Antonio Corvino: Cammini a Sud, sentieri, tratturi, storie, leggende, genti e popoli del Mezzogiorno, di Francesco Saverio Coppola

In una epoca in cui misuriamo le distanze economicamente e temporalmente, escogitando mezzi di locomozione più o meno verdi o viviamo la stasi incipiente della transizione digitale, che senso ha il camminare e il dove camminare? Trascurando la mobilità consumistica e quella sportiva, esiste una altra dimensione che confina con il fantastico e con l’avventura, il piacere di scoprire non solo luoghi nuovi, ma storie antiche e moderne, vecchi saperi e tradizionali sapori, personaggi e persone. La meta ha un puro significato di orizzonte, quello che conta è il percorso e il fluire della nostra coscienza. Capitalizziamo emozioni, dove riemerge il fanciullino di pascoliana memoria o lo stupore dei personaggi leopardiani. I cammini hanno come pietre miliari molti libri e racconti che hanno raccolto emozioni, osservazioni, riflessioni di viandanti, a queste pietre miliari oggi se ne aggiunge una altra scolpita da Antonio Corvino. Il libro dal titolo “Cammini a Sud, sentieri, tratturi, storie, leggende, genti e popoli del Mezzogiorno”, pubblicato da Giannini editori, si apre con una dedica agli Angeli dei pellegrini e ai viandanti e in cinque capitoli ripercorre un itinerario non turistico, ma letterario. C’è da chiedersi ma i pellegrini hanno degli angeli? Sicuramente non si viaggia mai soli, nel caso di Corvino, il protagonista viaggia con due spiritelli “Scazzamurieddhu” e “Shacuddhi”, impersonificazione dell’ambivalenza umana e dei suoi processi dialettici.  Ma i due spiritelli sono solo estroflessioni del proprio io o rappresentano anche indirettamente dei genius loci, come le antiche storie ci tramandano. Vivono con noi o anche fuori di noi. Non lo sapremo mai, ma sicuramente avvertiamo la loro presenza. I piani storici di questa transumanza umana si sovrappongono e si mischiano facendo rivivere antiche divinità, eroi, anarchici, briganti, santi e arcangeli, riscoprendo antiche mura, torri che ancora sfidano il cielo, castelli silenziosi a guardia di niente, chiese, scrigni di arte e di riti del passato. Un caleidoscopio assimilabile ad un moto browniano, dove si riafferma la multidimensionalità della nostra coscienza e la sua percezione atemporale. L’esperienza di vita di Antonio Corvino, economista, saggista e poeta, si è concretizzata in forma letteraria nel racconto di alcuni cammini del Sud Italia che hanno interessato tre regioni la Campania, il Molise, la Puglia, alla ricerca di identità culturali, storiche e sociali.  Un grande patrimonio naturalistico e culturale da valorizzare che ancora trova un modesto interesse da parte delle Istituzioni, ma che può costituire un volano di sviluppo e soprattutto per le giovani generazioni occasioni di occupazione e di attività imprenditoriali, pur nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente.

Alcune esperienze di cammino di Corvino erano state già oggetto di pregevoli articoli apparsi sulla rivista Politica meridionalista. Civiltà di Europa dell’Associazione internazionale Guido Dorso. I cammini tuttavia non riguardano solo sentieri, tratturi o terre isolate o paesaggi incontaminati, interessano anche strutture urbane con livelli di lettura   più complessi da decifrare. Le riflessioni che seguono sono più mirate a discutere sui tradizionali cammini e meno su quelli di carattere cittadino.

Che cosa è un cammino? Sembra una domanda banale, ma non lo è.

