Stoner di John Williams: una profonda indagine nella natura umana, di Cristiana Buccarelli

Il romanzo Stoner di John Williams, pubblicato per la prima volta nel 1965, è stato nuovamente pubblicato dalla New York Review Books nel 2003 e in Italia nel 2012 da Fazi Editore (e nel 2020 da Mondadori). Esso rappresenta una vera e propria riscoperta letteraria che ha appassionato negli ultimi anni gli amanti della letteratura ed ha avuto un meritato successo internazionale di critica e di pubblico.

Quest’opera può considerarsi senza ombra di dubbio uno dei capolavori della letteratura americana del Novecento, in quanto il suo autore, John Williams, riesce a raccontare con uno stile delicatissimo, poetico e mai separato dal contenuto, il modo in cui il suo personaggio, William Stoner, guarda il mondo e così ci trasmette una sua visione dell’esistenza. 

Il personaggio di Stoner, quasi sempre chiamato per cognome e basta, appare per molti versi di matrice biografica: si tratta di un professore universitario di letteratura del Missouri che conduce una vita molto normale, che potrebbe definirsi un personaggio ‘normale’, ma in realtà siamo di fronte a un personaggio straordinario che vive una vita qualunque, per quanto possa considerarsi tale la vita di chi si dedica per quarant’anni alla missione dell’insegnamento della letteratura e si nutre per tutta la vita di una passione feroce per quest’ultima.

Stoner proviene da una modesta famiglia di agricoltori, così come lo stesso autore, e inizialmente si iscriverà alla facoltà di Agraria, ma dopo poco tempo, stimolato dal suo stesso insegnante Archer Sloane, capirà di essersi innamorato della letteratura, così interromperà gli studi di Agraria e si iscriverà ai corsi di letteratura inglese.

‘Sloane guardò di nuovo William Stoner e disse brusco: Shakespeare le parla attraverso tre secoli di storia, Mr Stoner. Riesce a sentirlo?>>

Stoner sentì che le sue dita stavano allentando la presa dal bordo del banco. Voltò i palmi e si guardò le mani, stupendosi di quanto fossero scure e del modo perfetto in cui le unghie si adattassero alle estremità delle dita; gli sembrò di sentire il sangue scorrere in tutte quelle arterie e venuzze.

(…)

‘Tristano e la dolce Isotta gli sfilavano sotto gli occhi; Paolo e Francesca vorticavano nel buio incandescente; Elena e il radioso Paride, amareggiati dalle conseguenze del loro gesto, spuntavano dal buio. E Stoner li sentiva più vicini dei suoi stessi compagni’ 

Sarà poi lo stesso Archer Sloane che lo spronerà all’insegnamento.

<<Ma non capisce Mr Stoner?>> domandò: <<Non ha ancora capito? Lei sarà un insegnante>>

<<Come può dirlo? Come fa a saperlo?>>

<<È la passione, Mr Stoner>> disse allegro Sloane, <<la passione che c’è in lei. Nient’altro>>.

In nessun romanzo di formazione, a mio avviso, è descritta in una forma così limpida forte e viscerale la passione per la letteratura in cui può restare avvinghiato un essere umano. Ed è appunto questa passione che permea tutta la narrazione della vita di Stoner, un uomo normale e al tempo stesso straordinario.

Così come di passione assoluta si parla nell’incontro fra Stoner e Katherine, di cui egli s’innamora durante il suo infelice e perpetuo matrimonio con Edith, creatura meschina che vive solo di apparenze. 

Con Katherine figura di donna affascinante ed empatica, che entra in scena silenziosamente verso la metà del romanzo, Stoner vivrà quel genere di incontro che si ricorda per tutta una vita.

Come tutti gli amanti, parlavano molto di sé, perché così facendo gli sembrava di comprendere anche il mondo che li aveva creati’

Tuttavia le circostanze e la paura di uno scandalo nell’ambiente accademico – siamo nell’America puritana della prima metà del Novecento – costringeranno i due amanti a rinunciare l’uno all’altro, a causa dell’intervento di Lomax, acerrimo nemico di Stoner nel mondo accademico. 

Ad ogni modo c’è sempre in Stoner una profonda accettazione del suo destino a cui non riesce in fondo ad opporsi; egli appare come un personaggio profondamente umano e anche attuale nonostante sia stato creato nel ’65. Nonostante i fallimenti, le ferite e le delusioni di una vita, continuerà a mantenersi viva dentro di lui la fiamma della conoscenza e della passione letteraria.

Nell’estate del 1937 sentì riaccendersi la vecchia passione per lo studio e l’apprendimento. Con la curiosità e l’entusiasmo infaticabile dello studente, la cui condizione è sempre senza età, tornò all’unica vita che non l’aveva mai tradito. E scoprì che non se n’era mai allontanato, neppure al culmine della disperazione’    

L’opera di John Williams è stata anche definita il ‘romanzo perfetto’; a mio avviso  l’autore riesce a dimostrare attraverso di esso come l’esistenza più silenziosa possa diventare una delle storie più profonde, appassionanti e ricche spiritualmente, in grado di  emozionare il lettore: Stoner rappresenta infatti un miracolo letterario e ci dimostra che cosa sia la vera letteratura.

Vi è infatti un’indagine profonda nell’animo umano che l’autore compie, attraverso il suo personaggio principale, e anche attraverso altri personaggi ben delineati, di cui alcuni positivi e altri malvagi, inoltre nell’opera si pongono molti interrogativi sul valore dell’esistenza in sé, sul significato della vita e dell’amore. 

Il romanzo si chiude con un finale straordinario, in cui con estrema dolcezza si racconta come William Stoner raggiunga la fine della sua esistenza.

‘Aveva tutto il tempo del mondo. Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attraversò le membra. La coscienza della sua identità lo colse come una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato…’

Si è dunque di fronte a un grande classico della letteratura, in grado di lasciare in chi lo legge un’impronta e una possibilità di riflessione interiore che difficilmente si dimentica.  

Cristiana Buccarelli  

Cristiana Buccarelli è una scrittrice di Vibo Valentia e vive a Napoli.  È dottore di ricerca in Storia del diritto romano. Ha vinto nel 2012 la XXXVIII edizione del Premio internazionale di Poesia e letteratura ‘Nuove lettere’ presso l’Istituto italiano di cultura di Napoli. Conduce annualmente laboratori e stage di scrittura narrativa. Ha pubblicato la raccolta di racconti Gli spazi invisibili (La Quercia editore) nel 2015, il romanzo Il punto Zenit (La Quercia editore) nel 2017 ed Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) nel 2019, presentati tutti in edizioni diverse al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere. Con Eco del Mediterraneo (IOD Edizioni) ha vinto per la narrativa la V edizione del Premio Melissa Cultura 2020 e la IV edizione Premio Internazionale Castrovillari Città Cultura 2020. Nel 2020 è stata pubblicata a sua cura la raccolta Sguardo parola e mito (IOD Edizioni). Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo storico I falò nel bosco (IOD Edizioni), presentato all’interno di Vibo Valentia Capitale italiana del libro 2021 al Festival di letteratura italiana Leggere&Scrivere e nel Festival Alchimie e linguaggi di donne 2022 a Narni. Con I falò nel bosco ha vinto per la narrativa la XVI edizione del Premio Nazionale e Internazionale Club della poesia 2024 della città di Cosenza. Nel 2023 ha pubblicato il romanzo Un tempo di mezzo secolo (IOD Edizioni).

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