“Bibliofarmacopea Randagia”, la nuova rubrica

Benvenuti nel “setting biblioterapeutico randagio”, nel nostro spazio “Bibliofarmacopeico” dove la medicina si chiama lettura!

È un luogo dove ogni vita merita il suo romanzo, dove ciascuno può imbattersi nello specchio letterario attraverso cui passare per incontrarsi. Al di là di quello specchio potremo vedere le parti di noi a disagio, o quelle che attendono solo di essere liberate e portate alla luce per ritrovare il benessere.

In questo spazio, con il giusto mix di serietà e di gioco, proveremo a fare qualcosa di speciale: a partire dai casi che ci verranno sottoposti dalla nostra psicologa Rita Mele, o dalle mail che giungeranno in redazione, Rita stessa insieme a Gigi Agnano, l’ideatore de Il Randagio, suggeriranno uno o più libri che potrebbero rivelarsi preziosi per chi ci scrive. Non chiamiamola prescrizione – sarebbe troppo serioso – ma piuttosto un gioco letterario di corrispondenze, dove la sensibilità professionale di una psicologa si intreccia con la passione bibliofila di chi ha fatto dei libri la propria casa. Un divertissement letterario – a metà tra una posta del cuore e i consigli del libraio – aperto a chiunque voglia partecipare e contribuire.

Ma i libri, a che servono davvero? Ci fanno compagnia nelle solitudini, ci consolano nei momenti bui. Diventano scudi silenziosi contro i vicini troppo loquaci in treno o in aereo. Nutrono le nostre riflessioni, cullano il sonno meglio di cento pecore, o ci tengono svegli per le ragioni più belle. Si trasformano all’occorrenza in comodini improvvisati, in scale d’emergenza. Sanno riaccendere fantasie sopite, creare atmosfere intime quando letti ad alta voce in famiglia, tra amici, nella coppia.

Tutto questo e molto di più, come molti di voi già sanno e sperimentano con un libro – anzi, il libro – a portata di mano. Il-libro-che-cura sa donare un tocco accogliente alle relazioni, quelle con gli altri e quelle con noi stessi. Impressi nella memoria, i libri possono persino “salvare la cultura dai roghi” quando chi li legge si trasforma in persona-libro, riscoprendo la preziosità della voce nella trasmissione orale delle storie umane. Il libro che “ci sceglie” custodisce un “apriti sesamo” che attende solo di essere scoperto. È la chiave per accedere alle nostre fantasie più segrete, alle nostre paure, alle cripte emotive che aspettano di disvelarsi. Ci accompagna nei sentieri della vita verso quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce salute: “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non la semplice assenza di malattia o infermità”.

Ma può davvero un libro valere una cura? E possiamo attribuire questo potere a qualsiasi volume? Come scegliamo con attenzione il terapeuta adatto al nostro disagio, così dovremmo selezionare il libro curativo per noi.

La storia della letteratura ci offre un esempio luminoso: Shahrazād si salvò la vita, e a sua volta salvò quella del giovane sultano di Samarcanda, grazie ai racconti giunti fino a noi come “Le mille e una notte”. Era un caso disperato, questione di vita o di morte. Come disse Shahrazād a suo padre: “O rimarrò in vita, o sarò il riscatto delle vergini musulmane e la causa della loro liberazione dalle mani del re e dalle tue”. Per non essere messa a morte dal vendicativo sultano Shahriyār, offeso dal tradimento della sua sposa, escogitò uno stratagemma: ogni sera gli narrava una storia, rimandandone il finale al giorno seguente. Proseguì così per mille e una notte, mantenendo viva la curiosità del sovrano con racconti straordinari, intrecciati notte dopo notte come perle di una stessa collana. Quando Shahrazād cessò di narrare, il sultano si era ormai innamorato di lei e le risparmiò la vita. Risvegliatosi all’amore, liberatosi dalla prigione del proprio odio vendicativo verso le donne, poté finalmente godere della vita e aprirsi al nuovo. Il tempo trascorso e la fantasia intessuta nei racconti lo riconciliarono con sé stesso e con la sua storia. Mille e una novella riconciliarono il maschile e il femminile, permettendo a entrambi di regnare grazie al potere guaritore del metaracconto.

 La narrazione diviene così un gesto d’amore, un tocco risanatore che, giungendo a noi attraverso le pagine di un libro, genera un perpetuo inizio di esperienze nuove e ancora inimmaginabili. Questo rappresenta il primo caso della nostra Bibliofarmacopea Randagia, nella nostra storia di libri-che-curano. Un classico della letteratura che da oggi, per noi de “Il Randagio”, diventa il caso emblematico della cura attraverso i libri – uno dei mille e uno volumi che abiteranno il nostro setting bibliofarmacopeico.

‘Vieni scegli nella mia biblioteca,

se ciò ti giovi a ingannare il dolore,

fino a quando ci scopriranno i cieli

il dannato che ha fatto questo scempio

… sul tuo corpo … ‘

Tito Andronico a Lavinia atto IV scena I

William Shakespeare

Rita Mele: barese, ma da molti anni vive a Bolzano. Giornalista, giurista, formatrice, psicologa, insegnante di yoga. Progetti per il futuro: ballare

Gigi Agnano: napoletano, è l’ideatore e uno dei fondatori de Il Randagio

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