Un percorso fisico facile o difficile, misurato prima dalla fantasia e dalla curiosità del potenziale camminatore, successivamente dalla fatica muscolare, dal sudore, ma anche dalla visione di paesaggi, ma soprattutto dalla memoria dei luoghi. Il cammino è una sfida con se stessi, un confrontarsi con la natura e immergersi in essa. Pietre, terra, acqua, pioggia, vegetazione e fauna visibile o nascosta sono i compagni giornalieri di un camminatore. Sicuramente, senza richiamare gli archetipi junghiani, vi sono motivazioni profonde che spingono e hanno spinto nei secoli a camminare. Sicuramente una certa modernità ha messo da parte queste esperienze del passato, favorendo la mobilità veloce, alla mobilità lenta. Sono cambiate anche le abitudini di vita, le comodità sono prevalse sulle scomodità, il facile sul difficile, si è indebolito lo spirito di avventura, ma anche il senso del rischio. Oggi assistiamo sempre più ad una riscoperta di queste antiche esperienze anche se l’Italia pur essendo ricca di percorsi è in ritardo rispetto ad altri paesi, tra cui soprattutto emerge la Spagna. Il libro di Antonio Corvino è una opera letteraria che si libra fra la realtà fisica, sogno e la memoria presente e atavica dei luoghi. Un’opera che si inserisce nel filone della riscoperta dei luoghi e dalle loro stratificazioni culturali. Una domanda si pone. È solo una opera di riscoperta, nata dal piacere dell’autore o anche un tentativo di valorizzazione dei luoghi? La lettura di questo libro, che nasce dall’esperienza diretta dell’autore, è solo una forma di piacere culturale? una possibile guida, alla maniera salgariana, di avventure, di viaggi di valore culturale o di fantasia? una forma di esortazione paideutica a intraprendere esperienze antiche e fuori dalle mobilità moderne soprattutto per le giovani generazioni. Con le tipiche deformazioni dell’economista, ritengo che questo libro possa essere di incitamento per lo sviluppo economico di tanti territori e soprattutto delle aree interne. Il Mezzogiorno è ricco di cammini naturalistici nelle zone costiere, ma anche nella zona appenninica, oltre i percorsi di carattere religioso anticamente usati per raggiungere la terra santa o i santuari di cui è ricco il territorio. Pur rispettando la natura dei cammini, la loro storia, come le antiche memorie ci tramandano, possono essere implementati una serie di servizi lungo i percorsi che spaziano dalla ristorazione, all’alloggio, al trasporto di bagagli e all’editoria culturale per l’approfondimento della memoria dei luoghi. I cammini vivacizzano e fanno rivivere l’artigianato locale e la biodiversità, rafforzando le identità e le radici stesse della comunità. Inoltre possono costituire nuovi gangli di produzioni locali e di filiere commerciali, volte a valorizzare le enogastronomie. Essere una tappa di un cammino diventa una forma di identità di luoghi ormai quasi cancellati dalle carte geografiche. I luoghi dell’abbandono possono ridiventare luoghi di vita e di produzione, diventando le novelle Sirene per non far partire tanti giovani verso altre terre, anzi possono diventare attrattori per tanti giovani che vogliano fondare la loro vita su variabili diverse. Esistono tuttavia non solo servizi tradizionali ma nuove competenze che possono essere appannaggio delle nuove generazioni come l’architettura dei cammini, che richiede una visione multidisciplinare che da una parte rispetti il principio DNSH e dall’altra crei quelle condizioni minime di sicurezza nel percorso e aiuti soprattutto i camminatori ad avere una chiara percezione dei rischi a cui possono andare incontro. Il tracciamento dei cammini richiede uno studio approfondito della fauna e della flora dei luoghi, della loro geologia, ma anche della loro storia. Assume rilievo anche la segnaletica e i tabelloni cartografici che richiedono una opportuna pianificazione e una standardizzazione, facilmente interpretabile da camminatori italiani ma anche stranieri. La transizione digitale offre oggi una grande possibilità di rispettare la natura dei luoghi in maniera non incisiva. Anche l’utilizzo intelligente dei droni può essere utile nella costruzione dei cammini offrendo una visione del territorio integrale. Una altra professione è la guida dei gruppi che percorrono i cammini, soprattutto quelli che manifestano maggiori difficoltà. Negli ultimi anni la cultura dei cammini ha avuto uno sviluppo anche in diverse regioni italiane, molte volte trattasi di iniziative locali che non rientrano nella pianificazione culturale e turistica delle Regioni. Una attenzione diversa oggi è stata fornita dal PNRR e dal piano strategico del turismo 2023-2027. Sarebbe utile che le varie regioni facendo uso dei fondi comunitari 2021-27 incentivino queste come di mobilità interagendo fra di loro, in quanto molti cammini per loro natura sono interregionali. Due importanti annotazioni sono contenute nel piano strategico del turismo già citato:

Turismo religioso e dei cammini

Il turismo religioso gode dell’indubbio vantaggio del forte legame che si crea tra luoghi di culto e fedeli. Le mete religiose non possono approfittare di questo vantaggio se offrono servizi dequalificati e a basso valore aggiunto. La sfida principale delle policy di segmento è quella di accompagnare la qualificazione dell’offerta (ospitalità e ristorazione in particolare) puntando sulla sostenibilità ambientale e sulla digitalizzazione e mantenendo, al contempo, un livello dei prezzi accessibile al vasto segmento dei fedeli. Il sistema del turismo lento e dei cammini in Italia in quanto forma di turismo sostenibile e inclusivo (ridotto impatto ambientale, volano di sviluppo economico e sociale di aree marginali) deve essere sostenuto da specifiche politiche di incentivazione e sostegno:

