Chetna Maroo: “T” (Adelphi, traduzione di Gioia Guerzoni), di Cristina Marra

Tre piccole donne private delle cure e dell’affetto della madre, Mona, Kush e Gopi, un papà silenzioso, un lutto da elaborare e trasformare in una vittoria sul dolore, è questo il microcosmo  dentro cui si muovono i personaggi di “T”, sorprendente esordio narrativo della scrittrice anglo-indiana Chetna Maroo, tradotto da Gioia Guerzoni per Adelphi.

 

Ex contabile, Maroo sceglie la strada della scrittura e di un romanzo di formazione dallo stile asciutto, essenziale e potente in cui il Western Lane, il centro sportivo che dà il titolo originale al romanzo pubblicato in Gran Bretagna e selezionato per il Booker Prize 2023, è il luogo scelto dal padre delle tre giovani come nuova casa, come rifugio in cui crescere e ascoltare il silenzio per imparare a giocare a squash e a rispondere con la loro voce. Gopi è la più piccola di casa, è lei la voce narrante che osserva e che gioca meglio delle sorelle mentre Mona cerca di crescere più in fretta, di occuparsi della casa mentre Kush rincorre la voce della loro Ma, la insegue di notte come un sogno o un sussurro cupo e ansioso.  Ad aiutare le tre sorelline, a forgiarle a formarle alla vita è il gioco dello squash. In quella T del campo da gioco fronteggiare la partita significa fronteggiare la vita con le sue solitudini e i suoi silenzi, significa soffrire e gioire. 

La voce della madre sembra riaffiorare dai suoni della lingua gujarati, idioma che le lega a lei, ma col padre è il non detto ad avere la meglio, e allora i movimenti, i gesti dello squash diventano espressione comunicativa. Il romanzo con ritmo sincopato alterna il racconto di parole soffocate e di contatti fisici evitati. La sofferenza dei quattro componenti di una famiglia spezzata si trasforma in bisogno di esprimersi a colpi da racchetta, di urlare, di sussurrare, di parlare col mondo. Il campo, la T ,è il nido soprattutto per Gopi la più talentuosa tra le sorelle. Gopi si dedica totalmente allo sport, conosce Ged e comprende cosa intendeva con quell’ essere selvagge la zia Ranjan e nessuno avrebbe saputo che io e un ragazzo bianco facevamo sport insieme. Nessuno avrebbe saputo che ci muovevamo l’uno intorno all’altra, sudando, passando le mani sullo stesso pezzo di muro macchiato, prima lui, poi io.

Gopi, imita, si forma, fa esperienza in un confronto costante con Jahangir Khan, famoso giocatore pakistano, un maestro, un esempio da seguire che il padre le mostra in video televisivi tutte le sere.

Movimenti fisici e silenzi vocali si susseguono e si scambiano quando sei in campo, durante una partita, in un certo senso sei solo. Ed è così che dovrebbe essere. Devi trovare una via d’uscita. Devi scegliere i colpi e crearti lo spazio di cui hai bisogno. Devi difendere la T. Nessuno può aiutarti. Nessuno può concentrarsi per te o avere paura di perdere al posto tuo. Eppure, a volte accade il contrario. In campo tutto ti sembra di essere fuorchè solo. La voce del passato tenta di farsi strada e di dare il testimone a Gopi. I gesti restano muti e i silenzi si riempiono di parole.

Le tre sorelle si sostengono, sono complici, si proteggono e anche l’ingerenza degli zii che propongono alternative al loro futuro insieme diventa motivo di nuove scelte e scoperte. Il silenzio del campo insegna a saper ascoltare una voce soltanto che è la propria, in campo la mente non è rivolta solo al colpo che stai per eseguire  e a quello con cui l’avversario potrebbe rispondere, ma anche ai due,tre, quattro colpi che seguiranno. Osservi la posizione dell’avversario e il suo gioco, fai calcoli. E’ così che scegli da che parte andare

La foschia col bagliore lattiginoso del sole, il tempo atmosferico con le sue luci e ombre esprime gli stati d’animo di Gopi così come i colori delle pareti di plexiglas di un azzurro pallido, glaciale, rendono il campo fuori dal tempo, lì Gopi può pensare, agire, scegliere e tentare di far uscire il padre fuori dal corridoio vuoto che non serviva a nulla  dove lo avevano relegato lei e le sorelle. Il racconto di quell’anno di allenamenti e di lutto attraverso la voce di Gopi si fa sentire in ogni pagina in cui lo squash diventa motivo di rinascita, di accettazione dei cambiamenti, di bisogno di crescere.

Cristina Marra  

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