Valeria Jacobacci: “La stamperia dei libri proibiti” (La valle del tempo), di Silvio de Majo

Il romanzo storico è decisamente nelle corde di Valeria Jacobacci. E lo è ancora di più quello che delinea la vita, i tormenti, gli amori di figure femminili che appartengono al passato di Napoli. Muovendosi fra Settecento e Ottocento, ha scritto due libri: uno pubblicato nel 2002, “Io, Teresa Filangieri”, che racconta la vita della figlia del generale Carlo, e quindi della nipote del grande giurista Gaetano, una esponente della nobiltà che profuse grande impegno in una serie di iniziative umanitarie nei confronti dei derelitti di Napoli nel XIX secolo, sia nell’epoca borbonica, sia soprattutto in quella postunitaria; l’altro, pubblicato nel 2005, intitolato “Passioni giacobine”, trascina il lettore dentro il 1799, ricostruendo le vite e gli amori di donne e uomini vissuti a cavallo della rivoluzione napoletana. 

    In seguito  Valeria ha scoperto il Cinquecento e vi è entrata dentro con tutta se stessa, fornendo un pregevole esempio del giusto e suggestivo rapporto tra storia e letteratura. E’ il secolo del Rinascimento, delle corti, dei nomi celebri e dei grandi eventi , della asperrima lotta tra le due superpotenze dell’epoca, la Francia e la Spagna, della Riforma protestante e della Controriforma, del nepotismo papale, in cui un ragazzo di 14 anni, Alessandro Farnese, uno dei personaggi su cui ruota il romanzo che qui si presenta, viene fatto cardinale dal nonno, papa Paolo III.

   E Valeria questo secolo lo sente suo, come suo lo sentiva Maria Bellonci, autrice del bel romanzo “Rinascimento privato”, dato alle stampe nel 1986 e insignito del Premio Strega l’anno successivo. Come è noto è la vita , raccontata in prima persona, di Isabella d’Este, marchesa di Mantova (in quanto moglie di Francesco Gonzaga) , straordinario esempio di donna colta e raffinata, di sovrana illuminata nell’Italia delle Signorie. E’ la stessa Isabella che Valeria immagina abbia salvato dal sacco di Roma del 1527 la neonata Settimia Jacobacci, la protagonista del nostro romanzo, e, orfana, l’abbia portata con sé per allevarla nell’eleganza e nella ricercatezza della sua corte. Settimia è pertanto come Isabella donna colta, amante della poesia e della musica, indagatrice dell’animo umano, aperta a esperienze diverse da quelle canoniche riservate alle donne: mogli e madri.

  Nel romanzo non mancano mirabili intrecci e suggestivi incastri e la vicenda raccontata si svolge tra la Napoli del Viceré duca d’Alba, dove Settimia con il marito Renzo porta avanti una casa editrice, la Roma in cui è dominante la figura del cardinale Farnese, ormai quarantenne, di cui Settimia è (non tanto) segretamente innamorata, la Rotterdam luterana dove si rifugiano Luca, ex amante di Settimia, e i suoi amici, gli Adelfi, fautori immaginari di un cattolicesimo diverso di impronta erasmiana, e infine la Parigi e la Francia della regina Caterina de’ Medici e della nobiltà legata alla corona, da cui scaturisce l’infame Claude Gouffier, il Barbablù della nota fiaba di Perrault, che il romanzo svela come sia in realtà un personaggio storico.

     Con Settimia altre donne e le loro storie occupano gli spazi letterari e storici del romanzo: Pudentilla, la compagna di Annibal Caro, segretario del cardinale Farnese, dedita all’arte medicinale è amica carissima di Settimia; Nencia, la moglie e salvatrice di Luca; Claude de Beaune, quarta moglie del marchese Claude Gouffier, vittima del marito, ma anche del cinismo della regina e di Alessandro Farnese, suo antico amante e padre della sua figlioletta, che il cardinale non ha esitato a sottrarle. Sono quattro eroine, non tutte appartenenti al modo ricercato delle corti rinascimentali, perché Nencia appartiene alle classi subalterne, ma con intelligenza e spirito di iniziativa riesce a contrastare  gli eventi avversi ed anzi a trarne profitto, a basare su di essi la propria fortuna.

    Con queste donne e in particolare con Settimia, l’autrice è estremamente solidale e non solo perché crede fermamente di succederle, come il cognome suggerisce, ma perché si immedesima empaticamente con tutte le loro storie, i loro appassionati amori, i successi e gli insuccessi, le vittorie e le atroci sconfitte. Rappresentano tutte, pur nelle loro diversità, il suo modello di donna.

Silvio de Majo

“La stamperia dei libri proibiti” sarà presentato a Napoli, nell’ambito di Napoli Città Libro, il 14 giugno alle ore 17.00.

Valeria Jacobacci, scrittrice e pubblicista, è appassionata conoscitrice di storia partenopea e di biografie, spesso femminili, di donne che hanno caratterizzato i loro tempi. Si è interessata alla Rivoluzione Napoletana, al passaggio dal Regno borbonico all’Unità, al secolo “breve”, racchiuso fra due guerre. Ha pubblicato numerosi articoli, saggi e romanzi.    

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