Intervista a Mario Capanna di Amedeo Borzillo

Mario Capanna è un attivista, scrittore e politico italiano. È stato fra i leader del movimento giovanile del Sessantotto e segretario e coordinatore di Democrazia Proletaria.

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Partiamo da Noi tutti, il tuo libro che alcuni anni fa presentammo a Napoli in una sala gremita. Ci parlasti di coscienza globale accresciuta, in proporzione all’aumento dei pericoli che minacciano la specie umana e la Terra, e di risveglio delle coscienze. Gli eventi anche molto recenti sembrano però andare in direzione contraria: ridotta reattività alle ingiustizie sociali e sconvolgimenti climatici vissuti con indifferenza se non rassegnazione. Cosa ne pensi oggi?

Bisogna guardare le due facce della medaglia. Da una parte i ceti dominanti (finanziari, economici, militari, istituzionali ecc.) tengono il piede sull’acceleratore del profitto, che sta portando il mondo verso la catastrofe: i mutamenti climatici, che ormai stanno pregiudicando lo stesso futuro umano; la terza guerra mondiale a pezzi, che è in corso; la ripresa convulsa della corsa agli armamenti; la povertà crescente globale, nello stesso Occidente opulento; la società dell’1 per cento, dove l’1 per cento dell’umanità possiede ricchezze e beni che superano quelli del 99 per cento!

Dall’altro lato, però, si stanno affermando significative controtendenze: i giovani che si mobilitano in ogni dove per contrastare i mutamenti climatici; le grandi mobilitazioni attuali, in ogni parte del mondo, a sostegno del popolo palestinese, contro la carneficina a Gaza perpetrata da Israele sostenuto dal padrone americano;  il numero crescente di Paesi che non sopportano più il ruolo degli Usa come gendarmi e dominatori del mondo.

Certo: non abbiamo ancora scongiurato il pericolo originario che ci grava addosso: i miliardi di “io” che non riescono a pensarsi come un “noi”, vale a dire come un’unica famiglia umana, consapevole che, se continua a distruggere il Pianeta, come sta facendo, non ne ha un altro di ricambio. 

Il cammino verso l’acquisizione di questa coscienza globale è lento, ma è in atto. Ognuno di noi può – e deve – contribuire ad accelerarlo.

Le guerre in atto hanno mostrato un compattamento del pensiero unico che criminalizza il dissenso e controlla l’informazione per adesione necessariamente “spontanea”. Tu sei una delle poche fonti di controinformazione sui social e nei tuoi interventi sui media. Può bastare?

Entrati nell’epoca della post-verità, l’informazione ufficiale si è trasformata in propaganda:  una merce fra le altre, come le altre, che si fabbrica (da chi ha il potere di farlo), si vende e si compra, come i telefonini, le auto ecc.

Nella propaganda le affermazioni sono apodittiche e le prove un optional. Così gran parte del giornalismo si è trasformato in “giornalismo”, ovvero nella superfetazione delle “notizie” secondo la post-verità. Non è poca cosa: per molti giornalisti la deontologia è diventata come la suola della scarpa, e questo pregiudica la formazione dell’opinione pubblica, e dunque della democrazia.

La propaganda è l’autoesaltazione del capitalismo che, però, per quanti sforzi faccia, non riesce più a essere credibile, dato che appare come incapace di risolvere i problemi maggiori del mondo. Il ricorso alla guerra è la più tragica scorciatoia di questa incapacità.

Vedi Israele: la sua guerra di sterminio contro Gaza, l’apartheid feroce nei confronti del popolo palestinese sono i sintomi di una prepotenza fondamentalista, che crea nell’opinione pubblica internazionale il massimo isolamento dello Stato sionista e del suo protettore, gli Usa.

Il lavoro di controinformazione è dunque fondamentale. Io mi ci dedico anima e corpo, però è ovvio che non è sufficiente. Ma ho la sensazione che, per fortuna, c’è un numero crescente di spiriti liberi – di spiriti critici – che non si rassegnano al pensiero unico e si battono perché la verità emerga. Questa è una buona cosa.