  1. un sistema di infrastrutture adeguato a pellegrini ed escursionisti, come l’ospitalità a basso costo (laica o religiosa);
  2. un sistema di manutenzione costante, adeguato al percorso e alla segnaletica;
  3. una campagna di promozione internazionale partendo proprio dalla collaborazione con ENIT, Agenzia Nazionale di Promozione del Turismo all’estero;
  4. la creazione di un osservatorio permanente per monitorare e misurare il passaggio e l’arrivo dei pellegrini e il loro impatto economico;
  5. incentivi per la predisposizione e/o il miglioramento dei servizi di supporto per il pellegrino come trasporto zaini, wi-fi, caricatori per biciclette elettriche, ecc.

Turismo delle radici

Il turismo delle radici è stato oggetto di attenzione anche da parte del PNRR, una parte del quale è dedicato a politiche per il turismo. Il progetto, che si trova all’interno dei programmi rivolti alla collettività italiana all’estero, prende il nome di “Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell’Italia post Covid-19”, di cui è responsabile il MAECI. Lo scopo complessivo è stimolare l’occupazione giovanile, sostenendo la formazione di nuove figure professionali specializzate e sviluppando forme di aggregazione tra nuovi occupati e persone con esperienza nel settore del turismo.

Il PNRR ha dato una particolare attenzione allo sviluppo dei Borghi , di cui è ricco il nostro paese, ma ha trascurato le interconnessioni e le strade di collegamento fra di loro vedendoli come centri isolati e non come sistema articolato di cammini. I cammini sicuramente possono essere dei capillari dello sviluppo che vivificano i territori, soprattutto delle cosiddette aree interne o aree di mezzo, come , usa chiamarle Corvino. Occorre una strategia sistemica che partendo dalla formazione professione degli architetti/tracciatori alle guide, incentivino le forme imprenditoriali soprattutto di giovani che possano fornire i servizi anche differenziati in funzione della tipologia dei viaggiatori. È ora che le Regioni assumano una responsabilità diversa nella pianificazione e gestione dei cammini, non solo contribuendo allo sviluppo di attività produttive funzionali, ma anche tutelandoli ed evitando che speculazioni edilizie/commerciali possano prendere il sopravvento distruggendo la loro bellezza e autenticità. Le pagine curate da Antonio Corvino, al di là della illustrazione dei paesaggi e della ricostruzione delle stratificazioni culturali dei territori, ci offre anche uno spaccato delle esigenze del camminatore. Dopo queste sintetiche riflessioni sia di carattere letterario, che economico, mi chiedo, che cosa questo libro offre ai lettori. Sicuramente una emozione, che non nasce solo dalla voglia e dalla curiosità di ripercorrere sentieri, tratturi, ma dal seguire il flusso della propria coscienza vagando tra sogno e fantasia in un mondo dove le antiche Muse riprendono a danzare.  

Francesco Saverio Coppola

Francesco Saverio Coppola

Segretario generale Associazione internazionale Guido Dorso, coordinatore A.I.M (Alleanza Istituti di ricerca e di cultura meridionalisti), Presidente Bri Banca delle risorse immateriali, Coordinatore Comitato scientifico Osservatorio di Economia e Azione sociale, Presidente Gruppo Seniores Banco di Napoli, Presidente Centro studi Carlo Cattaneo. E’ amministratore della società Ingenius Consulting Service per il supporto alla progettazione a Imprese ed Enti per investimenti con utilizzo fondi PNRR e Fondi comunitari. Fa parte e ha fatto parte di comitati scientifici e consigli di Istituzioni meridionaliste tra cui Svimez. E’ stato capo dell’Ufficio studi del Banco di Napoli e Direttore generale di S.R.M ( Studi e Ricerche del Mezzogiorno) del Gruppo Intesa Sanpaolo. E’ stato assessore tecnico alle Finanze del Comune di Benevento. Giornalista, saggista, curatore e autore di diversi libri a carattere economico e sociale, docente universitario, dirige e ha diretto riviste di carattere economico e culturale (Rassegna economica, Dossier UE, Nuove Frontiere, Politica meridionalista. Civiltà di Europa ecc)

Nato a Napoli, ha maturato in ambito aziendale, in ambito universitario, in ambito istituzionale, in centri di ricerca e di promozione sociale molteplici esperienze nel campo dell’economia delle imprese pubbliche e private, della finanza privata e pubblica, dell’economia bancaria, del marketing territoriale. Ha maturato esperienze nel settore delle infrastrutture materiali e immateriali, nel settore della logistica e della mobilità urbana. Ha sviluppato significative competenze manageriali nella direzione di strutture bancarie, di strutture associative, di strutture pubbliche e di attività progettuali. Si è specializzato in operazioni di risanamento, ristrutturazione e riequilibrio finanziario di aziende pubbliche e private.

