Eccomi, questo sono io si presenta così il protagonista di La ballata del piccolo rimorchiatore unica opera in versi pubblicata da Iosif Brodskij in Unione Sovietica prima di essere esiliato nel 1972 .
Il grande poeta russo premio Nobel per la letteratura nel 1987, accusato di “parassitismo”, dopo diciotto mesi di lavori forzati emigra a New York dove resta fino alla sua morte nel 1996. Per Brodskij la “poesia esisterà sempre. Possono trascorrere anni e anni di campi di concentramento senza che accada nulla, senza che un buon verso veda la luce, poi una notte un poeta è assalito dalla disperazione e nasce così una grande poesia” e con questa Ballata racconta una storia di solidarietà, accoglienza e dedizione che non ha età e che nella potenza dei suoi versi è di un’attualità disarmante.
La Ballata è pubblicata da Adelphi nella collana di illustrati per ragazzi con disegni di Igor Olejnikov e traduzione di Serena Vitale.
Il protagonista è Anteo, un piccolo rimorchiatore, il suo è un mestiere ripetitivo e faticoso, è utile alle grandi imbarcazioni che arrivano nel porto dopo lunghi viaggi. Anteo le accoglie, dà loro il benvenuto, hanno bisogno di riprendere fiato, di riposare al riparo, la solitudine del lungo periodo per mare deve essere ripagata e tutto in compagnia diventa più lieto.

Niente a che fare con l’Anteo mitologico e gigantesco figlio di Gea, quello di Brodskij è un piccolo ma grande eroe che esprime la sua forza nella volontà di accogliere e aiutare. Tra cielo e il fumo delle ciminiere, Anteo è un rimorchiatore instancabile che porta a bordo il suo comandante, i macchinisti e la cuoca, e si lascia andare ai sogni e all’incanto delle nuvole che lo riportano nei luoghi della sua infanzia. Anteo di buon mattino vestito di nebbia dalla testa ai piedi va incontro alle navi che lo attendono e provengono da mari lontani con a bordo stranieri affaticati, ben arrivati, amici!. Con semplicità e abnegazione, il rimorchiatore lavora e vive quotidianamente la sua missione dimenticando chi è sempre di corsa, in affanno e chiede alle navi che salpano di portare all’oceano natìo i suoi saluti, lui non può raggiungerlo, deve restare lì dove gli altri hanno bisogno fino al giorno in cui farà rotta verso un sogno beato.
Cristina Marra

