I lupi di Willoughby Chase di Joan Aiken, trad. Irene Bulla, illustratore Pat Marriott (Adelphi), di Cristina Marra

Bonnie e Sylvia sono due bambine coetanee, diverse per formazione e strato sociale e destinate a incontrarsi per condividere un’avventura che le catapulta in una realtà opposta a quella di appartenenza. Frutto della genialità narrativa della scrittrice Joan Aiken ( Sussex 1924- 2004), prolifica e geniale, figlia dell’autrice canadese Jessie McDonald’s e del poeta premio Pulitzer americano Conrad Aiken, il mondo immaginario che fa da sfondo a “I lupi di Willoughby Chase”, di cui le giovanissime cugine sono le protagoniste, è un’alternanza di luoghi-simbolo che vanno dal tunnel  sottomarino che unisce Dover a Calais, alla sontuosa villa di Willoughby, al bosco innevato.

L’autrice che, secondo lo studioso Brian Phillips “mise la sua fervida immaginazione al servizio di una meravigliosa intelligenza pragmatica, dando vita a libri che attingono a piene mani all’innata follia della letteratura e alla misteriosa saggezza che essa può conferire”, con “I lupi di Willoughby Chase” inaugura il primo romanzo della serie delle Cronache dei lupi, pubblicato nel 1962 e ambientato nell’Inghilterra immaginaria del 1830 in cui arrivano di branchi di lupi attraverso il canale che unisce Calais a Dover.

Illustrato da  Pat Marriott e tradotto da Irene Bulla, il libro è un romanzo di formazione e di avventura che inneggia al rispetto della natura e avverte che il pericolo è incombente anche dove meno ce lo aspettiamo.

I libri della serie delle Cronache dei lupi di Aiken rappresentano un importante snodo nell’attività letteraria dell’autrice che scrisse ripetutamente fino alla morte avvenuta nel 2004. Il successo editoriale della serialità in Inghilterra approda ben presto anche sul grande schermo con l’adattamento cinematografico del 1989.

Finalista al premio Andersen 2024, il romanzo accompagna il lettore in un viaggio avventuroso che inizia col tragitto in treno da Londra della piccola Sylvia per raggiungere la cugina Bonnie. Lungo il viaggio le carrozze sono spesso attaccate da branchi di lupi e “quando i lupi si accorgono che un treno sta rallentando, cominciano a correre verso la stazione e si appostano in attesa dei passeggeri” ed è sempre una corsa contro il tempo per chi arriva e per chi parte e Sylvia attesa da Bonnie si avvia sana e salva verso la grande tenuta.

Ma la paura e le trappole per le giovani cugine non scompaiono all’interno delle mura domestiche anzi si palesano in modo subdolo e opportunistico. Un piano criminale è stato orchestrato per danneggiare l’intera famiglia e sarà il coraggio unito a una determinazione che diventa maturità e voglia di giustizia da parte delle protagoniste ad avere la meglio.

In una lotta tra male e bene inserita in un’ambientazione gotica e cupa, la ferocia umana si dimostra peggiore di quella animale. Aiken infatti imbastisce una trama in cui il territorio è presidiato da lupi famelici pronti ad attaccare e mette sul chi va là l’intera popolazione  ma la situazione vale anche come monito che non sempre il male e la cattiveria stanno fuori, all’esterno, o lontane da noi, ma spesso covano dentro l’ambito familiare in cui la sincerità e il disinteresse non sono sempre validi.

Aiken predilige le zone d’ombra in cui “il realismo ottocentesco scivola nel folklore e nel fantastico”, infarcisce la storia di cliché e scene spesso paradossali, e inquietanti, come pure di personaggi assurdi e accadimenti improbabili. Del resto non poteva essere altrimenti per una scrittrice  che scrisse oltre cento romanzi e scelse di vivere col marito in un autobus!