Si è specializzato sull’ intervento pubblico in economia a livello nazionale, europeo e degli Organismi internazionali. Ha curato studi sull’innovazione e sulla sua diffusione. Ha curato azioni e studi per lo sviluppo e la promozione dei territori. Ha sviluppato esperienze di studio e operative nel mondo non profit, con particolare attenzione ai processi di coesione sociale e di economia del bene comune e alla finanza etica. 

Antonio Corvino

Antonio Corvino, di origini pugliesi, napoletano di formazione è un saggista ed economista di lungo corso, di cultura classica, specializzato in scenari macro economici ed economia dei territori. 

Direttore generale dell’Osservatorio di Economia e Finanza, specializzato nell’analisi dell’economia del mezzogiorno e del Mediterraneo oltre che nella costruzione degli scenari macroeconomici in cui Mezzogiorno e Mediterraneo sono inseriti.

In tale veste ha organizzato dal 2011 al 2015 il “Sorrento Meeting” che ha affrontato, grazie al concorso di intellettuali, studiosi, rappresentanti economici e politici, controcorrente, dell’intero Mediterraneo e di altri Paesi asiatici ed americani, con largo anticipo e visioni non scontate, le questioni esplose in maniera virulenta, negli anni più recenti: dai nodi gordiani del sottosviluppo alle migrazioni, dai giovani nuovi argonauti in cerca del futuro da qualche parte, all’effetto macigno dell’Euro sull’economia  Mediterranea ed al negativo condizionamento del paradigma  nord-atlantico  su di essa,  dall’energia alla logistica, al destino del Mediterraneo che ahimè appare sempre più  compromesso.

Già Direttore nel Sistema Confindustria ha ricoperto diversi incarichi a livello nazionale, regionale e, da ultimo, anche a livello territoriale.

Appassionato delle antiche vie nelle “terre di mezzo” ha percorso numerosi  cammini nel cuore del Mezzogiorno continentale coprendo oltre 1500 chilometri e traendone una serie di appunti di viaggio che han dato vita a diversi volumi  e romanzi di cui “Cammini a Sud”  è il primo ad essere stato pubblicato.

 Cultore di arte ha frequentato molti artisti, talora legandosi di profonda amicizia con essi. E’ il caso di Pino Settanni, scomparso nel 2010, artista e fotografo di straordinaria sensibilità e levatura, presente nei musei internazionali, il cui archivio è stato acquisito dall’Istituto Luce-Cinecittà.

Dedito da sempre alla scrittura, questa è divenuta da ultimo la sua principale occupazione, spaziando dal romanzo di introspezione intima e personale sino all’ osservazione lucida quanto preoccupata delle derive antropologiche destinate a scivolare verso una visione distopica che solo nella memoria può trovare l’antidoto.

Nel dicembre 2019 ha curato per Rubbettino il volume “Mezzogiorno in Progress”. Un volume-summa sulla questione del Sud cui hanno collaborato trenta tra studiosi economisti ed intellettuali e trenta imprenditori fuori dagli schemi.

Sin dalla più giovane età ha collaborato con riviste di economia, tra cui “Nord e Sud” che annoverava, essendo egli un giovane apprendista, le migliori menti del Mezzogiorno. Ha collaborato, in qualità di esperto opinionista, con diversi quotidiani meridionali.  Tuttora scrive su riviste specializzate in scenari economici e problematiche dello sviluppo. 

Da ultimo, per l’Università Partenope, il CEHAM, e l’Ordine dei biologi, ha realizzato un corso monografico video sul Mediterraneo della durata di 15 ore destinato ad un master.

Sulla rivista Bio’s, Organo dell’Ordine nazionale dei Biologi, ha pubblicato tre saggi sulle prospettive del Mediterraneo alla luce dell’implosione della globalizzazione, indicando un nuovo paradigma policentrico dello sviluppo e proponendo la suggestione del Mediterraneo come Continente; nell’ultimo saggio si è soffermato sul ruolo del Mediterraneo nella crisi alimentare ipotizzando il ritorno della agricoltura familiare e del recupero della biodiversità quali strade maestre per una nuova visione di sviluppo legata alla valorizzazione dei territori e della agricoltura meridionale. 

Sulla rivista Politica Meridionalista ha pubblicato e continua a pubblicare numerosi saggi sul Mezzogiorno indicando i Cammini e le Terre di Mezzo quali orizzonti per combattere lo spopolamento e l’abbandono dei territori interni. 

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