Ne ha fatta di strada Jeffery Deaver da editor del magazine del liceo a corrispondente legale del Wall Street Journal fino alla pubblicazione del romanzo Il collezionista di ossa nel 1997 che lo proietta nell’olimpo degli autori di thriller best seller in tutto il mondo. Se il suo personaggio più noto Lincoln Rhyme, è tetraplegico ma viaggia con la mente, Colter Shaw è un randagio, si sposta in vari stati americani e macina chilometri per ricercare persone scomparse. Shaw è il cacciatore di ricompense più famoso d’America e con Tempo di Caccia edito da Rizzoli, è al suo quinto caso, apparentemente impossibile, da portare a termine. E’ sempre la sfida a incuriosirlo e a spingerlo ad accettare incarichi rischiosi. Anche questa volta per annotare storie e piste da seguire non si separa dal suo taccuino nero 13×18 e dalla stilografica delta titanio Galassia e trova che quello strumento così elegante, fosse più gentile per la mano rispetto a una penna a sfera. Pure l’inserimento di questi dettagli personali, di cui Deaver è un vero maestro, denotano il rispetto del protagonista verso i casi di cui si occupa quando accetta un incarico allettato dalla ricompensa ma senza trascurare il fattore umano. Tempo di caccia , tradotto da Sandro Ristori, riporta Deaver in tour in Italia e il suo protagonista, entrato ormai nel cuore di tanti lettori, va alla ricerca del prototipo di un rivoluzionario dispositivo per reattori nucleari sottratto all’azienda dell’uomo d’affari Marty Harmon, forse dall’ingegnera Allison Parker, sparita insieme alla figlia Hanna. Da Ferrington, la nuova città immaginata dallo scrittore, tra sparizioni e fughe, un poliziotto psicotico, un’adolescente ribelle, tanti segreti e straordinarie rivelazioni, la caccia orchestrata da Deaver inizia con una trappola.

Ciao Jeff e benvenuto su Il Randagio. Nei tuoi romanzi i luoghi vengono sempre descritti molto accuratamente, al punto da non stare sullo sfondo, ma diventano dei veri e propri personaggi al fianco dei protagonisti. Con quale criterio li scegli e perché per Tempo di caccia hai voluto Ferrington?
Ciao ai lettori di Il Randagio. Mi piace che le ambientazioni siano dei personaggi a sé stanti,
per cui mi assicuro di dare loro delle personalità realistiche. Ferrington è un’opera di
fantasia, ma si basa su città vicine a quelle in cui sono cresciuto, che ora sono depresse a
causa del trasferimento delle industrie. Anche i problemi di droga sono abbastanza reali in posti come quello, a causa della disoccupazione giovanile.
Nel romanzo ti soffermi molto sul rapporto tra genitori e figli (Colter e suo padre, Hanna e Allison e John). La famiglia e i suoi equilibri sono al centro del romanzo?

Direi che mi piace esplorare le relazioni tra tutti i membri della famiglia nei miei libri, perché ai lettori piace tanto quanto i crimini di cui scrivo. Mi piace creare tensione nei drammi personali, tanto quanto negli omicidi!
La fuga che racconti è soprattutto fuga da se stessi?
Ottima osservazione. Sì, nel libro le persone scappano dagli assassini, ma scappano anche dal loro passato – o cercano di farlo. Fino a quando si rendono conto che non si può scappare dal passato, ma che bisogna affrontarlo!
Azione, colpi di scena e denuncia sociale restano gli elementi principali dei suoi romanzi?
Sì, scrivo ciò che i lettori vogliono. I libri non riguardano affatto me, ma i lettori. E loro amano la mia specializzazione, i colpi di scena, l’azione e le osservazioni sociali e politiche che faccio.

Che rapporto hanno i personaggi di Tempo di caccia con la verità e il senso di colpa?
I miei personaggi sono sempre fedeli alle persone reali su cui li baso. I cattivi in genere non si sentono in colpa. Purtroppo come molte persone (compresi i politici americani!).
Leggeremo di un incontro tra Colter e Lincoln?
Sì, i due si incontreranno presto in un romanzo.
Faletti e Camilleri. Quanto è importante per lei la narrativa italiana? Quali sono i tuoi libri preferiti?
Sono tanti gli autori italiani che leggo per esempio Michele Giuttari e Gianrico Carofiglio mi piacciono molto. Le altre mie letture vanno da Ian Fleming a John Le Carrè a Conan Doyle fino a Ernest Hemingway.
Cristina Marra



Il libro l’ho già letto ed è stupendo, come sempre succede quando c’è di mezzo Colter Shaw. L’autore fa benissimo ad autoincensarsi dicendo che è un maestro dei colpi di scena, perché è la pura verità – e “Tempo di caccia” lo conferma in pieno, perché nella seconda metà ha un colpo di scena che da solo valeva il prezzo del libro. Posso chiederti come hai fatto ad ottenere un’intervista a Jeffery Deaver?
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Certo! La nostra Cristina Marra ha presentato Jeffery Deaver in una delle tappe del suo recente tour in Italia. Grazie per l’attenzione
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Grazie a te per la risposta! 🙂
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