Gli ultimi tre romanzi di Viola Ardone sono stati tre successi editoriali che l’hanno resa in pochi anni una autrice tra le più lette in Italia e tradotte all’estero.
Noi de “il Randagio” abbiamo avuto il piacere di incontrarla in occasione dell’ultima Conversazione Letteraria organizzata dalla nostra Bianca Miraglia del Giudice che su base mensile invita autori a dialogare con i lettori, in un salotto letterario che consente un rapporto diretto, quasi confidenziale con lo scrittore di turno.

Viola, insegnante di italiano e storia in un liceo napoletano (non intende lasciare questo lavoro anche perché le piace e le garantisce, in un rapporto e confronto continuo con i ragazzi, la visione del futuro “in presa diretta”, come lei stessa dichiara) confessa che dialoga con i personaggi dei suoi libri a lungo prima di scriverne la storia, e ne diventa “amica” per sviluppare con loro il racconto.
Viola visita la “paura” (della miseria, dell’oppressione e della violenza) nei suoi vari aspetti e con sguardo positivo, lasciando trapelare che potrebbe nei prossimi romanzi affrontare il tema della guerra.
Le abbiamo pertanto posto tre domande non immediatamente riconducibili al suo ultimo libro “Grande Meraviglia”, ma più in generale al suo contesto letterario di riferimento ed al suo approccio alla scrittura

*** Negli ultimi 3 romanzi affronti tematiche che riconducono al ventennio di egemonia culturale che la sinistra registrò a cavallo degli anni 50-70 che oggi è andata persa.
In particolare nel “Treno dei bambini” la Solidarietà, in “Olivia Denaro” l’emancipazione della donna e in “Grande Meraviglia” il rispetto della persona umana e il diritto alla salute.
Continuerai a scrivere senza separare il racconto dal contesto/denuncia ?
Sono una persona “politica” e credo che questo si rifletta anche nei miei scritti, ciò non significa per me propagandare un’idea o un partito. Anzi, è l’opposto di quello che la letteratura debba fare. La mia scrittura è politica nel senso che è situata nel passato o nel presente per comprendere il passato e il presente, per raccontare un pezzo della nostra Storia attraverso le storie delle persone. Che cosa la povertà fa alle persone, che cosa la violenza fa alle persone, che cosa la discriminazione fa alle persone. Queste sono le domande che vorrei che i miei libri lasciassero aperte. I buoni libri, o almeno quelli che piacciono a me, non forniscono risposte ma seminano dubbi.

*** E’ opinione diffusa che premessa necessaria ma ovviamente non sufficiente per scrivere un buon libro sia “avere una bella storia da raccontare”.
Le tue storie sono su argomenti così importanti che rischiano di mettere in secondo piano, soprattutto nella critica, la bellezza, l’intensità e la musicalità del tuo scrivere ed il tuo fare letteratura.
Il Randagio invece vuole sapere proprio chi sono i tuoi maggiori riferimenti letterari, su chi ti sei formata e magari quali i tuoi libri preferiti

È vero: i giornali, la televisione, la radio hanno bisogno di una storia per affezionarsi a un libro, è una semplificazione che coincide con le agende dei programmi e dei quotidiani: il caso del giorno, la storia del momento, l’indignazione di questa settimana. Ma la letteratura quando è buona non si lega al caso di oggi o al limite lo rende eterno, archetipico. A me piace lavorare sugli archetipi: nel Treno dei bambini c’è l’allontanamento, che è la molla narrativa di tutte le fiabe, in Oliva Denaro c’è la difficoltà del crescere per una ragazza, anche questo è un tema favolistico, basti pensare alla Bella addormentata, a Biancaneve, a Cenerentola e a tutte le fiabe in cui un’adolescente incontra il tema del desiderio, della bellezza, dell’amore, della paura dell’apparire e dell’essere vista.
Tutto questo deve essere sorretto dalla scrittura, ci sono problemi stilistici, narratologici, prosodici che l’autrice si pone appena stabilita qual è la storia da raccontare. La domanda per me non è mai solo “che cosa scrivere”, ma “come scrivere”. Nel corso della mia intensa carriera di lettrice ho amato molti autori e autrici dallo stile inconfondibile, dalla scrittura ardita, “difficile”. Erano peccati di gioventù, oggi sono convinta che la prosa di Calvino sia un punto di arrivo incredibilmente complesso. Tutte quelle frasi levigate, ironiche, lineari. Tutta quella “facilità” che nasconde un lavoro da minatore della sintassi. La metafora che mi viene in mente è quella celebre di La Capria, che parlava di “stile dell’anatra”, un’andatura che a prima vista sembra lineare e senza sforzo mentre sott’acqua nasconde un lavorio incessante di zampette.

*** Il treno dei Bambini è diventato un film di imminente uscita, Olivia Denaro è in Teatro con Ambra Angiolini.
Dal Film “la meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana, di Basaglia e della medicina “democratica” non si sente più parlare a cinema: c’è speranza con “La grande Meraviglia” ?
Lo spero anche io, anche perché lo stesso produttore che ha realizzato il Treno dei bambini ha opzionato Grande Meraviglia. Sarebbe bello veder tornare i “matti” al cinema!
Amedeo Borzillo

