Hyeonseo Lee: “La ragazza dai sette nomi. La mia fuga dalla Corea del Nord” (trad. Stefania Cherchi, Mondadori, 2024), di Elena Realino

Hyeonseo Lee è un’attivista e portavoce per i rifugiati nordcoreani. In questo potente libro racconta la storia della sua vita, dall’infanzia in Corea del Nord alla fuga che la conduce ad essere clandestina in Cina, sospesa tra tensione e paura; fino al percorso per riuscire a far espatriare anche la sua famiglia, un calvario anche questo ai limiti dell’inverosimile. Ogni singola pagina è preziosa per conoscere la storia della Corea del Nord, una storia che si intreccia con quella personale dell’autrice e dà come risultato un libro dinamico e avventuroso.

“Per molti versi la vita nella Corea del Nord si svolge in modo del tutto normale. Abbiamo le nostre preoccupazioni economiche, troviamo gioia nei figli, beviamo troppo e ci diamo da fare per la carriera. Ciò che non facciamo mai è mettere in discussione la parola del partito, perché rischieremmo di finire nei guai. I nordcoreani che non sono mai usciti dal paese non pensano in modo critico perché non hanno elementi di confronto (con governi precedenti, con diverse linee politiche o con altre società del mondo esterno).”

Paese blindato, isolazionista e dittatoriale, dalla Corea del Nord è pericoloso uscire ma anche entrare (si veda la vicenda del giovane turista americano Otto Warmbier). Un paese che racchiude in sé infiniti paradossi, come quello ad esempio di definirsi una Repubblica Democratica Popolare quando invece sopprime ogni forma di individualismo, che sia un modo originale di acconciarsi e vestirsi o un’idea maturata in modo spontaneo e personale. In Nord Corea la proprietà privata non esiste, né si può professare una fede religiosa.  

Un altro paradosso è che si tratta di un paese fortemente militarizzato, il rigore e l’ordine sono promossi e osservati, eppure un alto grado di corruzione dilaga tra le cariche istituzionali. E poi anche a livello più popolare, perché pur di sfuggire all’ottemperanza di assurdi divieti si ricorre all’inganno. “L’ironia della cosa sta nel fatto che, cercando di costringerci a diventare buoni cittadini, lo stato ci trasformava tutti in traditori e informatori.” 

Una delle cose narrate nel libro che mi ha colpito molto riguarda le cosiddette sessioni di autocritica in cui ognuno, sia a scuola che a lavoro, deve muovere un’accusa a un altro e dire ad alta voce in cosa sarebbe venuto meno rispetto ai principi del “nostro Rispettato Padre e Leader” nell’ultimo periodo di tempo. “Se non ce la facevo proprio ad accusare un compagno, a volte accusavo me stessa, cosa che si poteva fare. Oppure io e una mia amica stringevamo un patto: una settimana lei avrebbe criticato me, e la settimana dopo io avrei criticato lei accusandola di qualcosa che avevamo inventato e concordato insieme.” “Quelle sessioni mi hanno insegnato una lezione di sopravvivenza: dovevo imparare a essere discreta, sempre attenta a ciò che facevo e dicevo, e diffidente nei confronti degli altri. Stavo già costruendomi la maschera che gli adulti indossano dopo averci fatto l’abitudine.”  

La dinastia dei Kim si incentra sulla venerazione di questi leader considerati come semidèi, anche in virtù del presunto senso paterno e della cura verso il popolo, eppure durante la terribile carestia che colpì la Corea del Nord tra il 1994 e il 1998, in cui persero la vita mezzo milione di persone, Kim Jong-il non si adoperò per il paese, ma paventando finto interesse e simulata solidarietà continuava a fare bella vita di cibo e piaceri; nel frattempo la propaganda insinuava che la carestia era causata dalle sanzioni e dalle penali inflitte dagli americani, quando invece la verità era che col crollo dell’Unione Sovietica la Corea del Nord perdeva la sua fonte di sostegno economico. È in questo filone di eventi che si colloca la presa di consapevolezza di Hyeonseo Lee, l’inizio dei suoi dubbi e dell’eventualità di varcare il confine con la Cina, ovviamente illegalmente, perché anche in una nazione evoluta come la Cina, essendo questa alleata della Corea del Nord, un nordcoreano è un clandestino che se scoperto dal governo cinese viene rifilato dritto in patria in un campo di lavoro, o meglio inteso campo di tortura. Motivo per cui Hyeonseo Lee ricorre molte volte al cambio d’identità.                                                                                                                                     

Un’altra menzogna propinata ai nordcoreani è che fu la Corea del Sud a dare inizio alla Guerra di Corea (1950-1953), una guerra che sappiamo si inserisce nell’ambito della Guerra Fredda: il Sud era sotto il controllo degli Stati Uniti, il Nord sotto l’Unione Sovietica. Sappiamo che a dare il via alle ostilità fu il Nord, capeggiato dall’URSS, che invase la Corea del Sud. Ma secondo quello che asserisce la propaganda dei Kim sarebbero stati il Sud e quindi gli americani ad attaccare il Nord, e questo è ciò che si trova scritto in tutti i libri di storia studiati nelle scuole della Corea del Nord, e ciò a cui la maggior parte dei nordcoreani crede. E il Nord sarebbe stato drammaticamente sconfitto dagli americani se non fosse stato per l’intervento da parte della Cina in suo favore.  La propaganda nordcoreana usa spesso l’espressione “bastardi imperialisti americani” o “maledetti yankee”. Il governo nordcoreano contempla l’esecuzione pubblica per chi è sorpreso a guardare o ascoltare film o musica americana, e assistere a queste esecuzioni pubbliche è obbligatorio.  

Riguardo al culto della personalità dei Kim, appesi a un muro interno di ogni abitazione o edificio stanno i ritratti dei due leader, Kim Jong-il e Kim Il Sung (a quanto sembra dal 2024 è subentrato il terzo ritratto, quello di Kim Jong Un, l’attuale leader, che affianca quindi i ritratti del padre e del nonno). Questi ritratti devono essere spolverati con un panno apposito dato dal governo che fa un controllo periodico dello stato dei quadri. Nel caso di incendio di un’abitazione, la priorità dev’essere portare in salvo i ritratti prima ancora dei membri della famiglia: se i ritratti bruciano, le persone scampate all’incendio vanno in campo di prigionia.

Tutte queste sono solo alcune delle informazioni che si apprendono leggendo questo libro: fatti e testimonianze che gettano luce su una parte di mondo di cui si sa poco. Il libro ha anche il merito di mettere in evidenza quanto i funzionari governativi possono essere spietati e corrotti. 

Elena Realino*

p.s. Ci è parso significativo e interessante riportare il link della conferenza TED tenuta da Hyeonseo Lee nel febbraio del 2013, in cui racconta la fuga rocambolesca, sua e della sua famiglia, dalla Corea del Nord. Cliccate sulla foto e… buona visione!

*Elena Realino, è nata a Castrovillari, in provincia di Cosenza. Studia le pagine della letteratura con passione e spirito critico. Impegnata nel sociale, laureata in Lingue e Culture Moderne all’Unical. Crede che lo studio delle letterature straniere possa essere la chiave di accesso alla società poliedrica in cui viviamo e possa accorciare le distanze rispetto a realtà e mondi altrimenti ignoti o poco conosciuti.

                                                                                                                              

 

Lascia un commento