Uno spettacolo commovente, nel raccontare, con le piene note della verità, ogni umana fragilità.
Uno spettacolo bello, talmente bello da lasciarti con gli occhi gonfi di beatitudine.
Uno spettacolo intimo, come la storia che racconta. Una storia densa di coraggio, lotta, ribellione, senza tralasciare l’accoglienza e i suoi principi fondamentali che fanno da collante all’interno di una famiglia.
L’affetto tra i personaggi è viscerale, a tratti arrogante e invadente ma caratterizzato da una disarmante attualità.

Sono io quella madre o quel padre o quel figlio? Ecco il quesito ricorrente nello spettatore attento, perché l’immedesimazione nella storia, da parte di chi la guarda, è totale: sei dentro quella cucina, in quel giardino, bevi una tazza con qualcosa di caldo, coltivi piante inutilmente, ritorni, vai via, sbatti la porta, parti per un lungo viaggio, cambi sesso, divorzi.
In questa commedia, striata di dramma, dal sapore malinconico, i protagonisti fanno una lenta esplorazione dei loro fallimenti, nel tentativo di somigliare ad una famiglia serena. Invece, senza saperlo, hanno costruito la loro felicità su fondamenta fragili, impastate con la sabbia delle verità nascoste, affogate nel silenzio (che parla in maniera assordante) senza rendersi conto di volare, velocemente, verso lo scontro che genera, inevitabilmente, una lacerante infelicità.
Su uno straordinario palcoscenico girevole, volteggiano sei straordinari attori, tutti al servizio di una storia che resta sotto la pelle, carica di dialoghi serrati e sempre perfettamente comprensibili, senza mai cadere nella banalità.
Il cuore resta coinvolto, assorbendo tutte le sfumature, le contraddizioni, l’incoerenza della vita di ognuno; della propria vita.

Il testo di Bovell, drammaturgo e sceneggiatore australiano, esplora sapientemente le complesse dinamiche che regolano le relazioni umane, mettendone in evidenza drammi, paure, delusioni, falsa felicità.
La regia di Valerio Binasco è perfetta, assecondata da una scenografia che sembra essere l’ulteriore attore (tanto è presente e determinante) e che sottolinea il passare del tempo e le stagioni della vita.
È comunque l’amore a dominare il tutto. L’amore tra persone e per le persone; l’amore che genera legami indissolubili pur nella loro frantumazione; l’amore che regola lo scorrere del tempo e il senso della vita.
La verità emerge violenta, in ognuno dei protagonisti. Quella verità che è magma incandescente che aspetta solo il momento giusto per esplodere, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Così, l’animo di ogni singolo protagonista corre veloce sulla pista libera della trasparenza e conquista il podio grazie al sostegno della già più volte citata verità.
Non racconterò la trama – la aggiungerò alla fine come mero riassunto – non credo sia necessario.
Il bello è sapere che esiste uno spettacolo (con una Giuliana De Sio sublime), in giro per l’Italia, capace di coinvolgere lo spettatore nel suo vortice di legami e famiglia e relazioni. Coinvolgerlo al punto da farlo sentire parte di un nucleo vitale, centro dell’amore di ognuno.
Brunella Caputo*

Trama (dal web)
Bob e Fran Price hanno quattro figli: Pip, Mark, Ben e Rosie. Ognuno di loro affronta difficoltà e segreti che cerca di tenere nascosti ai genitori, ma Fran ha un talento nel comprendere la verità su ciò che accade nelle vite di ciascuno. Sia che si tratti di un matrimonio infelice (Pip), di un cuore spezzato (Rosie), di una sessualità ridefinita (Mark) o dell’uso di droghe (Ben), la madre percepisce ciò che è reale. Mentre i figli tentano di mettere a punto le proprie vite, distaccandosi dalle aspettative e dai sogni dei genitori, ciò che è autentico e genuino nella famiglia Price inizia a sgretolarsi sotto il peso della verità, costringendo Bob e Fran a ridefinire i rapporti con i propri figli e tra loro stessi.

*Brunella Caputo è nata e vive a Salerno. È regista teatrale, attrice, scrittrice, cura progetti culturali e scrive racconti per Il Mattino. Per Homo Scrivens ha pubblicato “Attesa – Frammenti di pensiero”, da cui è stato tratto l’omonimo spettacolo teatrale, “Dell’acqua e dell’amore” , “Le notti dei Barbuti – Il teatro dei sogni” e “Le ore dell’alba”. Ha pubblicato molti racconti in diverse antologie. Coordina il gruppo di lettura di Feltrinelli Salerno e della Biblioteca Comunale di Maiori. È direttore artistico della rassegna teatrale La notte dei Barbuti.


