Marilù Oliva: ‘’La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta, Maddalena e le altre’’ (Solferino, 2025), di Claudio Musso

Proviamo a considerare la Bibbia letteratura e non dogma. In fondo essa è un insieme di racconti orali che prendono forma nel vicino Oriente Antico e abitano un momento storico in cui tutto deve essere ancora deciso. Vi ritroveremo figure che abbiamo conosciuto nelle ore di religione, che sono state protagoniste di film e di serie tv, che la storia dell’arte, di ieri e di oggi, ha dipinto per sempre su tela, eternizzato sul marmo, rendendole vive e palpitanti di osservazioni e riletture. E non sono mancate trasposizioni teatrali e chiamate in causa di alcune figure bibliche per spiegare il nostro presente. Insomma una libreria di vite, lontane nel tempo ma croniste di un certo modo di stare al mondo, sempre a portata di mano e che in molti hanno sentito il bisogno di riannodarne i fili. E qui troviamo Marilù Oliva e il suo La Bibbia edito da poche settimane da Solferino Editore.

Aveva ragione Dostoevskij quando era solito ricordare che questo insieme di testi appartengono a tutti, fanno parte del nostro patrimonio culturale, perché è un libro per e dell’umanità. Come non possiamo dare torto a chi, vedendo nuove traduzioni, aggiunte e revisioni, sottolinei come la Bibbia sia una sorta di testo in fieri nel senso che in quelle pagine molto si racconta ma molto si sottace.  

Ma, lasciando gli esegeti al loro importante lavoro, un elemento risulta lampante ma storicamente spiegabile senza scomodare nelle nostre riflessioni facili femminismi: se la Bibbia è un palco, il ruolo di primo attore è quasi esclusivamente dato agli uomini che sono i protagonisti di avventure e disavventure e devono vedersela con un Dio regista esigente, per non dire autoritario. Le donne, salvo rarissimi casi, stanno nel dietro le quinte e spesso non compaiono neanche come interpreti nel cartellone. La loro assenza di voce, parole e significati, e anche inferiorità è un dato di fatto per la mentalità di quelle popolazioni che nel loro nomadismo non hanno ancora trovato un posto per le proprie donne, se non come strumento di procreazione e di garanzia di discendenza.

«Nessuna situazione preserva una ragazza. L’onta del serpente ci accompagna, come se ci meritassimo un destino sfavorevole. Se una di noi non si sposa, la sua esistenza non ha senso per la comunità. Se si sposa, può essere sfortunata e trovare un marito stolto. Se non resta incinta, viene disprezzata. Se questo avviene, teme il giorno del parto, poiché ha visto tante donne morire mettendo alla luce un figlio. Se il marito la maltratta, deve tacere e prenderle in silenzio. Se la rispetta, lei soffre all’idea che potrebbe perderlo in guerra, in un agguato, per una malattia. Se si ammoglia con un sovrano, deve accettare che lui giaccia anche con altre»

Così osserva con acume e rassegnazione Micol, una delle tante mogli del bello e sfuggente David che vince sul gigante Golia e una delle protagoniste, voci narranti e soliste di questo libro. Perché cosa fa Marilù Oliva dopo avere dato prova in passato di rileggere da prospettiva femminile le grandi opere dell’epica classica? Confeziona un libro essenzialmente ad intarsio, mantiene come stella polare la versione ufficiale delle scritture e, pur concedendosi qualche virata e approdando a lidi narrativamente sconosciuti in onore all’arte del romanzo, dà voce alle donne della Bibbia.

Nel suo viaggio le pone infatti alla prua e non alla poppa della barca con cui attraversa le vicende che vanno dall’Eden ai patriarchi del Regno di Israele rendendole narratrici di fatti che hanno sotto i loro occhi e intrama le sue pagine con cosa avrebbero potuto dire nella contingenza di quegli eventi, quando il mare è in burrasca, quando soffiano venti contrari o quando il nemico è lì che ti aspetta sull’altra riva e, in generale, quando si è immersi in situazioni che anticipano l’Apocalisse.

In sostanza ci offre la possibilità di immaginare pensieri, opere e emissioni di alcune figure che comunque sono rimaste nel ricordo del lettore per via di letture o rifrazioni pregresse. Non ci offre una nuova versione dei fatti perché non avrebbe senso cambiare la Bibbia (del resto di Vangeli secondo Tizio o secondo Caio con nuove sensazionali scoperte inedite le librerie abbandonano, fatta eccezione per la versione di Saramago che vale l’esperienza di lettura) ma uno sguardo in più, che è portatore di una sensibilità diversa, su quanto sappiamo dalla Bibbia e dal suo senso.

Del resto qualcuno si sarà chiesto cosa pensasse Eva di quanto le è accaduto dopo la tentazione del serpente, lei che non si arresta al che delle cose ma cerca il perché? Di Lia, la seconda moglie di Giacobbe che è costretta a condividere il proprio uomo con la sorella e che, prolifiche o meno di figli, sono spettatrici passive degli accordi tra gli uomini e non hanno voce in capitolo? Di Miriam, la sorella di Aronne e Mosè, che insieme ai fratelli forma, licenza di Oliva, un formidabile trio guidato dal senso di giustizia per salvare il proprio popolo dalla schiavitù in Egitto, che ascolta sul Sinai le parole di un Dio che la ignora e che la punisce, dopo un diverbio con Mosè, perché una donna che dissente è più empia di un uomo che fa la stessa cosa? Dell’indomita Giuditta, l’eccezione in questo caleidoscopio di donne sempre un passo dietro gli uomini, che sfida Oloferne? Di Maria Maddalena che è presente in tutti i momenti cruciali della passione di Gesù mentre gli apostoli sono altrove?

Quanto sono credibili le versioni di Marilù Oliva in questa sua nuova impresa letteraria? In fondo non è tanto determinante quanto dicono – anche se è sempre suggestivo potere contare su nuove voci nella comprensione di un coro e affinare il nostro ascolto – ma chi sono coloro che dicono e che sono rimaste sempre ai margini del racconto biblico. Sono donne che per tutta la vita non si sono mai allontanate dalla strada maestra degli uomini, hanno ripercorso gli stessi spazi, senza mai sconfinare con lo sguardo in un mondo troppo concentrato a crearsi una credibilità e un futuro.

Claudio Musso

Claudio Musso: Vive e respira Torino e condivide un paio di geni con la dea Partenope. Formazione umanistica, grande appassionato di germanistica, di storia e di identità. Di giorno si occupa di risorse umane e la sera, o quando leggere e leggersi chiama, di quelle librose. Onnivoro per natura, ma intollerante al glutine e alle mode del momento, raminga con umorismo tra un lavoro che ama e altre passioni quali il teatro, l’opera lirica, e ovviamente la lettura, collaborando anche con riviste letterarie. Papà di Nadir, il suo gatto, non riesce per più di 5 minuti a prendersi troppo sul serio ma prova a fare tutto con dedizione, di quelle che danno senso e colore alla vita.