In Noi tutti, insieme esalti la necessità di superare il  “NOI” che ha assorbito il “noi”, le nostre singole individualità e l’insieme dell’umanità; che scandisce le nostre esistenze, le plasma e le regola, fino al punto da impedirci, ormai, persino di rendercene conto. E non ci sarà alternativa fino a quando “accetteremo di essere ostaggi e prigionieri del NOI”. Che fare? (Avrebbe chiesto qualcuno 120 anni fa!)

“Noi” è il pronome più bello. Quando le tre lettere diventano maiuscole, si converte nel suo contrario.

“NOI”: Nuovo Ordine Internazionale o, che lo stesso, Nord Ovest Imperante. È la situazione che va avanti almeno da trent’anni, dalla caduta del Muro di Berlino e dalla dissoluzione dell’Urss in qua, con il ruolo egemone di Stati Uniti e Nato come regolatori del mondo.

Ma oggi la situazione sta mutando. Il mondo unipolare non regge più. Pure in mezzo a contraddizioni, i popoli si muovono verso il multipolarismo.

I Paesi Brics  (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) stanno aumentando di numero e di consistenza. E vogliono essere protagonisti dei nuovi assetti del mondo. Rappresentano la grande maggioranza della popolazione mondiale. 

Tutti i Paesi Nato rappresentano appena l’11 per cento degli umani, una netta minoranza. Sono ricchi e super armati, ma il loro ruolo comincia ad affievolirsi. Il pericolo è che reagiscano sempre più con la guerra (vedi l’aggressività Usa contro la Cina).

Come scongiurarlo? Facendo ogni sforzo per accrescere la coscienza critica delle persone e dei popoli. Realizzando, in ciascuno di noi, quella rivoluzione di pensiero necessaria perché i mutamenti verso la pace siano concreti e durevoli. Senza rivoluzione dentro di noi, non ci sarà il cambiamento fuori di noi – attorno a noi. Chiunque lavora in questa direzione fa progredire il risveglio del mondo.

La questione migranti manifesta da un lato una forte solidarietà popolare ma dall’altro un arroccamento politico dell’Occidente: si alzano muri e si costruiscono lager in una orwelliana induzione al pensiero unico della difesa dei propri privilegi. Forse è rimasto solo papa Francesco a usare le parole giuste per indignarci e reagire aprendo cuori e confini?

Le migrazioni ci sono sempre state, da che mondo è mondo, e fermarle è impossibile. Gli stessi popoli europei sono il risultato di migrazioni provenienti dall’Asia, dal Medioriente, dal Nord Africa.

L’atteggiamento odierno dell’Occidente opulento rispetto ai migranti è emblematico del cinismo della logica del profitto. L’Occidente ha rapinato il resto del mondo almeno dalle crociate in qua.: con la pratica intensiva della schiavitù, lo sterminio dei nativi d’America, l’uso intensivo delle guerre (quelle commerciali e quelle degli eserciti).

Dimentichi di questo, oggi vorremmo che gli immigrati non venissero a infastidirci in mezzo allo sfavillio delle vetrine delle nostre città. Ridicolo. Almeno quanto il comportamento del governo di destra attuale.

Torniamo a costruire muri dopo lo sbriciolamento di quello di Berlino. Paradossale e miope. Abbiamo bisogno di manodopera, ma respingiamo chi viene a offrircela, Non c’è alternativa all’accoglienza gestita con una intelligente integrazione.

Su questo e altri temi – la pace e la guerra, la salvaguardia dell’ecosistema, il fatto che “questa economia uccide” ecc. – io, lo dico da laico, considero mio fratello Papa Francesco.

D’altra parte lotto da sempre per creare convergenze tra il pensiero cattolico più dinamico e quello laico più autentico. Il futuro, nel nostro Paese, passa anche da questo crocevia. 

Amedeo Borzillo

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