si sa perché, seguendo l’algoritmo di SCAMAZZON. La libraia e il libraio quello vero, che sceglie ed è consapevole di quello che mette in vendita, deve tutti i giorni con affanno correre per raggiungere i costi di gestione e quelli per vivere. Molte librerie hanno chiuso e il Paese ha perduto l’occasione di mettere in sicurezza sul territorio dei veri e propri luoghi di sanità, il pronto soccorso civile rappresentato dalle librerie. Le libreria di catena – brutta analogia – che incatenano ai consumi lettrici e lettori sono responsabili e complici del peggioramento dello stato della lettura. Noi come samurai solitari continuiamo la nostra attività, di intermediari del sapere, che ha la sua razionale importanza, perché mettiamo in vendita la più spirituale delle merci il libro. Oggi consigliamo alle lettrici e ai lettori “Randagi” il magnifico libro di Erri De Luca, A schiovere Vocabolario napoletano di effetti personali. Con le belle illustrazioni di Andrea Serio il volume (Milano, Feltrinelli pp. 220, legatura fresata con sovraccopertina illustrata, € 20,00) raccoglie 101 voci, che porteranno in giro per l’Italia il napoletano letterario e gentile di Erri De Luca…
Quali libri suggerisci di leggere ai tuoi amici accaniti lettori?
Consiglio libri da leggere al riparo del freddo e della pioggia, ma non al riparo dall’avventura: 1. A schiovere di Erri De Luca…; 2. Emma de Franciscis, L’uomo che attraversò tre secoli. Romanzo. Dante & Descartes, 2022, pp. 272. Un romanzo familiare che con una scrittura chiara ed elegante, dà voce all’intero paese. Narra le storia di una grande famiglia, che sa attraversare la strada non dritta e non sempre facile, del progresso. Dal passaggio dall’ancient regime ai giorni nostri. Un’accettazione progressiva e consapevole del progresso che sembra oltrepassare l’opportunismo e i privilegi gattopardeschi di una classe privilegiata. 2. Antonella Ossorio. I bambini del maestrale. Romanzo (Neri Pozza, 2023, pp. 380, € 19,00). La letteratura trova un altro romanzo che racconta, e che bel racconto di bambini e dell’infanzia abbandonata nella Napoli dei primi del Novecento. Sono i “caracciolini” che hanno finalmente trovato una casa, la nave Caracciolo, una nave capace di guidare molti fuori dal naufragio del destino. Una grande donna, una direttrice, che si prende cura di loro, una grande mamma, Giulia Civita Franceschi che sa assicurare il vitto e un lavoro per il futuro. Una donna capace di orientare nelle vicissitudini della storia, il futuro necessario all’esistenza e alla crescita civile dei ragazzi. 4. Ancora un progetto, un libro edito da Dante & Descartes – Alessia Belli, Safina e Ataya, Nove mesi sul Mediterraneo delle “navi quarantena” (2023, pp. 102, con 33 foto a colori, € 15,00). Un libro che con la leggerezza di chi sa ordinare e custodire i ricordi e sa raccontarli. Alessia Belli con leggerezza ma senza perdere il timone dell’impegno racconta il tempo trascorso come volontaria e poi come operatrice a bordo delle “navi quarantena”… ha con sé una borsa degli attrezzi, sono strumenti filosofici e di buon senso, che professano la fondamentale attività umana: riconoscere l’altro. L’altro in fuga da guerre e carestie, sono su queste navi bambini, donne, uomini oppure intere famiglie che “fuggono dalla cucina in fiamme”: la loro casa, il loro villaggio. Il riconoscimento dell’umanità dell’altro è fondamentale per la convivere con i propri simili, che è riconoscere l’umanità di ogni creatura umana che ci sta di fronte…