Cristina Marra

Un po’ più a Sud – Racconti africani di Pietro del Re (IOD) di Amedeo Borzillo

“Pietro sa raccontare senza giudicare. La sua è una rara capacità di sviluppare empatia tra chi guarda e chi è guardato. Il suo punto di vista è sempre dalla parte della qualità e della quantità umana. Le sue fotografie sono il risultato di un incontro necessario, la sintesi di un dialogo armonico. Scatti che offrono la possibilità di toccare con mano pensieri condivisi con i quali sottolineare l’irrinunciabile solidarietà, per arrivare poi alla piena condivisione”

Denis Curti

Pietro del Re, inviato speciale di “Repubblica”, ha visitato nella sua lunga carriera una trentina di Paesi africani, intervistato capi di Stato e seguito i terribili conflitti in Somalia, Sud Sudan, Libia, Congo, Mali e Nigeria.

Con la IOD di Pasquale Testa ha realizzato un libro foto/giornalistico sull’Africa, il continente “vero” che spesso immaginiamo oleograficamente senza conoscerlo nella sua complessità.

Quaranta foto (scattate con la sua “vecchia Leica”) e quaranta racconti per parlarci di un continente devastato da carestie e guerre tribali, deprivato delle risorse naturali e dei paradisi naturalistici. Nessuna immagine o testi shockanti (che creano, come diceva Oliviero Beha, indignazione per 24 ore) ma mostrando occhi e paesaggi che nonostante tutto ci parlano di “incontri con gli ultimi che ci rendono migliori”.

La prefazione di Lucio Caracciolo e l’introduzione di Denis Curti ci guidano alla lettura di un libro “struggente” che ci inchioda alla realtà parlante della fotografia e ci obbliga a riflettere su cosa ci fosse prima e cosa ci sarà dopo.

Amedeo Borzillo

La ballata del piccolo rimorchiatore di Iosif Brodskij (Adelphi) di Cristina Marra

Eccomi, questo sono io si presenta così il protagonista di La ballata del piccolo rimorchiatore unica opera in versi pubblicata da Iosif Brodskij in Unione Sovietica prima di essere esiliato nel 1972 .

Il grande poeta russo premio Nobel per la letteratura nel 1987, accusato di “parassitismo”, dopo diciotto mesi di lavori forzati emigra a New York dove resta fino alla sua morte nel 1996. Per Brodskij la “poesia esisterà sempre. Possono trascorrere anni e anni di campi di concentramento senza che accada nulla, senza che un buon verso veda la luce, poi una notte un poeta è assalito dalla disperazione e nasce così una grande poesia” e con questa Ballata racconta una storia di solidarietà, accoglienza e dedizione che non ha età e che nella potenza dei suoi versi è di un’attualità disarmante.

La Ballata è pubblicata da Adelphi nella collana di illustrati per ragazzi con disegni di Igor Olejnikov e traduzione di Serena Vitale.

Il protagonista è Anteo, un piccolo rimorchiatore, il suo è un mestiere ripetitivo e faticoso, è utile alle grandi imbarcazioni che arrivano nel porto dopo lunghi viaggi. Anteo le accoglie, dà loro il benvenuto, hanno bisogno di riprendere fiato, di riposare al riparo, la solitudine del lungo periodo per mare deve essere ripagata e tutto in compagnia diventa più lieto.

Niente a che fare con l’Anteo mitologico e gigantesco figlio di Gea, quello di Brodskij è un piccolo ma grande eroe che esprime la sua forza nella volontà di accogliere e aiutare. Tra cielo e il fumo delle ciminiere, Anteo è un rimorchiatore instancabile che porta a bordo il suo comandante, i macchinisti e la cuoca, e si lascia andare ai sogni e all’incanto delle nuvole che lo riportano nei luoghi della sua infanzia. Anteo di buon mattino vestito di nebbia dalla testa ai piedi va incontro alle navi che lo attendono e provengono da mari lontani con a bordo stranieri affaticati, ben arrivati, amici!. Con semplicità e abnegazione, il rimorchiatore lavora e vive quotidianamente la sua missione dimenticando  chi è sempre di corsa, in affanno e chiede alle navi che salpano di portare all’oceano natìo i suoi saluti, lui non può raggiungerlo, deve restare lì dove gli altri hanno bisogno fino al giorno in cui farà rotta verso un sogno beato.    

Cristina Marra