Fondare biblioteche: Marguerite Yourcenar da Memorie di Adriano

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici,

ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi,

mio malgrado, vedo venire.”

Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar,

curatrice Lidia Storoni Mazzolani (Einaudi)

Antoine Volodine: l’incipit di Le ragazze Monroe, trad. dal francese di Anna D’Elia (66thand2nd)

“La ragazza rimase appesa per un istante al cornicione che correva intorno al terzo piano, poi precipitò nel vuoto e scomparve nell’oscurità iridescente di rue Dellwo. Si chiamava Rausch. Rebecca Rausch. Trent’anni prima l’avevo amata alla follia. E poi era morta.

Al di là della breve scia nera tracciata dalla sua caduta, in mezzo al buio non si registrarono cambiamenti. L’immagine, priva di colore, era estremamente nitida, ma al suo interno non accadeva nulla. Delle goccioline fredde si radunavano sotto i fili elettrici che collegavano le case per poi staccarsi con ritmo regolare e cadere giù, molto più in basso, sul selciato o nelle pozzanghere, dopo un breve scintillio e, di certo, una nota cristallina. Era un’immagine fissa, ma nulla impediva di sovrapporvi una sommessa colonna sonora. Tintinnii distanziati da dopo pioggia. Al di là di questo, non c’erano rumori ad animare lo sfondo. Due lampioni su tre erano spenti. Dietro le finestre non brillava neanche una luce. In mezzo alla carreggiata, i binari del tram parevano sopravvivere in uno stato pietoso, emergendo o affondando nell’acqua a seconda degli avvallamenti e dei rilievi del terreno.

La ragazza era sempre lì, raggomitolata sul selciato. Dopo cinque minuti, si mosse.”

Le ragazze Monroe di Antoine Volodine (66thand2nd)

Jamaica Kincaid: “Bambina” da In fondo al fiume (Adelphi)

BAMBINA

Lava i panni bianchi lunedì e mettili sul mucchio di sassi; lava i panni colorati martedì e mettili sul filo ad asciugare; non camminare a capo scoperto sotto il sole cocente; fai le frittelle di zucca in olio dolce e ben caldo; metti a mollo la biancheria appena te la togli; quando compri il cotone per farti una bella camicetta, bada che sopra non ci sia la gomma, altrimenti si allenterà dopo averla lavata; metti a bagno il pesce sotto sale la sera prima; […] ; mangia in modo da non dare agli altri il voltastomaco; la domenica cerca di camminare come una signora e non come quella zoccola che vuoi diventare; […] ; non devi parlare con quei topi di fogna del riformatorio, nemmeno per dare indicazioni; […] ; guarda come si attacca un bottone; guarda come si fa l’asola per il bottone che hai attaccato; guarda come si fa l’orlo al vestito quando vedi che pende, così non sembrerai quella zoccola che, lo so, vuoi diventare; guarda come si stira senza una piega la camicia cachi di tuo padre; guarda come si stirano senza una piega i calzoni cachi di tuo padre; […] ; guarda come si spazza negli angoli; guarda come si spazza tutta la casa; guarda come si spazza il cortile; guarda come si sorride a qualcuno che non ti piace tanto; guarda come si sorride a qualcuno che non ti piace per niente; guarda come si sorride a qualcuno che ti piace davvero; guarda come si apparecchia per il tè; guarda come si apparecchia per la cena; guarda come si apparecchia quando c’è un ospite importante; guarda come si apparecchia per il pranzo; guarda come si apparecchia per la colazione; guarda come ci si comporta in presenza di uomini che non ti conoscono bene, per non farti riconoscere subito per quella zoccola che ti ho avvertito di non diventare; ricorda di lavarti tutti i giorni, fosse anche con la saliva; non ti accovacciare per giocare a biglie – non sei un maschio, sai; […] ; guarda come si maltratta un uomo; guarda come un uomo maltratta te; guarda come si ama un uomo, e se non funziona ci sono altri modi, e se non funzionano non sentirti troppo male all’idea di lasciar perdere; […] ; guarda come si sbarca il lunario; schiaccia sempre il pane per controllare che sia fresco; e se il fornaio non mi fa toccare il pane?; intendi dire che finirai per diventare il tipo di donna che il fornaio non fa avvicinare al pane?” 

