Francesco Neri: Istantanee di Caterina De Mari (Terra Somnia Editore)

ISTANTANEE (pag. 69, 10 euro, collana “fuoripista” Terra Somnia Editore) è l’esordio narrativo di Caterina De Mari che è una pittrice. E in effetti questo libro è formato da molti racconti, da ventuno racconti, che hanno l’agilità e la rapidità di una pennellata. La forma racconto, la narrazione breve, la corta distanza è tutt’altro che facile perché richiede la capacità non comune di concludere in uno spazio molto limitato una storia che, come tutte le storie, deve cominciare, svilupparsi e finire. E Caterina riesce egregiamente a misurarsi con le ristrette dimensioni narrative imposte dalla forma racconto. Non è un caso, non credo sia un caso, che anche il titolo del libro ISTANTANEE che compare su una copertina evocativa e delicata, rimandi alla stessa agilità e rapidità. Che cos’è infatti un’istantanea se non una rapida foto, un fermo immagine, un frame bloccato e messo a fuoco e poi offerto allo spettatore che in questo caso diventa lettore?

E allora forse non è un caso che la pittrice Caterina De Mari, abituata a maneggiare i colori e ciò che ‘si vede’, decida per il suo libro d’esordio un titolo che rinvia in modo scoperto al campo visivo, al campo del visibile. E infatti questi racconti di Caterina De Mari, brevi, addirittura fulminanti e certe volte persino crudi – penso a Il pavone, L’attimo, Vernice, L’attimo molesto (brevissimo), Tu prima di me – offrono al lettore scene e situazioni che sembrano fissarsi proprio negli occhi di uno spettatore che guarda: il lettore e lo spettatore, il lettore è lo spettatore, dal lettore allo spettatore mi verrebbe da dire.

E credo che non sia un caso che l’esordio narrativo di Caterina De Mari che come già accennato nasce come pittrice avvenga con dei racconti, con la forma racconto perché così come in genere un quadro lo si comincia e lo si finisce senza lasciarlo a lungo sul cavalletto allo stesso modo un racconto lo si comincia e lo si finisce, a differenza di un romanzo per esempio che richiede all’autore in genere un impegno di scrittura prolungato nel tempo. E allora l’importanza del suo lavoro di pittrice, l’importanza che ha il ‘visivo’ nel suo abituale lavoro con i pennelli e con i colori si riflette in questo libro in cui si riverbera l’atto del dipingere.

Un libro che aderisce alla realtà – penso in particolare ad alcuni racconti: Come tutte le famiglie, Troppo presto, Il velo insanguinato, La spiaggia, Sottovuoto, Il richiamo, Il pigiama – e restituisce al lettore la realtà, una realtà dura, a volte drammatica in quanto descrive rapporti e relazioni tossiche di cui le cronache quotidiane, purtroppo, sono piene. Ma in fondo Caterina con questo suo libro, con questi suoi racconti che non sono consolatori e che hanno il merito di non voler adulare o, peggio, accarezzare il lettore bensì di scuoterlo, sembra dirci che la scrittura e le parole possono avere una funzione importante, possono in qualche modo farci prendere consapevolezza, possono essere di ammonimento, possono persino trasformarsi in uno strumento di emancipazione della soggettività. Mi venivano in mente le parole di Susan Sontag, la scrittrice, filosofa e fotografa americana di New York – autrice del bel saggio “Sulla fotografia” pubblicato da Einaudi nel 1977 – convinta che le fotografie ci diano una grammatica e un’etica del vedere di una società diventata ‘moderna’ nel momento in cui si è posta come obiettivo quello di produrre e consumare immagini: “Le fotografie – scrive Sontag – sono forse i più misteriosi tra gli oggetti che formano, dandogli spessore, quell’ambiente che noi definiamo moderno. Esse sono in realtà esperienza catturata…fotografare significa infatti appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che da una sensazione di conoscenza…”

Ecco questi racconti di Caterina De Mari sono “esperienza catturata”, sono il modo attraverso cui l’autrice si appropria di ciò che racconta e il modo attraverso cui stabilisce una relazione con ciò che ha deciso di catturare con le sue ISTANTANEE, un volume che per tutti questi motivi vale la pena leggere e sfogliare come se si trattasse di un album fotografico composto, appunto, da tante istantanee.     

                                                                                Francesco Neri

Francesco Neri è giornalista professionista dal 2002. Ha frequentato la scuola di giornalismo della Luiss di Roma. Ha lavorato come redattore per la casa editrice Editalia, per il quotidiano Il Manifesto, per Il Diario della settimana di Enrico Deaglio, per le pagine romane del quotidiano La Stampa, per l’agenzia Adnkronos. Collaboratore della rivista online Transizione.net. Docente a contratto presso l’università La Sapienza. E’ stato direttore responsabile del giornale POLIZIA E DEMOCRAZIA, versione cartacea e online. Ha lavorato e lavora per la RAI, Giornale radioUnomattinaBallaròLa Grande StoriaCaterpillar estate, Prima Pagina, Tutta la città ne parla. E’ inoltre autore Rai, televisivo e radiofonico, e conduttore delle trasmissioni della Rai  Passioni  e  Vite che non sono la tua  in onda su Rai Radio Tre. Ha curato il volume Dal nostro inviato, uscito da Editori Riuniti e ristampato da Bulzoni. Ha firmato, insieme al magistrato Catello Maresca, il libro uscito da Garzanti  L’ultimo bunker, la storia della cattura del capo dei capi del clan dei Casalesi Michele Zagaria, successivamente raccontata in televisione dalla trasmissione  La tredicesima ora di Carlo Lucarelli e dalla fiction televisiva di Rai Uno Sotto copertura 2.