Jamaica Kincaid – In fondo al fiume (Adelphi)

Rick Moody: l’incipit di Rosso Americano (La nave di Teseo)

“Colui che conosca le pieghe e le complessità del corpo della sua propria madre, egli non morirà mai. Colui che conosca le latitudini del corpo della propria madre, colui che l’abbia sollevata tra le braccia e battesimalmente immersa nella vasca del bagno, sollevando oltre il bordo prima una e poi l’altra delle sue gambe alabastrine, colui che la lavi con campioncini di sapone Woolworth, colui che ruoti le stridenti manopole e saggi la temperatura dell’acqua con l’interno del proprio polso, […], colui che abbia baciato la propria madre nel punto in cui si separano i suoi capelli candidi e ne abbia sussurrato il nome mentre la insapona sotto quel seno che un tempo gli diede il latte, colui che inali l’acre e avvilente tanfo del corpo della propria madre mentre lava via gran parte di tal lezzo con saponette Woolworth alla lavanda, che ne abbia messo da canto il futile reggiseno e le mutande oversize […], colui che abbia asciugato con una spugna viola le stalattiti di bava dalla bocca della propria madre, che abbia spinto di lato l’invadente tenda viola della doccia per meglio sollevare la propria esile madre e lavarle il sedere dove talvolta una dolce merda infantile si raggruma […], colui che mentre la lava pianga sulle condizioni della madre, pianga silenziosamente, senza aggiungere al proprio pianto parole o sguardi pietosi o soffiamenti di naso o gemiti, solo un breve pianto da sciocchino, colui che poi si riprenda rapidamente ed

energicamente dallo sconforto e formuli un ringraziamento per il mero fatto di avere ancora una madre, ma che nondimeno si sia interrogato sul tipo di giustizia astrale che l’ha così immobilizzata, colui che vorrebbe che il bagno fosse già finito per potersene andare a bere in un bar del quartiere […], colui che insaponi una seconda volta la madre per assicurarsi che ogni recesso del suo corpo sia disinfettato, che venga eliminato ogni granello di polvere, ogni scaglia di sudiciume, colui che mentre l’acqua comincia a defluire entri nella vasca da bagno per sollevare la madre come solleverebbe da un torrente un paracadute zuppo, colui che, collocatala sul sedile abbassato della toilette per asciugarla con un asciugamano dallo spessore ormai sfinito (viola), nell’asciugarla ne annusi, delicatamente, impercettibilmente, la superficie della pelle […], colui che una seconda volta baci la propria madre lì dove i suoi arruffati capelli sono più radi e la sollevi di peso tra le braccia per portarla alla sedia a rotelle sulla soglia, colui che alla propria devastata mamma dica, con una leggera balbuzie dovuta ad ansia generalizzata e a insufficienti pause tra inalazione ed esalazione del fiato, Ehi, Mamma, s-s-stasera hai un a-a-a-a-aspetto favoloso, stai una m-m-meraviglia, colui che dica ciò mentre sblocca il freno della sedia a rotelle, colui che quindi porti la sedia a rotelle col suo carico a fermarsi nel corridoio all’altezza dalla cucina, sotto uno scadente paesaggio finto-impressionista americano appeso

alla parete, al semplice scopo di abbracciare ancora una volta la propria mamma perché non la vede da mesi, perché è un figlio negligente, perché le sue condizioni sono peggiorate, vanno sempre peggio, […], colui che quindi abbracci la madre (daccapo) sentendo che la propria vita è comunque la migliore delle vite, colma di timori e successi, di cattive notizie e di buone, di prosperità e di penuria, di sacro e di profano, di maschile e di femminile, di presente e di repliche del passato, colui che in tale istante di travaglio e rispetto, conosca il perché del fiorire della rosa, del canto dei bicchieri di cristallo, della morbidezza delle labbra umane nel bacio, del soffrire dei genitori, egli non morirà mai. Hex Raitliffe. E se costui è un eroe, allora gli eroi sono a bizzeffe, e il mondo ne è pieno come lo è di cani randagi, gomme lisce e chiavi smarrite.”

Rick Moody – Rosso americano (La nave di Teseo)